C’è un invasione virale? Come si fa a negarlo. Per quanto dovremo convivere con questa aggressione “barbarica” di ceppi di coronavirus modificati dallo “spillover” (passaggio all’uomo dall’animale voltatile che vive nelle tenebre) non lo sappiamo.
Dal capostipite “cinese” sempre nuove varianti (inglese, brasiliana, sudafricana …) si stanno “scannando” tra loro per il possesso dell’aria che respiriamo sconvolgendo il nostro modo di vivere. Il sistema immunitario innato che abbiamo (ricettori per il riconoscimento di agenti estranei patogeni; i peptidi antimicrobici, le cellule quali i macrofagi, linfociti, NK e T.NK, cellule dendritiche …; i componenti del complemento; le citochine) non è più in grado di difenderci quando il “quantum infettante” virale è massiccio e diffusivo.
Trascurate ingiustamente sia la vigilanza epidemica che la terapia farmacologica ci affidiamo ai vaccini. Se però i geni virali mutano dovremo sempre rincorrerli per contrastarli con dei nuovi. Questa è l’immunoprofilassi passiva grazie alla produzione di immunoglobuline, ossia i mediatori umorali dell’immunità acquisita. Prodotte dalle cellule B mature le immunoglobuline sono gli anticorpi capaci di legarsi nello specifico all’antigene portando all’inattivazione oppure alla rimozione dell’agente patogeno che ci ha aggredito.
Vinceremo noi? Per ora ci facciamo coraggio col mantra martellante … vaccini, vaccini, vaccini. Nessuno sa quando vedremo la luce in fondo al tunnel, brancoliamo nel buio di grotte senza avere il radar e la vista dei pipistrelli. Alla fine un’uscita la troveremo anche se, ripeto, non sappiamo quando. Si stima, si pensa che l’immunità acquisita dopo aver contratto ed essere guariti da questa malattia perduri per circa 6-9 mesi. Non sappiamo con certezza quanto perduri, con la risposta anticorpale, quella acquisita dall’immunoprofilassi passiva grazie alla vaccinazione. Credo almeno sei mesi. Se i sempre più variegati virus “coronati” domineranno l’aria dovremmo modificare anche i vaccini. E’ guerra vera altro che storie! Per combatterla al meglio stiamo imparando dall’esperienza “bambina” di quest’ultimo anno.
I vaccini Usa (nRNA) Pfizer e Moderna si diceva che andavano ripetuti rispettivamente dopo 3 settimane e 4 settimane. Opperbacco! Si è visto nello studio pubblicato su The Lancet, su operatori sanitari israliani, che una singola dose di Pfizer è efficace all85% nel prevenire la malattia con sintomi da 15 a 28 giorni dopo la somministrazione. E’ questo uno studio che evidenza un’efficacia rapida anche prima della seconda somministrazione. Non sappiamo ancora quanto durerà la protezione ma è bene vaccinare quanta più gente possibile subito con un’unica dose, “sparare tutte le cartucce”. Anche due ricercatori canadesi, in una lettera pubblicata sul New England journal, sostengono la bontà della tesi di rimandare la seconda dose perché già dopo due settimane dalla prima, sia il vaccino Pfizer – Biontech che quello di Moderna sono efficaci per oltre il 90%.
Nei soggetti a cui è data la seconda somministrazione nei tempi prescritti i <<vantaggi aggiuntivi a breve termine sono stati molto modesti>>. Per quanto riguarda il vaccino Oxford – Astrazeneca si può dire lo stesso. Spostare a tre mesi la seconda dose, invece delle previste sei settimane, è cosa buona e giusta. Sempre su The Lancet uno studio con questo diverso vaccino (a vettore virale) ha dimostrato che vi è un’efficacia pari all’81.3% quando la seconda dose viene iniettata a 3 mesi, contro il 55% del richiamo a sei settimane. Questo studio è stato condotto su soggetti over 18 inglesi, brasiliani e sudafricani, ossia da paesi originari delle varianti…
In sintesi vaccinare più persone con una singola dose può portare ad una protezione maggiore e irradiata della popolazione, rispetto alla vaccinazione di metà individui con due dosi. Che significa tutto ciò? Credo che il nostro sistema immunitario non vada sollecitato troppo presto. E’ bene aspettare, basandosi sulla sierologia. Gli anticorpi – immunoglobuline devono quasi sparire prima di ricorrere ad una successiva somministrazione. Come detto è troppo presto per sapere quanti mesi ci proteggerà poi quest’ultimo. Si “va a tastoni nel buio” facendo tesoro dell’esperienza sinora acquisita prima o poi troveremo una seconda uscita dalla grotta infestata dai serpenti volanti. Ne sono certo. Nel frattempo utilizziamo l’immuno profilassi attiva con anticorpi monoclonali e la “banca del sangue” di soggetti guariti.