LA COSA 2, IL FILM DI CARPENTER RITORNA IN MENTE.
di Angelo Alfani
La seconda ondata della pandemia, accompagnata dal ritorno ossessivo a riscontrare i numeri “a las cinquo de la tarde”, alle diverse e spesso divergenti interpretazioni che se ne danno, al passare repentinamente dal farsene una ragione, al rifiuto netto della sua esistenza, al galoppante procedere di termini sempre più gravi fino all’uso di coprifuoco, il tutto accompagnato dalla continua occupazione dei media dell’avvocato civilista Conte, mi ha fatto venire in mente un film del 1982: La Cosa del regista John Carpenter.
La cosa è basato sul racconto breve Who goes there? di John W. Campbell, da cui già Howard Hawks nel 1951 aveva tratto il classico della fantascienza: La cosa da un altro mondo. Il film del 1951, con il gruppo di uomini che esposti ad un pericolo comune scoprono una ritrovata unità, offriva una soluzione rassicurante dicendo che il buon senso è l’arma vincente dell’uomo americano, attento e compatto di fronte al nemico esterno. Sconfitta la minaccia, il monito finale evoca le paure dell’epoca della guerra fredda: «Ditelo a tutti dovunque si trovino. Dovunque, scrutate il cielo”.
La trama del film di Carpenter è abbastanza semplice. Un husky siberiano in fuga sulle nevi dell’Antartide viene fatto bersaglio da colpi di fucile sparati da elicottero norvegese che lo insegue. Gli uomini della base scientifica americana verso i quali il cane si avvicina come a chiedere protezione assistono sgomenti alla scena che si conclude con l’esplosione dell’elicottero colpito involontariamente da una granata indirizzata all’animale. Recatisi al campo norvegese. il pilota ed uno degli scienziati americani per capire le ragioni di un comportamento così violento, si trovano di fronte ad una devastazione di tutto e agli occupanti morti. La causa è una creatura aliena precipitata sulla Terra che ha il potere di assumere le sembianze degli esseri con i quali viene a contatto, mutando quindi continuamente aspetto. Per il gruppo di americani il problema è scoprire di quale corpo adesso la “cosa” si è impadronito. Nel suo film Carpenter, al contrario di Hawks, sgretola ogni ottimismo: la “cosa”, in una continua metamorfosi della realtà, esaspera la paranoia causata dall’impossibilità di distinguere l’umano dall’alieno, il reale dalla finzione. L’ossessione del contagio e l’isolamento riescono a far perdere ai protagonisti la fiducia nell’altro tanto che i rapporti interpersonali, in tempi brevissimi, si deteriorano. La regola diventa quella dell’uno contro l’altro. Non più la paura dell’alieno “estraneo” ma la paura dei nostri simili, il timore che si impadronisce di ognuno di noi nel relazionarci con gli altri.
Insomma un abissale differenza dall’ANDRA’ TUTTO BENE , allo sventolio di bandiere e stornellate dai balconi, all’affiorare di crepe sempre più evidenti nel Paese, dalla presunta sintonia con gli innumerevoli e ansiogeni DPCM alla critica diffusa che, in alcuni casi, si sta trasformando in violenza diffusa. Come nel film di Carpenter oggi siamo avvolti nell’oscuro timore verso il prossimo: che sia il fruttarolo, il vicino di scompartimento, il compagno di lavoro o quello di scuola, o perfino i parenti più stretti o l’amata o l’amato.