La crisi di San Gregorio Armeno

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La via dei presepi di Napoli rischia di perdere una tradizione storica italiana, con molti bottegai che vendono le loro attività.

Quella dell’arte presepiale a Napoli è uno dei lavori tra i più antichi e il presepe napoletano è da sempre apprezzato non solo in Italia ma anche all’Estero, dove i presepi sono protagonisti di mostre. I turisti affollano numerosi la famosa strada dei presepi, visitabile tutto l’anno, ma che a partire da novembre si comincia a popolare di persone, in cerca di pastori o decorazioni per terminare i loro presepi. Sin dai tempi più antichi a Napoli si è creata una tradizione di arte presepiale e con il tempo i bottegai si sono specializzati non solo nel fare pastori, ma hanno creato le statuine che riproducono persone dell’attualità e del mondo dello spettacolo. Non solo, di recente portando la propria foto tessera è possibile farsi fare una statuina personalizzata, graziosa idea regalo.

Un’arte in crisi

San Gregorio Armeno ha continuato per anni a ospitare il regolare flusso di turisti, non senza polemiche, come quella della mancanza della strada unicamente pedonale. Infatti con motorini e automobili in transitano diventa complicato, soprattutto nel periodo di maggiore affluenza, farsi una passeggiata a piedi. Per questo motivo i cittadini unitamente agli artigiani, da anni chiedono che San Gregorio Armeno diventi una strada esclusivamente pedonale. Con il lockdown invece, i bottegai hanno iniziato a chiedere aiuto, ma in questa occasione il parere dell’opinione pubblica è stato discordante, diviso tra chi ritiene opportuno aiutarli, contribuendo a mantenere una storica tradizione locale e chi invece, più critico accusa gli artisti del presepe di aver speculato, durante le ultime feste natalizie, sulla loro opera.
L’assenza di turismo comunque ha contribuito alla crisi della storica via napoletana: grandi assenti le luminarie! Pochi i residenti che nonostante il periodo difficile non hanno comunque voluto mancare l’usanza, in un’atmosfera a dir poco surreale.
Nei giorni scorsi i bottegai hanno manifestato il loro dissenso in modo pacifico, contro la mancanza di aiuto da parte del Governo, alcuni hanno detto chiaramente di riuscire ad arrivare al massimo fino a maggio, dopodiché saranno costretti a vendere la loro attività, lasciando spazio, temono, a locali ben lontani dalla tradizione.

Una tradizione da salvare

Se i bottegai saranno costretti a vendere le attività portate avanti da generazioni, la Campania e l’Italia tutta, perderebbe una millenaria ricchezza, una perdita in termini culturali oltre che un’importante attrazione turistica. Dunque è pensiero comune che lo Stato far si che San Gregorio Armeno sopravviva. Manca poco all’estate, stagione che vede i maestri artigiani iniziare a lavorare al prossimo Natale. I bottegai stanno facendo il possibile perché il loro grido di allarme venga accolto, cosi come furono fruttuose le loro proteste nel 2015, quando venne proposto un progetto che voleva portare le storiche botteghe in casette tirolesi, anche allora gli artisti manifestarono il proprio dissenso e le botteghe rimasero nella caratteristica via che da sempre li vede protagonisti.

di Christian Scala