La piccola imprenditoria locale ai tempi del Covid 19

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imprenditoria locale

Di fronte al bocciodromo comunale di via Bordighera, in arrivo un negozio di sanitaria.

Tante volte, a noi sociologi, ma non solo, ci vengono chieste considerazioni e valutazioni tecniche, a più che ampio spettro, sullo sviluppo di attività imprenditoriali grandi ed importanti che investono regioni, nazioni se non addirittura varie multinazionalità e quanto, da ciò, viene a discendere a livello economico finanziario. Cosa che è avvenuto, spesso, anche a chi scrive, vuoi da dirigente nazionale dell’ANS che da presidente della Commissione Rapporti Internazionali della stessa Associazione Nazionale Sociologi. Le pecche di queste analisi, a volte, si legano al fatto che si esaminano i “massimi sistemi” ma non ci si cala, o lo si fa solo in maniera piuttosto incidentale, su quelle realtà che sono alla base del tessuto economico, cioè le piccole attività imprenditoriali. Realtà queste le quali, particolarmente ora durante la tremenda pandemia ( purtroppo in triste sviluppo) sia internazionale, che nazionale, che regionale e locale hanno sofferto e stanno soffrendo in maniera indicibile entrando sempre più in un tunnel, letteralmente atro, del quale, in questo momento, non è affatto possibile per chiunque, uomini di scienza inclusi, vedere la fine. Fra l’altro c’è da considerare quanto, per ovvii motivi, soprattutto per la piccola imprenditoria le difficoltà varie e variegate siano molteplici, ad iniziare dall’accesso al credito nonostante la dichiarata disponibilità del mondo bancario in generale. E quanto suddetto è già estremamente visibile considerando che sono decisamente molto di più le serrande che si abbassano ( magari, purtroppo, per non alzarsi più) di quelle che si alzano. Detto ciò essendo, chi scrive, da sempre molto attento alle dinamiche socio – economico del suo comprensorio, portandole spesso ad esempio anche nelle sue relazioni effettuate, pure nell’ambito dell’Università “la Sapienza”, durante i convegni nazionali dei sociologi italiani iscritti all’ANS, “drizza le orecchie” quando, specialmente ora in un tempo brutalmente scandito dal Covid 19, accadono e si realizzano situazioni, concernenti la piccola imprenditoria, le quali vanno in assoluta controtendenza. Nello specifico “mappando” in questo senso, come di consueto, in particolare il territorio del comune ove abito che è Ladispoli, mi ha, dal punto di vista sociologico, gradevolmente colpito il fatto di aver visto, di fronte al bocciodromo comunale di via Bordighera, che si stava allestendo una piccola attività commerciale. La cosa, di questi tempi, mi ha talmente incuriosito, che sono risalito al coraggioso imprenditore il quale ha deciso di sobbarcarsi l’onere di tale iniziativa. Ciò mi ha portato fino all’identificazione del proprietario di quello che sarà uno specializzato negozio di sanitaria. Questa persona si chiama Andrea Caruso, ed è la stessa che, non molti anni fa, salvò la vita, sul campo di San Nicola, ad un giovanissimo calciatore civitavecchiese, che giocava nel ruolo di portiere, il quale, a seguito di uno scontro di gioco, era crollato a terra perdendo completamente i sensi. Il Caruso, infermiere professionale particolarmente specializzato in ambito assistenziale, per questo suo mirabile gesto (l’uomo, le cronache narrarono, che era in borghese ad assistere alla partita dalla tribuna visto che nella squadra avversaria giocava suo figlio) fu anche premiato nell’ambito del Consiglio Comunale di Ladispoli. Quindi complimenti per questa inaugurante nuova realtà la quale, particolarmente ora come ora, accende un dignitoso barlume di speranza imprenditoriale in un contesto di pesante, grande e grave sofferenza socio -economica. Datosi però che il sottoscritto appartiene alla scuola sociologica pragmatica (quella weberiana) che riscontra sempre, a fondo, prima di affermare, ha voluto passare de facto di nuovo in quel di via Bordighera, per vedere se, per quanto suddetto, si trattava proprio di un nuovo allestimento o magari se aveva preso un abbaglio trattandosi di uno smontaggio, andando quindi a fotografare l’oggetto della suddetta riflessione sull’andare controcorrente di questa piccola ma significativa iniziativa avendone il riscontro visivo che, nonostante i tempi bui, qualcuno aveva il grande coraggio di aprire e non di chiudere, insomma un esempio che si spera venga seguito da altri anche se la vedo piuttosto dura, ma dura assai.

Arnaldo Gioacchini