Torna lo spettacolo dal vivo a Cerveteri, un ritorno in grande stile con Ascanio Celestini a piazza Santa Maria.
Ascanio Celestini scrive e interpreta il suo primo spettacolo, Cicoria. In fondo al mondo, Pasolini, nel lontano 1998 e non si è più fermato. L’attore, drammaturgo e scrittore romano torna in terra etrusca con lo spettacolo “Storie e Controstorie”. Lo incontriamo in Sala Ruspoli.
Il settore artistico, soprattutto teatrale, è fermo da mesi, come pensi si possa risolvere?
Non si può risolvere! Dal mio punto di vista i teatri non dovevano proprio chiudere, ma non solo i teatri. La strategia doveva essere quella di tenere tutto aperto e tutto molto contingentato. É stata presa un’altra strada e va bene così. Adesso che si sta riaprendo dovrebbe esserci un progetto, invece mi sembra che venga lasciato tutto al caso, ai singoli organizzatori. Al singolo comune. Quindi se Cerveteri oggi riapre allo spettacolo dal vivo è perché è Cerveteri che si impegna a farlo. Se ci fosse un piano nazionale sarebbe meglio per tutti per una questione di sicurezza e culturale.
Artisticamente parlando in questo periodo di stop a cosa ti sei dedicato?
Ho scritto un libro dal titolo “I Parassiti” che uscirà in ebook tra poco, e sto portando avanti un lavoro di ricerca per uno spettacolo su Pier Paolo Pasolini con il quale debutterò a novembre. Sto facendo interviste per raccogliere storie intorno alla figura di Pasolini, come è stato per la Pecora Nera, un lavoro durato anni per poi presentare libro, spettacolo, un film.
La barzelletta in sé stessa, per te cos’è?
La satira è cronaca, la barzelletta invece è più astratta. Per Freud era imparentata con i sogni, infatti la barzelletta pesca nell’inconscio, pesca nella parte più sporca del nostro inconscio.
Il tuo spettacolo “Radio clandestina” affronta il tema delle Fosse Ardeatine, come mai questa scelta?
L’eccidio delle Fosse Ardeatine è stato la rappresaglia per l’azione partigiana di via Rasella, furono ammazzate dai nazi-fascisti 335 persone. Tra gli episodi peggiori avvenuti. Trovo ci sia somiglianza con la vita di oggi: quando allora si scoprirono i morti sotto l’immondizia si creò il problema che tirandoli fuori si favoriva il contagio. Dobbiamo rischiare il contagio – dissero – per riconoscerli e poi rimetterli sotto terra. Oggi abbiamo accettato di non poter salutare i nostri defunti, addirittura di non poterli salutare quando erano ancora vivi. Molti sono partiti in ambulanza da casa vivi e i parenti non li hanno più visti. Forse una fotografia mandata con WhatsApp. Se noi oggi abbiamo potuto accettare una cosa del genere significa che c’è stato un cambiamento culturale notevole.
A proposito di Roma, sei uno di borgata, cosa pensi delle periferie?
Una città che non ha mai avuto un solo centro, neanche al tempo dei Papi, ma chi potrebbe dire qual è il centro di Roma? Figuriamoci definire le periferie: tante città nella città. La questione delle periferie gira intorno ai soldi e al sapere. I politici, che gestiscono i soldi, non la conoscono abbastanza. Se così non fosse, non si capisce perché spendono denaro per il Colosseo, che si comunica da solo, anziché al Quadraro! Dove ci sono gli acquedotti, la vera cultura. Valorizziamo le antichità: in ogni periferia ci sono, a Rocca Cencia, per esempio, non c’è solo mondezza ed edilizia popolare ma vicino c’è Tivoli, con due siti Unesco.
Con Ascanio Celestini siamo a Cerveteri, lo spettacolo che presenti oggi?
Si chiama “Storie e Controstorie”. Io, Gianluca Casadei e il fonico, Andrea Pesce racconteremo una decina di storie e poi vedremo che succede. Per gli spettatori è un ritorno in piazza, per noi anche, un ritorno sul palco dopo mesi di stop.