ALLA GUIDA DELLA MIA FIAT 501 SPORT VIAGGIO SULLA DISSESTATA E STRETTA VIA AURELIA DA CIVITAVECCHIA VERSO ROMA PER POI PROSEGUIRE PER NAPOLI SULLA PIÙ COMODA VIA APPIA.
Ho appena intravisto alla mia destra, sul mare, l’imponente castello di Santa Severa. Un forte vento e scrosci di pioggia, che si intrufolano anche attraverso la capote, mi costringono a rallentare. Vorrei trovare un riparo e fermarmi ma su quella piana non intravedo alcuna costruzione. Una pietra miliare mi indica Km.49, più avanti un passaggio a livello, fortunatamente aperto, attraversa l’Aurelia; sulla sinistra la piccola casupola del ferroviere e sulla destra, dall’altra parte dei binari delle basse costruzioni in muratura e legno; non posso raggiungerle. Proseguo. Circa un chilometro più avanti ecco, sulla destra, un po’ rientrata, una costruzione con primo piano. Anche se è mattina ha un bel lampione acceso in alto sulla parete. L’infittirsi della pioggia e del vento convincono me e la tossicchiante FIAT a fermarci per un riparo. Svolto verso il fabbricato. È una stazione ferroviaria: Furbara; sulla parete una targa in pietra indica Km. 57,688. Dall’altra parte dei binari il passaggio a livello dà su uno sterrato con delle basse costruzioni ai lati; sulla prima di queste una targa indica “Campo di Aviazione Mario Gordesco”, non vedo anima in giro.
Lascio l’auto a soffrire sotto la pioggia e vado sul lato binari del fabbricato dove c’è una grande vetrata illuminata all’interno. Finalmente un segno di vita, il capo stazione. Senza mostrare meraviglia mi apre subito. Gli stivali mi hanno salvato una piccola parte, i vestiti sono un po’ bagnati. Il ferroviere mi fa accomodare accanto al basso camino. Ci presentiamo; si chiama Domenico ma per tutti è Memmo, cervetrano verace (magari etrusco), che però mette sul trespolo nel camino una a me familiare “napoletana” per farmi il caffè. Dopo qualche accenno sul tempo che mi ha costretto a questa sosta forzata, trascino la conversazione su quella targa “Campo di Aviazione” vista dall’altra parte dei binari.
Parto col dire al mio ospite che del Capitano Mario Ugo Gordesco ne ho sentito parlare all’inizio del ’20 dal mio comandante Gabriele D’Annunzio, a Ronchi, durante la grande ma breve avventura fiumana. Il Vate me l’aveva descritto come un esperto pilota, suo compagno d’armi sui fronti di guerra dal ’15 al ’17; da buon bersagliere passato a pilota si buttava “di corsa” nella mischia nelle cruente battaglie aeree. A Fiume il Vate mi teneva anche informato sulle tappe del pioneristico volo Roma-Tokio da lui organizzato e della squadriglia di 5 SVA (Savoia Verduzio Ansaldo) comandata proprio dal Gordesco che era decollata da Centocelle l’11 marzo del’20.
Al sentire nominare Gordesco, D’Annunzio e l’aviazione, il capostazione Memmo mi interrompe. Mi travolge di ricordi, come un torrente ingrossato dalla pioggia al di là dei vetri. Oltre a stare a dirigere scambi e transito dei treni, ha l’alloggio al primo piano della stazione di Furbara da più di cinque anni. Una posizione privilegiata per vedere realizzare il campo di aviazione dalla fine del ’17, con tanti carri ferroviari fermi sul binario tronco che avevano trasportato tonnellate di legname per la costruzione di hangar, alloggi, officine, carburanti; le sue continue trasformazioni da una a più di tre piste quasi irriconoscibili su quella spianata erbosa. Ha conosciuto tutti i piloti dal ’18 ad oggi: il sergente Elia Liut, il Tenente Natale Palli (il pilota di D’Annunzio del volo su Vienna), Arturo Ferrari e poi le maestranze che da Cerveteri ogni mattina vi giungono, come le donne intelatrici che riparano i teli delle ali degli aerei quasi ad ogni atterraggio.
Ha conosciuto, appunto, il simpatico Capitano Gordesco che vi era giunto nell’aprile del ’18 e che con il suo francese riusciva a comunicare meglio con i piloti statunitensi che proprio in quei mesi, accompagnati dal Capitano U.S.Army Fiorello La Guardia, erano venuti a Furbara ad addestrarsi alle acrobazie della caccia. Poi a metà aprile dell’anno scorso gli amici piloti di Furbara gli raccontano del povero Gordesco che il 13 del mese aveva finito tragicamente in Persia il suo raid verso Tokio. Subito una loro petizione al Ministero della Guerra e in poco tempo l’aerodromo è stato dedicato al Capitano. Memmo mi mostra i ritagli di tutti gli articoli su quel raid che i piloti di Furbara gli passavano in quei giorni.
E poi anche quei ritagli sul Vate che in un “discorso agli aviatori in Centocelle”, nel ’19, esalta il suo Gordesco e le acrobazie dei piloti sul cielo di Furbara. Il ferroviere ricorda che del D’Annunzio in giro sul territorio cerite ne ha già sentito parlare anche da un suo collega (ora quasi sessantenne) che nel ’92 presidiava la stazione di Palo Laziale, a circa 15 Km. più avanti sull’Aurelia. Questi gli aveva raccontato che in quell’anno aveva notato più volte il ventinovenne Gabriele (già sposato, con 2 figli) incontrarsi nella spoglia sala d’attesa della stazione con la coetanea Elvira Natalia Fraternali, sposata Leoni, la sua Barbarella: qualche ora insieme in attesa del treno che da Civitavecchia li avrebbe riportati a Roma. Un torrente in piena il Memmo anche se la pioggia fuori è scemata.
Dovrei salutarlo e uscire, la mia FIAT sul piazzaletto si sta asciugando e freme per ripartire in modo da arrivare a Napoli prima di sera. Guardo dall’altra parte dei binari e vedo ancora quella spoglia targa. Chi sa se tra cento anni qualcuno si ricorderà ancora di questo Gordesco. Decido di rimanere nella accogliente stazione. Lo chiedo a Memmo, che, scapolo, è ben lieto di offrirmi una delle stanze al primo piano per continuare, nei giorni a seguire, il nostro rovistare tra la comune Storia.
Furbara, 10 dicembre 1921.
Tenente dei Legionari Fiumani, cl.1893, in congedo
Francesco Vizioli, fu Raffaele