Un allaccio abusivo alla rete idrica sarebbe stata la causa della contaminazione dell’acqua a Palo Laziale. Ma nessuno lo dice.
di Barbara Pignataro
Lunedì 6 luglio, desiderosi di conoscere l’evolversi del problema dell’acqua potabile a Ladispoli ci siamo rivolti alla Asl Roma 4 per chiedere come mai dal 18 giugno, giorno in cui la struttura sanitaria aveva reso noto l’esito delle analisi effettuate sui campioni di acqua prelevati dalle fontanelle presenti a largo delle Sirene e via del Corallo a Ladispoli, non ci fossero più stati aggiornamenti. Occasione nella quale veniva rilevata una contaminazione importante nella zona di Palo Laziale. Una contaminazione che confermava l’ordinanza di non potabilità dell’acqua, emanata dal sindaco Grando in data 12 giugno 2020. Abbiamo contattato la responsabile Alimenti e della Nutrizione della Asl Roma 4, D.ssa Covacci, la quale ci ha informati che il 30 giugno 2020 la struttura sanitaria ha eseguito nuovi campioni, di trovarsi in attesa delle risposte ufficiali da parte di Arpa Lazio ma che intanto poteva affermare che l’acqua è tornata potabile da giorni. Documenti alla mano, avrebbe ufficializzato la notizia e chiesto all’amministrazione comunale la revoca dell’ordinanza di non potabilità. Pratica che potrebbe accadere in queste ore che stiamo andando in stampa. Non solo, la responsabile ci ha spiegato anche l’origine della contaminazione.
“Il gestore è intervenuto controllando i contatori, sospettavano un allaccio abusivo nella rete. In effetti è stata trovata un’utenza non regolare, rivelatasi la fonte della contaminazione delle due fontanelle a Palo Laziale. Eliminato l’abuso, risolto il problema – specifica la Dott.ssa Covacci – A distanza di qualche giorno abbiamo effettuato i prelievi e l’esito delle analisi ha confermato il ritorno alla normalità”. Ora l’acqua è potabile.
Alla domanda su come sia stato possibile, ha spiegato che normalmente dove c’è un contatore c’è anche una ‘valvola di non ritorno’ che consente all’acqua di entrare nelle tubature dell’utente ma non di tornare nella rete idrica. Ovviamente nel caso dell’utenza abusiva nulla di tutto questo era presente, dunque l’acqua non pulita tornava nell’acquedotto, contaminandolo.
I batteri – ha sottolineato la responsabile – erano concentrati in misura importante, in quel solo tratto perché nel resto della rete si diluivano e, la presenza del cloro, ha fatto sì che la contaminazione non coinvolgesse l’intera città.
Abbiamo contattato anche il consigliere comunale delegato al servizio idrico, Filippo Moretti, da lui riceviamo conferma di quanto detto dalla Asl, e la notizia di un’imminente nota stampa da parte dell’amministrazione comunale, non appena riceveranno comunicazione scritta dalla struttura sanitaria potranno procedere con una nuova ordinanza.
Comprensibile. Meno le tempistiche. Sono molti i quesiti nati da tale informazione, sui quali risponderà, si spera, il gestore dell’acquedotto.
Chi è il responsabile della contaminazione?
Quale procedimento nei suoi confronti?
Come si intende lavorare per prevenire questi illeciti?
Cosa aspettavano per comunicare ai cittadini – che nel frattempo erano costretti ad acquistare l’acqua in bottiglia anche per lavarsi i denti – l’avvenuta scoperta?
“Sono cose che possono succedere”, riferiscono le autorità, è vero. Quello che si comprende meno è il silenzio intorno ai problemi e alle soluzioni, le istituzioni sanno mentre i cittadini sono tenuti all’oscuro.
Addirittura l’aver scoperto e diffuso, prima della comunicazione ufficiale da parte del gestore che l’acqua era tornata potabile e che la contaminazione era stata causata da un allaccio abusivo, a qualcuno è apparsa una scorrettezza, anziché un lecito diritto di cronaca.
Il SILENZIO da parte di tutti i protagonisti in questo mese lascia alquanto basiti. Che succede in questa città?