UN VIAGGIO NEI “TEATRI DI GUERRA CONTEMPORANEI”

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Bianchi

IL RACCONTO DEI CONFLITTI AVVENUTI IN UCRAINA E IN SIRIA E DELLE LORO CONSEGUENZE SULLE POPOLAZIONI ATTRAVERSO GLI OCCHI DEL FOTOREPORTER GIORGIO BIANCHI.

Quando un fotografo conduce un lavoro di documentazione a lungo termine in un territorio non si limita ad accumulare immagini in un hard disk, ma diventa in qualche modo parte integrante del tessuto sociale di quel luogo. L’accesso privilegiato nell’intimità delle vite dei protagonisti fa sì che il suo punto di vista diventi sovrapponibile, o quantomeno complementare, a quello dei personaggi delle sue storie. In quest’ottica, la testimonianza del fotografo non si limita a fungere da didascalia alle immagini, ma diviene anch’essa parte del racconto.

Giorgio_bianchiTeatri di guerra contemporanei, edito da Mimesis, oltre a raccogliere alcune delle più significative immagini realizzate da Giorgio Bianchi in Siria e Ucraina, è il racconto dei conflitti avvenuti in quei luoghi e delle loro conseguenze sulle popolazioni attraverso gli occhi di un testimone che li ha vissuti in prima persona assieme ai protagonisti delle sue storie. Il libro fa parte di una collana in cui gli autori sono tutti fotoreporter italiani. “Muoversi in questo ambito significa muoversi nel solco di una incredibile tradizione che ha fatto la storia del fotogiornalismo, ci sono grandissimi maestri.

 

È un onore tenere alta questa bandiera” ha detto Bianchi in un’intervista di Olivia del Bravo pubblicata su Intellettuale dissidente di cui riportiamo due passaggi: “ […] io mi sono sempre concentrato sulle storie di singoli personaggi per cercare di descrivere in maniera indiretta le conseguenze della guerra. – spiega l’autore – Non dimentichiamoci che la Siria era considerato un diamante del Medio Oriente, un esempio di convivenza tra diverse confessioni religiose; mentre l’Ucraina era un Paese povero seppur non ci fosse miseria. Dunque il mio sguardo si è concentrato sulla vita di personaggi paradigmatici di questa condizione. Per esempio ho indagato la vita dei minatori, di cui in Ucraina vi è una lunga tradizione, ho seguito la vita dei soldati in prima linea, delle ballerine del Teatro dell’Opera.

giorgio BianchiLa cosa che mi ha più colpito di questo conflitto è che quando io arrivai a Donetsk la città era pressoché disabitata, ma il Teatro dell’Opera continuava a funzionare. La maggior parte degli artisti e delle maestranze si sono riunite e, pur non percependo la paga per un lungo periodo, hanno continuato a dare vita agli spettacoli per dare sollievo alle persone. Parecchie volte mi è capitato di essere in prima linea nelle trincee per poi andare a teatro a fare un servizio di backstage. Per un attimo dimenticavo l’orrore che avevo provato la sera prima e la vicinanza con la morte […]”. “[…] Europa orientale e Vicino Oriente: due zone di guerra, due atmosfere, caratteri e culture diverse. Ci puoi raccontare similitudini e differenze? La prima cosa che salta all’occhio è il culto dell’ospitalità. Non capita mai di uscire da una casa russa senza che i padroni non lascino un oggetto a loro caro come ricordo e mi sono sempre sentito parte della famiglia. Questa cosa la riscontri anche in Medio Oriente. Mi è capitato di fare un documentario per Rai Cinema in Siria e ogni volta che ci recavamo in un luogo per parlare di lavoro con i militari, con le autorità militari e con le autorità civili, tutto nasceva con caffè, un tè, dei dolcetti, chiacchiere sulla famiglia, sulla situazione e poi dopo si parlava del lavoro che bisognava fare. Quindi c’è sempre un approccio umano. E questo succedeva tutti i giorni, non si può prescindere da questa ritualità e da questa convivialità. […] C’è sicuramente una differenza climatica ma anche questa può diventare una somiglianza.

teatri contemporanei di guerraSia in Siria che in Ucraina si combatte contro temperature estreme e l’effetto sui soldati è più o meno lo stesso: grandi disagi che fiaccano il morale e la salute di questi uomini. Si tratta anche di guerre tra virgolette molto simili, almeno per i teatri che ho visto io, quasi di posizione. Un po’ ricordano certe atmosfere del film “Il deserto dei tartari”, con questo nemico che sta dall’altra parte ma non si vede e si manifesta solo talvolta con i bombardamenti. […] ”

Pubblichiamo per gentile concessione del fotografo Giorgio Bianchi alcuni degli scatti pubblicati nel libro.