NEGAZIONISTA: LA NUOVA LETTERA SCARLATTA

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Dopo il convegno in Senato bollato dal mainstream come “negazionista” oramai è evidente quanto vado affermando da tempo: chi non si allinea al mono-pensiero viene sottoposto alla gogna mediatica e la sua reputazione fatta a pezzi.

Potrebbe essere un genio della scienza o il più grande artista del mondo oppure Gesù in persona risceso sulla Terra, ma se non presta il suo volto e la sua intelligenza al servo encomio e alla diffusione dei dicktat socio fobici della tecnodittatura sanitaria, per lui non ci sarà scampo: sarà ricoperto di insulti screditanti ed infamanti. Contro di lui sarà azionata la macchina del fango e sguinzagliati i mastini del web e della stampa.

E così è successo che un Nobel della Medicina venga qualificato come vecchio rimbambito e che “il più grande esperto di virus in Italia” – così é stato definito Giulio Tarro dal prof. Remuzzi – venga sbeffeggiato a reti mediatiche unificate.

E succede che un illustre cantante, ambasciatore della musica italiana nel mondo, venga dileggiato in relazione alla sua disabilità di non vedente per aver espresso il suo dissenso nei confronti delle misure liberticide del lockdown; e che una epidemiologa (Gandini)
della top ten delle scienziate italiane venga oltraggiata per aver osato spiegare le ragioni per cui i modelli matematici che prevedevano 150mila ricoveri in terapia intensiva per giugno hanno fallito.

E succede che medici come Zangrillo e Bassetti che hanno prodotto una marea di studi sul covid ed hanno curato centinaia di pazienti nelle loro terapie intensive, vengano
accusati, in totale dispregio della logica e della verità, di negazionismo.

Le parole hanno un peso e “negazionista” è una etichetta infamante in virtù del fatto che il termine – utilizzato per la prima volta da H. Rousso, ne La syndrome de Vichy – è stato coniato per indicare coloro che negano la shoah. Ergo ha una valenza fortemente negativa e quando si marchia una persona con questo aggettivo è come se gli venisse lanciata una pietra sulla fronte e cucita addosso una lettera scarlatta: al posto della A di adultera, la N di negazionista.

Non è stato risparmiato dal marchio infamante neppure Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale nonché giurista ed accademico, per aver sostenuto
che la proroga dello stato di emergenza non è necessaria né utile, dal punto di vista sanitario, e non è “opportuna né legittima” dal punto di vista 5 giuridico.

Ciliegina sulla torta, chi detiene le redini del potere non solo ha istituito una commissione contro le fake (ossia contro chi divulga pensieri non allineati), una sorta di Ministero della Verità di orwelliana memoria, ma addirittura si rifiuta di desecretare i verbali dei così detti esperti del Cts, le cui decisioni condizionano da mesi la vita di 60 milioni di italiani. E per fortuna che al Governo ora ci sono quelli della democrazia diretta, quelli dell’uno vale uno, degli incontri istituzionali di massimo livello fatti in streaming, del Parlamento da aprire “come una scatoletta di tonno”, gli anti-casta, quelli dello slogan “onestà! onestà!”.

Mi chiedo se il popolo italiano riuscirà ad uscire da questo incubo e a riveder le stelle.

a cura di Miriam Alborghetti