UN TUFFO NEL PASSATO DI 20 SECOLI DI STORIA
Nei pressi del Colosseo sorge la Basilica di San Clemente, dedicata a Papa Clemente I (nato a Roma e morto a Cherson, purtroppo le datazioni rimangono incerte). Si tratta di una delle poche Chiese a Roma in cui, una volta entrati, è come fare un tuffo nel passato: torniamo indietro di circa venti secoli.
Dal I secolo d.C. fino a oggi – La Basilica contiene varie stratificazioni: una porzione di inestimabile patrimonio culturale e storico, conservato da Frati Domenicani irlandesi, grazie ai quali è stato possibile riportare alla luce i vari livelli, anche quelli molto profondi. Scavando, al di sotto della Basilica Paleocristiana, che a sua volta si trova sotto la Basilica di San Clemente, sono state rinvenute abitazioni di antichi romani, ancora oggi in discrete condizioni, che nel tempo vengono trasformate in luoghi di culto dedicati alla divinità Mitra (appartenente alla cultura persiana, un culto riservato agli uomini, che prometteva la salvezza dell’anima. Generalmente il dio è raffigurato nell’atto di uccidere un toro, durante un celebre episodio mitologico). Nel tempo è stato riportato alla luce un pavimento composto da un intreccio di mosaici colorati molto particolari, la loro preziosità deriva proprio dalla molteplice provenienza di ogni singolo tassello: alcuni dall’Egitto, altri dalla Grecia, dalla Spagna, altri ancora dalla Tunisia e così via, insomma ogni elemento deriva da un punto diverso del Mediterraneo. Contribuisce a conferire valore alla Basilica di San Clemente la presenza della tomba del famoso San Cirillo (nato in Grecia nell’827 d.C., battezzato con il nome di Costantino e morto a Roma nell’869 d.C.): si tratta dell’inventore dell’alfabeto cirillico e, in questo profondo strato della Basilica, troviamo una raffigurazione del Santo, colui che ha trasportato a Roma le reliquie di San Clemente. In alcuni punti la fantasia si fonde con la storia: una leggenda tramanda che, durante una processione, la Papessa Giovanna, in stato di gravidanza dovuta a una relazione clandestina con un frate, venisse colta dalle doglie e fosse trasportata di corsa all’interno della Basilica, in cui partorì.
Tra le varie curiosità di questa vera e propria raccolta di un’importante porzione dello scibile storico appartenente all’antica città di Roma, troviamo una piccola curiosità che risale all’anno 1090 circa: ci troviamo di fronte ad un affresco che racconta un episodio a carattere quasi farsesco, una scena costituita da immagini e testi, proprio come un fumetto.
L’immagine parla – Mentre San Clemente che sta celebrando le sacre funzioni in una chiesa, fra i fedeli spicca la figura di Teodora, convertitasi al Cristianesimo, rendendo il marito Sisinno estremamente geloso, che furibondo ordina ai suoi servi di acciuffare il Santo e i suoi accompagnatori. Tuttavia, entrato nella Catacomba il prefetto di Roma viene colpito da un’implacabile cecità, così anche i suoi schiavi, che al posto del futuro Pontefice afferrano una colonna. La dinamicità della scena viene accentuata da alcune battute pronunciate da Sisinno, che, in preda alla totale confusione, ruggisce contro i suoi sudditi: “Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!” (“Fate leva da dietro con il palo”), “traite! Fili de le pute!”, un’invettiva che non ha bisogno di traduzione. L’epilogo della storia avviene con il miracolo di San Clemente, che alla fine riesce a convertire Sisinno. Un affresco probabilmente destinato al popolo, proprio per il suo linguaggio comprensibile dalla maggioranza; una scritta che non tutti i giorni si trova all’interno di luoghi dedicati ad un culto.
La Basilica di San Clemente è una vera e propria enciclopedia storica, che permette al visitatore di scendere fino a toccare il punto più antico della storia romana, per poi risalire, tornando ai giorni moderni: si abbandona, lasciandosi inghiottire dal vorticare degli strati di circa venti secoli di storia.
Flavia De Michetti