CONSAPEVOLEZZA

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Una persona sta male, ha un disagio psicologico che si può manifestare in vari modi: difficoltà nel ritmo sonno-veglia, disorganizzazioni alimentari, nervosismo eccessivo, disturbi psicosomatici o altro.

dirittiCiò può essere derivato da problemi lavorativi, problemi famigliari, lutti oppure da ciò che sta succedendo in questo periodo. La persona pensa “sono i classici problemi della vita, nulla di estremamente grave…posso andare avanti, ce la faccio da solo/a”. La persona, dopo vari tentativi di risolvere il problema da solo, inizia a cercare un consiglio esterno e ne parla con il medico di base o con gli amici, oppure fa una ricerca su internet e vede quali soluzioni hanno adottato altre persone che hanno avuto lo stesso problema. Bene. La persona si sta muovendo, perché inizia a nascere una prima consapevolezza che serve un aiuto esterno.

La persona inizia a vedere soluzioni diverse; per esempio il medico può prescrivere dei blandi medicinali oppure consigliare uno specialista di sua fiducia (psicoterapeuta, psichiatra, ecc.). L’amico può consigliare, per esempio, di fare yoga o di fare uno sport che scarichi e lenisca lo stress. Altre persone possono dire che hanno trovato conforto nella religione, qualsiasi essa sia. Bene, tutte ottime soluzioni. La persona, ora, inizia a percorrere una o più delle soluzioni trovate e il problema può trovare sollievo continuativo. Alle volte, può capitare che la soluzione trovata dia un sollievo momentaneo ma che il problema si ripresenti.

La persona che ha un problema e che cerca delle soluzioni esterne è una persona che vuole risolvere il problema; è importante essere consapevoli che non vuol dire che qualcun altro risolve il problema. Vuol dire che qualcun altro ci aiuta a far emergere le risorse e le nostre capacità per trovare soluzioni costruttive oppure ci aiuta a vedere il problema da un’altra prospettiva o da più prospettive e la persona impara modi alternativi di gestirlo e risolverlo. Spesso si pensa che l’aiuto della Psicoterapia debba essere l’ultima scelta, quando la persona non ce la fa proprio più. Inoltre si pensa che dallo Psicoterapeuta ci va chi “è matto”. Infine si pensa che appena si inizia a stare bene, i problemi siano risolti.

Il percorso di Psicoterapia è un percorso che necessita di tempi, tempi che sono diversi da persona a persona e che cambiano a seconda della problematica portata e dell’approccio psicoterapico. Alcune persone hanno solo necessità di essere ascoltate e di riporre nel setting psicoterapeutico (che è un luogo sicuro, neutro e non giudicante) i propri eventi della vita, come mai aveva fatto prima. Gli interventi dello psicoterapeuta, in questi casi, sono minimi e vertono soprattutto sull’accoglienza e sulla rassicurazione. Può capitare anche che una persona decida di interrompere il percorso anche dopo pochi incontri, perchè si sente bene. Il benessere che si sente all’inizio è solo sollievo e, forse, ha solo bisogno di questo. Il processo terapeutico può anche terminare lì, perché può avere innescato una serie di riflessioni sufficienti al cambiamento. In altri casi, invece, l’interruzione dopo i primi colloqui può essere derivato dalle naturali resistenze presenti in ogni persona. In questi casi è come se nella ristrutturazione di una bella casa si cambiassero solo gli infissi e si tinteggiassero le pareti senza andare un po’ più in fondo.