Chi è Napoleon Alberto Romualdo, lo scultore di Ladispoli

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Sindaco Grando

Il sindaco Grando: “Caro Napoleon, stavolta ti sei superato. La scultura dedicata ai contadini è un capolavoro!”

Ha consegnato  alla Città di Ladispoli un’opera d’arte dal titolo “I Contadini“, è Napoleon Alberto Romualdo lo scultore che con amore e maestria ha trasformato il tronco di un albero reciso in una statua.

Un omaggio alla città, le cui origini vengono raccontate attraverso l’arte. Se il mare è il Re, la terra è la Regina del territorio, dove il lavoro nei campi, con orgoglio, viene tramandato. La statua “I Contadini“, inaugurata sabato 5 settembre, è collocata nei Giardini Nazareno Fedeli dove un’area è interamente dedicata all’arte. Un progetto che nasce dall’associazione Nuova Luce, di cui Romualdo fa parte, che si prefigge lo scopo di rendere fruibile a tutti l’arte del creare. Protagonista è il legno con tutte le sue sfumature. Proprio di Natura, quale musa inspiratrice e materia prima, parliamo con lo scultore.

Ciao Napoleon, ti presenti ai lettori? Sono latino americano, di El Salvador, il paese più piccolo dell’America, in Italia da 8 anni. Laureato in arte plastica, ex docente universitario.

Come sei giunto a Ladispoli? Per un progetto di restauro di legno dipinto. Quando è arrivata la notizia al mio insegnante mi sono proposto e sono partito. Il lavoro è durato due anni durante i quali ho conosciuto la donna divenuta mia sposa, è italiana e per amore sono rimasto in Italia. Amore e fortuna.

Si è rivelata una scelta felice? Nel mio Paese stavo bene, lavoravo come scultore. Ho realizzato molti monumenti per la mia città. In Italia si sta bene tuttavia è difficile essere un artista, vivere di arte. In tutte le regioni. Nonostante sia la patria dell’Arte e della Cultura del bello, sopravvivere è dura. Credo dipenda dall’importanza che si da allo sviluppo culturale e artistico e non dipenda dalla grandezza di un paese. Non mi aspettavo questa carenza.

Come è nata l’idea di raccontare la storia della città di Ladispoli? Nel cercare di inserirmi nella comunità. Anche se sprovvisto degli attrezzi da lavoro, per me era importante fare il mio mestiere, non posso farne a meno. L’arte è una malattia? É veramente amore. Non saprei cos’altro aggiungere.

Non ne dubito, solo l’amore trasforma un pezzo di legno inanimato in qualcosa di vivo. Tornando all’opera donata, come è successo?
Una casualità. Alla Sagra del Carciofo ho conosciuto gli esponenti dell’associazione Nuova Luce, con loro è iniziata l’avventura. Un progetto inclusivo: un laboratorio all’aperto per avvicinare i bambini alla scultura, rendere più bella la città e portare in luce la sua storia, le sue origini di cui essere orgogliosi.

“I contadini” non è l’unico tuo contributo al progetto, già nel 2019 hai realizzato una sculturaQuanto tempo hai impiegato per realizzarla?
Mia anche “I Pescatori”, l’altro volto di Ladispoli. Un mese per completarla, nasce da un vecchio albero di eucalipto presente nei giardini. Non è la sola scultura che si può ammirare attraversandoli, con lei L’albero Morto. Realizzata da Toni Secchi, è un omaggio a Madre Natura, nata anch’essa dal tronco di un grande albero reciso. Il nostro desiderio, come associazione,  è quello di realizzare altre opere.

 

 

Ci sono ostacoli al progetto? Dall’amministrazione piena collaborazione e supporto, il limite semmai è culturale. Confido in un maggior interesse da parte dei giovani verso l’arte, la comunità, la vita.

Non c’è stato riscontro durante questi mesi di lavoro? Di tanti che passano di qua, 10/15 giovani solamente si sono fermati a chiedere, a vedere cosa facessi. Completo disinteresse, povertà d’animo concluderei. Un peccato.

Parliamo dell’opera, rappresenta la parte agricola del territorio. Il legno utilizzato si è rovinato, l’albero, era morto da tempo e invaso dai tarli. Dunque si è resa necessaria una manutenzione aggiuntiva per conservarlo a lungo.

Che rapporto hai con il legno? Un rapporto di tutta la vita. Mio padre era scultore e da piccolo lo osservavo sempre mi sedevo sopra al tronco mentre lui lo taglaiva con la sega. Con lui avevo un rapporto forte, entrambi abbiamo frequentato l’università e sopratutto trovato un rapporto con la Natura. Lavorava marmo, pietra ma sopratutto il legno. Era più facile, anche per l’attrezzatura. Qui nei giardini  ho trovato legni belli. Mi ricordano il cedro del mio Paese, hanno lo stesso colore, quasi la stessa struttura.

Lavori anche il bronzo e il marmo, quali differenze ci sono? Lavorando il legno si lotta con la fibra, ci sono tante varietà, cambia la durezza e gli strumenti utilizzati.

 

Dopo l’inaugurazione dell’opera, da poco avvenuta, auspico un cambiamento, uno sviluppo progressista. Se siamo riusciti in un ambiente povero come il mio paese d’origine a promuovere l’arte, si può fare ovunque.
Lo Scultore Napoleon Alberto Romualdo
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a cura di Barbara Pignataro