LA CASSAZIONE TORNERÀ A RIUNIRSI. L’INTERA FAMIGLIA CIONTOLI RISCHIA IL CARCERE PER OMICIDIO VOLONTARIO
«Spero di poter portare al mio Marco quel mazzo di fiori che gli ho sempre promesso». Commenta così mamma Marina la notizia della convocazione della prossima udienza fissata per il 3 maggio. È il giorno della verità e gli Ermellini torneranno a riunirsi per emettere la sentenza sulla tormentata vicenda giudiziaria relativa all’uccisione di Marco Vannini, ragazzo cerveterano bello come il sole. Per la morte di Marco, avvenuta il 18 maggio 2015, l’intera famiglia Ciontoli potrebbe finire in carcere per omicidio volontario.
Il capofamiglia Antonio, sottufficiale della Marina e nei servizi segreti, si è attribuito la responsabilità dello sparo e per lui la Corte di II°grado ha stabilito 14 anni di pena. La moglie Maria Pezzillo, i figli Federico e Martina, quest’ultima la ex fidanzata della vittima, sono stati condannati invece una pena di 9 anni e 4 mesi per lo stesso reato. Non è la prima volta che sull’omicidio si esprime la Suprema Corte. Il 7 febbraio dello scorso anno i giudici rimandarono tutto alla Corte d’assise d’appello annullando il verdetto di secondo grado che, esattamente il 29 gennaio 2019, ridusse la pena da 14 a 5 anni per Antonio Ciontoli derubricando pure il reato da volontario a omicidio colposo. Esplosero polemiche e a puntare il dito contro quella sentenza furono anche politici a livello nazionale. Arriva la reazione della madre di Marco. «Non mi aspettavo arrivasse così presto questa udienza – commenta Marina Conte – spero sia il giorno che tutti noi aspettiamo e che ci sia giustizia per nostro figlio. In fondo maggio è il mese in cui se ne andò perché ucciso brutalmente da chi diceva di volerlo proteggere. Spero che ci sia finalmente giustizia».
I legali della difesa hanno invece chiesto ancora l’annullamento della sentenza cercando un terzo appello che a questo punto avrebbe del clamoroso. E mentre Federico Ciontoli e la fidanzata Viola Giorgini (non si è mai capito perchè assolta visto che era presente anche lei la sera della tragedia) continuano a parlare sui social (senza però aver mai accettato di rispondere in questi anni alle domande della maggior parte dei cronisti), interviene l’avvocato della famiglia Vannini. «L’auspicio – dice Celestino Gnazi – è che la Cassazione dica la parola fine rigettando i ricorsi degli imputati. la questione non è chiusa e di definitivo c’è che in nessun caso gli imputati potranno essere condannati a pene maggiori rispetto a quelle già irrogate, giacché la Procura Generale non ha proposto ricorso contro la Sentenza del processo di Appello Bis poiché le tesi accusatorie erano state accolte pressoché integralmente».
Gnazi va con i piedi per terra. «Sarà un’altra durissima battaglia – aggiunge – neppure noi, come parti civili, abbiamo proposto ricorso e chiederemo la conferma dell’ultima sentenza: non sarà facile, ma siamo sereni perché crediamo che la Sentenza della Corte di Cassazione del 7 febbraio 2020 e quella della Corte di Assise nell’Appello bis del 30 settembre abbiamo segnato una strada da cui difficilmente si potrà tornare indietro. Era quello che sostenevamo da sempre ed ora è affermato in due pregevolissime Sentenze in modo molto più autorevole. Sentenze basate su inoppugnabili principi di diritto e su uno studio analitico degli atti processuali. Marco merita di riposare in pace ed i suoi genitori meritano di sapere che ha ottenuto quella Giustizia che era possibile ottenere»