LA MONTEVIRGINIO RUGBY ABBRACCIA VALENTINA D’ALESSANDRO.
L’ex pugile Valentina D’Alessandro ci racconta di come sia cambiata la sua vita con l’arrivo della fibromialgia. Combattiva dentro e fuori dal ring, oggi la grintosa 37enne nei momenti meno difficili, laddove la malattia le concede una lieve tregua, allena i bambini del rugby di Monte Virginio. La comunità di Canale Monterano si è rivelata solidale e compatta nei suoi confronti e attraverso lo sport Valentina ci ricorda di quanto la forza di volontà superi ogni ostacolo.
Da quanto tempo soffri di fibromialgia?
Oltre 2 anni.
La malattia come ha cambiato la tua vita?
Prima mi sentivo Dio in terra, ero pugile, aspirante vigile del fuoco e il mio corpo era una macchina da guerra: sia per il lavoro che per il volontariato. Ero un soccorritore e autista di autombulanza nelle Misericordie come volontaria, impegnata con la protezione civile negli incendi boschivi. Ho collaborato inoltre con l’unità cinofila, cercavo di costruirmi un’esperienza a 360 gradi proprio per raggiungere il traguardo di entrare nei vigili del fuoco. Tutte attività in cui il mio corpo era il protagonista. Mi è cambiata totalmente la vita.
Reinventarsi completamente, di cosa ti occupi ora?
Ho continuato utilizzando la testa, amplificando la mia conoscenza, la mia cultura. Mi sono dedicata allo studio della lingua dei sordi, fermandomi al primo anno per ragioni economiche. Le cure per la patologia sono costose e non rientrano nel sistema sanitario nazionale, come sappiano la fibromialgia non è presente nei LEA. Sono rimasta all’interno della protezione civile occupandomi dei progetti, dietro la scrivania. Cerco di rendermi utile diversamente soprattutto il mio impegno è rivolto a sensibilizzare le persone sane sulla malattia che ha colpito me come milioni di italiani.
Quanto è stato difficile accettare il cambiamento?
Volevo lasciarmi morire nel letto! Non sentivo più le articolazioni, sentivo un dolore che superava 100 volte il mal di denti, urlavo e pregavo che mi venissero tolte le gambe per non sentire più quel dolore. Irritazione a livello intestinale, ospedali e crampi che non mi sono mai appartenuti da sportiva. Praticando le arti marziali sono arrivata a conoscere il mio corpo, a sopportare certi dolori, non avrei mai pensato che il dolore delle articolazioni mi mettesse in ginocchio, non succedeva con i pugni sul ring.
Dove hai trovato la forza?
Attraverso la fede. Gli amici poi, mi hanno sostenuta nel momento in cui non mi sono più potuta permettere, economicamente, di fronteggiare un affitto. Il mondo dello sport ha risposto: in questo caso la Montevirginio Rugby che mi ha dato un alloggio temporaneo; le associazioni mi aiutano e sopperiscono ad uno Stato assente. Il costo dei farmaci è elevatissimo, le analisi periodiche accessibili solo in sanità privata.
Sei anche una mamma, come hanno gestito in casa il cambiamento?
Io sono mamma di un ragazzo di 17 anni e mio figlio mi dice “io ti ammiro perché mi hai insegnato a seguire i sogni. Sono uno di quei figli che non avrà paura di viaggiare perché tu mi hai dimostrato che per un sogno ti devi muovere”. Adesso con questa malattia faccio fatica a muovermi, devo parlare e ascoltare. La malattia mi ha fermata e costretta a tirare fuori quegli aspetti di me che erano morti da tempo. Da quando 15 anni fa ho perso un fidanzato pochi giorni prima delle nozze. Per non pensare mi buttai nel lavoro, nello sport, nello studio, nel volontariato. Quando è arrivata la fibromialgia mi sono detta: ora che faccio? La comunità dove vivo, anche persone appena incontrate dopo aver saputo cosa mi succedeva mi sono venute incontro, si è mosso il mondo.
Di quale comunità parliamo?
Canale Monterano e Monte Virginio in primis mi hanno accolta come una sorellina piccola da coccolare, ma anche Santa Marinella nella persona del governatore, ho riscontrato sensibilità ovunque, anche la protezione civile di Oriolo.
Cercando un senso alla malattia giunta nella vita frenetica che conducevi, lo stop forzato potrebbe rappresentare un’opportunità per dedicarti del tempo, ritrovarti?
Si, un modo per riscoprire chi sono. Se un senso c’è, è questo.
Parliamo della tua esperienza con i bambini
Stupenda, mi si è aperto un mondo. Con il rugby non avevo mai avuto a che fare, ma quando mi hanno offerto di allenate i bambini di 6 anni ho accettato subito. Senza pensarci 2 volte! Lo sport è salute, amicizia, confronto, conoscenza del proprio corpo: è bellissimo. I bambini sono il futuro, quando mi vedono con una stampella e mi chiedono “cosa hai fatto?” Dico: “sai io ho una malattia…” “Ah non ti sei fatta male! Quello è importante” rispondono. L’ingenuità e il sorriso dei bambini mi rianima.
La società sportiva locale ti ha aperto casa e cuore, chi sono?
La Montevirginio rugby. Che ringrazio pubblicamente per la disponibilità dimostrata, quando hanno saputo della mia situazione hanno aperto le porte della loro casa. Ringrazio per questo tutti: il presidente, l’allenatrice con la quale vivo, per il sostegno dentro e fuori dal campo. Anche il sindaco, Alessandro Bettarelli, è molto attivo nel sostenere me e il mondo della fibromialgia e dello sport. Sono grata a tutti loro e mi reputo una persona molto fortunata.
di Barbara Pignataro