CARNEVALE, “UNA VOLTA L’ANNO È LECITO IMPAZZIRE”

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Il carnevale è praticamente finito e nessuno se n’é accorto. E la causa non è il virus.

La perdita di interesse per qualsivòglia forma dì espressione, di vita, di leggerezza. Passato, nell’indifferenza dei passanti mascherati, che di colore e gioco non ne vogliono sapere. Trincerati dietro uno scudo che nasconde imbarazzo e paura, i cittadini di Ladispoli e Cerveteri abbandonano i festeggiamenti che di solito si svolgevano in pubbliche parate in cui dominava l’uso del mascheramento.
Un proverbio legato al carnevale recita “una volta l’anno è lecito impazzire”, se non ora quando?
Ufficialmente quest’anno terminerà martedì 16 febbraio il periodo di festività dove era lecito lasciarsi andare, liberarsi da obblighi e impegni, per dedicarsi allo scherzo e al gioco. Inoltre mascherarsi rendeva irriconoscibili per un giorno, scomparivano così le differenze sociali. Una volta terminate le feste, il rigore e l’ordine tornavano a dettare legge nella società.

Perché ci si maschera?
Secondo numerose fonti, tra cui Apuleio, il “travestimento” risale a una festa in onore della dea egizia Iside durante la quale erano presenti numerosi gruppi mascherati. Questa usanza venne importata anche nell’impero Romano dove alla fine un uomo coperto di pelli di capra veniva portato in processione e colpito con bacchette. In molte altre parti del mondo, soprattutto in Oriente, c’erano molte feste con cerimonie e processioni in cui gli individui si travestivano: a Babilonia, grossi carri simboleggianti la Luna e il Sole sfilare per le strade rappresentando la creazione del mondo.
In generale però lo spirito della festa è quello di ribaltare la realtà con la fantasia e travestirsi da ciò che non si è.
Nel Medioevo, ad esempio i popolani potevano per poche ore divertirsi senza pensieri e sentirsi al pari dei potenti: persino lo scemo del villaggio poteva indossare una corona!
In Italia ogni regione ha sempre festeggiato il Carnevale a suo modo, ma colori e voglia di divertirsi accomunavano le feste di tutto il Paese. A Venezia, uno dei “Carnevali” più famosi del mondo, protagonisti sono sfarzo e costumi bellissimi mentre a Viareggio sono i carri allegorici a rendere magica la festa. Dalle opere in cartapesta di Sciacca, alla battaglia a colpi di arance a Ivrea fino al suono dei campanacci dei Mamuthones in Sardegna, le manifestazioni carnevalesche di quest’anno sono perlopiù eventi da seguire online. Dal teatro alla trasgressione, Venezia sta proponendo una serie di appuntamenti in streaming che fino al 16 febbraio porterà nelle case degli appassionati una carrellata di interviste, curiosità e racconti sul carnevale passato. In diretta sui suoi canali social “Storie di Carnevale” permetterà di scoprire i protagonisti della festa: artisti, artigiani, costumisti, e assieme ad essi i luoghi del Carnevale, dai musei ai teatri, dagli atelier ai laboratori di maschere.
A ricordare la festa più matta di sempre, nelle vetrine delle pasticcerie di Ladispoli, si vedono chiacchiere e frittelle, vestitini e maschere per i bambini ammiccano ai passanti in un tripudio di coriandoli. Unico ricordo di una festa molto sentita in città.