ESPULSIONI, DENUNCE E MINACCE: LA POLITICA PERDE IL CONTROLLO

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A LADISPOLI CONTINUA A FAR DISCUTERE IL CASO ARDITAE REGISTRA L’USCITA DI SCENA DEL GRILLINO PIZZUTI. A CERVETERI SI PENSA GIÀ AL DOPO PASCUCCI.

Litigi, spaccature interne, epurazioni ed esposti. Da Ladispoli a Cerveteri sono giorni sempre più roventi per la politica che non ha nulla da invidiare a quella nazionale, almeno per i toni accesi.

I fuochi d’artificio non sono mancati partendo da Palazzo Falcone dove a tenere banco inevitabilmente è il caso legato alla “cacciata” di Giovanni Ardita, consigliere comunale di Fdi. Era in maggioranza, forse lo è ancora, ma è arrivata la revoca delle sue deleghe a Rapporti con i Pendolari e Rfi e Rapporti con le società calcistiche. «I suoi atteggiamenti hanno compresso il rapporto di fiducia con il sottoscritto», scrive Alessandro Grando nell’atto pubblicato sull’Albo Pretorio. Svariate le critiche mossa da Ardita all’operato dell’amministrazione di centrodestra.
Dalla mozione sulle case popolari “Prima agli italiani” che non aveva ottenuto il via libera in Consiglio, fino alle contestazioni sui piani urbanistici. «Sono stato messo alla porta – aveva affermato a caldo Giovanni Ardita – senza essere neanche convocato. Una decisione neanche comunicata al capogruppo del partito, Raffaele Cavaliere». Ardita si lascia andare, a tratti commosso, nella puntata radiofonica di Cmr e ha avuto da dire pure sullo stadio Lombardi San Nicola. «Prima dell’incidente di quel giovane 17enne – prosegue il consigliere – avevo evidenziato le criticità. Una porta è finita sopra quel ragazzo, il cancello dell’impianto era sempre aperto e bastava chiuderlo. Per me il Comune potrebbe avere delle responsabilità».
Frasi non lanciate a caso pronte ad attirare le attenzioni dei Cinque Stelle (chissà magari anche della magistratura inquirente) molto determinati nel tirare in ballo le dichiarazioni al vetriolo di Ardita e attraverso una serie di note stampa a porre in dubbio persino la paternità da sindaco di Grando. Insomma, a dir dei grillini il peso del padre sarebbe determinante in politica.
Nessuno del Cinque Stelle si è però firmato nel comunicato, quindi si potrebbe attribuire ai consiglieri Ida Rossi e Francesco Forte? Grando ha risposto: «Quando non sanno come attaccarmi passano alle insinuazioni e alle offese personali, per di più coinvolgendo la mia famiglia. È il comportamento tipico dei vigliacchi, di invidiosi che non hanno mai concluso nulla di buono nella loro vita e che sfogano le proprie frustrazioni spalando letame».
E Antonio Pizzuti Piccoli? Altro argomento di dibattito in questi giorni, perché il biologo si è dimesso. In molti hanno azzardato ipotesi, scenari di frattura ma lui stesso ha chiarito: «Sto seguendo diverse attività in ambito professionale – scrive lui stesso – e non riesco a sostenere altri incarichi. Continuerò a lavorare come attivista». I grillini nelle prossime ore saranno chiamati a verificare chi lo rappresenterà in consiglio comunale. Secondo indiscrezioni infatti la prima dei non eletti, Alessia Seri avrebbe rinunciato all’eredità di Pizzuti e il posto ora spetterebbe a Gennaro Martello, secondo.
Altro punto di domanda. La maggioranza è stabile?
Vero che il Consiglio spesso sia saltato per l’assenza dei numeri, vero che anche teoricamente Miriam De Lazzero e Giovanni Ardita sarebbero gli unici due indicati come “dissidenti”. Troppo poco per parlare di crisi.

Cerveteri. Ha stuzzicato l’appetito il duello tra sindaci. A sorpresa l’ex di Cerveteri Gino Ciogli invoca l’assoluzione sul processo “Tidu” (la famiglia querelante), quello della tentata concussione concluso poco più di un anno fa, raccogliendo il guanto di sfida lanciato dall’attuale primo cittadino, Alessio Pascucci, pronto a chiedergli come mai non si fosse opposto al proscioglimento per decorrenza dei termini, stabilito dai giudici di Civitavecchia a novembre del 2019. Ciogli praticamente aveva preteso la stessa cosa dal suo acerrimo avversario, seppur in un’altra questione, cioè la querela per diffamazione legata alla diffusione di manifesti con il logo di Governo Civico (il primo partito di Pascucci, ora leader di Italia in Comune) in cui – nel 2012 – venne inserito il nome di Ciogli tra gli indagati del caso giudiziario “Cafire”, quello della corruzione che portò ad arresti nel mondo politico ed imprenditoriale. Ma Pascucci, forse sorpreso da Ciogli, la chiude qui, almeno a livello mediatico: «Sinceramente non mi interessa quello che dice il signor Ciogli».
Sono giorni vivaci in terra etrusca. Un esposto al Prefetto è stato presentato dai consiglieri comunali di opposizione (Anna Lisa Belardinelli, Luca Piergentili, Alessandro Magnani, Lamberto Ramazzotti e Maurizio Falconi) per la Massima assise cittadina organizzata solo in videoconferenza. Solo un mese fa bagarre per l’espulsione dall’aula di Salvatore Orsomando ad opera del presidente del Consiglio Carmelo Travaglia. Entrambi hanno promesso battaglia legale. La Giunta comunale, altra polemica, spesso si allontana dal confronto. È accaduto con le accuse di Belardinelli sull’asilo nido comunale. «Vi ricordate l’asilo nido comunale promesso? Solo chiacchiere».
Belardinelli torna sui cronici ritardi del cantiere relativo alla scuola in via Salvatore Ferretti. È un progetto importante perché sarebbe il primo nido non privato in grado di accogliere una trentina di bimbi. Il paradosso è che 19 mesi fa venne addirittura pubblicato un bando di preiscrizioni per l’anno scolastico 2019-2020. Solo che i lavori non sono ancora terminati. «Ne sono convinta, riprenderanno a breve e termineranno per la prossima campagna elettorale». Le frecciatine di Belardinelli non scalfiscono la maggioranza che su diversi temi preferisce la linea del silenzio. La campagna elettorale è già partita, forse prima che a Ladispoli.
Meglio concentrarsi sull’elettorato.