KITESURFER FERITO:IL PROCESSO SLITTA ANCORA

0
570
kitesurfer
Kitesurfer ferito a Torre Flavia. Immagine: Il Messaggero.it

INTERVIENE IL LEGALE DELLO SPORTIVO RISUCCHIATODA UN ELICOTTERO MILITARE: «IL GIUDICE ANDRÀ IN PENSIONE»

Travolto da un elicottero militare a Torre Flavia (Ladispoli), attendeva giustizia già nel 2020. Poi la decisione di spostare tutto al Giudice di Pace, il Coronavirus, lo slittamento del processo al 2021.
Passano i giorni, le settimane ma di questa benedetta udienza relativa al caso del kitesurfer Alessandro Ognibene, incidente avvenuto il 3 ottobre del 2019, ancora non si sa nulla. E a confermare l’ultimo intoppo burocratico della vicenda è direttamente il suo legale. « È logico e comprensibile ci sia profonda amarezza da parte nostra – sostiene l’avvocato Giacomo Tranfo – capisco le difficoltà del periodo per via dell’emergenza sanitaria, poi è spuntato fuori anche il problema dell’organico in tribunale per il pensionamento del giudice. È passato però un anno e ancora non è stata fissata l’udienza preliminare. E nella sede civile la difesa ha avuto il coraggio di sostenere che si sia trattato di un colpo di vento, quindi non del passaggio ravvicinato di un elicottero. Davvero vergognoso». Per la difesa in sostanza fu proprio così: si sarebbe dovuta comprendere «la situazione metereologica nell’immediatezza dell’evento ricostruita solo parzialmente dalla controparte».

Parole che fanno male al cuore di questo sportivo romano 51enne che ha ancora vive nel ricordo di quelle scene drammatiche di quando un Chinook lo alzò da terra per oltre 10 metri risucchiandolo con un vortice provocato dalla doppia elica in azione. Arrivano gli uomini della Capitaneria di porto di Ladispoli-Marina San Nicola a cui poi vennero affidate le indagini. E ci furono anche dei testimoni sul posto.
«Se ci penso ancora mi commuovo, mia madre prega sempre per me dopo quanto mi è accaduto. Ricordo come se fosse ieri, sono immagini nella mia mente che non andranno mai via. Quel bestione mi risucchiò in aria prima di scaraventarmi via».
L’uomo venne trasportato, ironia della sorte, da un’eliambulanza al Policlinico Gemelli con un forte trauma cranico, un’emorragia interna, diverse costole fratturate e ematomi a torace e schiena. Tre alla fine sono gli indagati: due piloti dell’Esercito e un ammiraglio della Marina militare a capo delle esercitazioni.
Persino la Nato cercò di approfondire la vicenda perché durante l’addestramento, con base nell’aeroporto militare di Furbara a Cerveteri, parteciparono anche dei velivoli stranieri. Il ministero della Difesa invece avviò un’indagine interna e Malta – con le parole dell’ambasciatrice Vanessa Fraizer – sostenne che non si trattò di un elicottero maltese. Un vigilantes, rimasto ferito lievemente ad un piede, confermò alle autorità marittime la versione dell’elicottero che volava radente sopra a Torre Flavia. Anche il giorno seguente gli addestramenti delle forze speciali proseguirono ad oltranza persino nella stessa zona, come se nulla fosse. Si lanciarono nel vuoto paracadutisti, mentre squadriglie di potenti velivoli sfiorarono i tetti delle case. Un trambusto che provocò tensione anche nelle campagne. In una scuderia un cavallo di razza olandese si imbizzarrì fuggendo dal maneggio, assieme ad altri animali, e rimasto gravemente ferito. Il puledro, di nome Idolin, avrebbe dovuto partecipare ad una gara nazionale di Latina.