I senzatetto: proteggerli o proteggersi?

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La condizione di senzatetto è la forma più estrema di esclusione sociale. In Italia i senzatetto erano 50.724

Forse perché a Natale sono tutti più buoni, ma con il freddo anche la preoccupazione per le persone in strada “i senzatetto” si desta. La temperatura cala la sensibilità aumenta nella città di Ladispoli. Per chi considera i clochard il simbolo del degrado cittadino vale ‘lontano dagli occhi, lontano dal cuore’ e chiede di scrivere dell’indifferenza del sindaco che non fa nulla per eliminare il problema nei giardini di via Ancona, «salotto diurno di alcuni senza tetto, che la notte trovano ricovero nella palazzina di fronte alle panchine, sui gradini giacciono aspettando l’alba. A discapito dei condomini impauriti per il virus e schifati dal cattivo odore».

Poi, sempre a Ladispoli accade anche che qualcuno si scandalizza della poco delicatezza del primo cittadino che non ha trovato un adeguato sito per i meno fortunati della città ma anzi li priva del luogo d’emergenza che si sono ricavati sotto al cavalcaferrovia. Tutti sanno come da tempo in quel posto rifiuti, animali e poca civiltà regnino, quanti interventi sono stati dedicati alla discarica a cielo aperto che ciclicamente si crea ed infine l’incendio di pochi giorni fa. Frutto di un evidente degrado umano, mina la sicurezza di tutta la comunità.
Ma non sorprende la Pioggia di critiche per la decisione presa dalla giunta Grando di murare il ricovero, è l’opportunità del momento cavalcata, come i contagi o una birra in piazza chiamata movida. Ma il punto è: come proteggere i senzatetto o come proteggerci dai senzatetto?

La condizione di senzatetto è la forma più estrema di esclusione sociale. In Italia i senzatetto erano 50.724 (0,08% della popolazione) nel 2014, anno a cui risalgano gli ultimi dati, che riguardano solo i 158 principali comuni dove la loro incidenza era pari allo 0,24% della popolazione. “È difficile mappare la presenza dei senzatetto, perché il fenomeno è fluido” – riferiscono. Secondo le statistiche ufficiali Istat, oltre 50 mila persone hanno richiesto assistenza di base (docce, cibo, riparo). Nel 2017, il numero di posti letto in alloggi di emergenza è aumentato. Ciò è dovuto principalmente alla comparsa di nuove categorie sociali, come richiedenti asilo, giovani (tra i 18 e i 25 anni), famiglie e lavoratori poveri. A Ladispoli nel 2017 erano state stimate dalle 21 alle 25 unità e veniva varato il Piano emergenza freddo per tutti i senza fissa dimora. Secondo i dati del Nucleo Assistenza della Polizia Municipale, nella Capitale 6000 persone sono senza fissa dimora, individui di nazione ed estrazione sociale diversa, vecchi, giovani, sbandati, barboni veri e propri, clandestini di passaggio, emarginati comunque. Soli, sopratutto la notte.

A marzo #iorestoacasa non poteva valere per tutti. Ai posti letto dimezzati per il distanziamento richiesto dal virus nei centri di accoglienza della stazione Termini, si è aggiunta la carenza di cibo dovuta all’assenza di volontari ai quali è stato impedito di stare in strada (causa contagio) e alla chiusura dei ristoranti. Sopratutto a Roma, i senza fissa dimora trovavano sempre un pasto caldo a fine serata. Anche nella nostra città la Caritas aveva ridotto i servizi aggravando la già precaria situazione dei cittadini in difficoltà, condizione che torna alla ribalta insieme al freddo e allo sfratto.