RISTORAZIONE CHIUSA? UN FAVORE ALLA MALAVITA E ALLE MULTINAZIONALI

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INTERA FILIERA A RISCHIO CON UN DANNO DI QUASI 10 MILIARDI DI EURO NEL SOLO 2020: LE AGROMAFIE FESTEGGIANO. UNICA VIA D’USCITA: LA DISOBBEDIENZA CIVILE DI TUTTO IL COMPARTO.

Non ci voleva un genio per capire che costringere bar e ristoratori a chiudere, avrebbe provocato, con certezza matematica, un disastro nel settore dell’agroalimentare, per il piacere delle agromafie che non aspettano altro che riciclare denaro in attività sull’orlo del fallimento.

ristorazione chiusa9,6 miliardi di euro sono stati bruciati a causa di vino e cibo invenduti per le chiusure e le limitazioni imposte nel 2020 a bar, ristoranti, trattorie, pizzerie ed agriturismi. La stima era arrivata dalla Coldiretti, già lo scorso gennaio, quando era iniziata appena iniziata la protesta #IoApro, promossa da alcuni ristoratori che hanno invitato i colleghi di tutta Italia a restare aperti in contrasto alle restrizioni anti Covid imposte dal Governo e che in questi giorni sta sfociando in manifestazioni di massa con momenti di tensione tra manifestanti e forze dell’ordine. La drastica riduzione dell’attività ha pesato sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori, come quello ittico e vitivinicolo, la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Senza un intervento tempestivo a difesa della prima ricchezza d’Italia, che vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale e garantisce 3,8 milioni di posti di lavoro, la filiera agroalimentare Made In Italy, indebolita duramente dalle chiusure, rischia di aggravare un altro problema annoso, quello dell’interesse delle organizzazioni criminali, che controllano bar, ristoranti, supermercati, negozi, trasporti e aziende agricole per un valore complessivo di 24,5 miliardi.

ristorazioneNon a caso lo scorso gennaio i Carabinieri del Ros, con il coordinamento dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno condotto una operazione nei confronti di clan di Cosa Nostra che hanno riciclato in bar e pasticcerie del centro storico di Roma ingenti somme di denaro. Il settore del cibo fa sempre più gola alla malavita perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana delle persone. In questo modo le agromafie si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare soffocando l’imprenditoria onesta e compromettendo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani. Nel frattempo anche alcuni oligarchi miliardari, con le loro multinazionali con sedi fiscali estere, hanno già puntato su massicce produzioni agroalimentari… Un consiglio spassionato ai ristoratori.

Vanno bene le manifestazioni, ma sarebbe più efficace un’altra azione: la disobbedienza civile. Aprire, tutti, subito, senza aspettare le condizioni-capestro imposte dal potere. Perché se si scende in piazza chiedendo (primo errore) di poter aprire “in sicurezza” (secondo errore), significa aver già perso perché si è accettato di combattere sul campo di battaglia scelto dal nemico, alle sue condizioni.
Fonte: coldiretti.it; winenews.it