“LE CENERI DI MIO PADRE LE ABBIAMO AVUTE DOPO TRE MESI”

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LO SFOGO DI ILARIA, LA FIGLIA: “GLI OSPEDALI NON CI HANNO CONSEGNATO NEANCHE LA CARTELLA CLINICA: VOGLIAMO LA VERITÀ SULLE CAUSE DELLA SUA MORTE”. INTANTO VISITE PROIBITE NELLE RSA. LA PROTESTA DEI FAMILIARI.

“Non ci hanno dato la cartella clinica di mio padre. E le sue ceneri ci sono state consegnate soltanto martedì scorso”. Sarebbero due richieste assolutamente legittime in tempi normali, ma forse non evidentemente in questo periodo. Così a Ladispoli i familiari della prima vittima che per l’Asl è deceduta dopo aver contratto il Covid-19 lo scorso marzo, anche se in seguito a patologie pregresse, non hanno ricevuto alcuna spiegazione e nessun documento per capire davvero cosa sia accaduto. Un caso che forse potrebbe essere identico a tanti altri in Italia.

Franco Totonelli, amministratore condominiale è l’uomo deceduto a 76 anni. Ha lottato per giorni nella terapia intensiva del Sant’Andrea di Roma dopo essere stato trasferito lo scorso 9 marzo dal San Paolo di Civitavecchia, ospedale dove si era registrato un focolaio del coronavirus. Poi di lui nessuna notizia fino all’ufficialità del decesso il 21 marzo successivo. Duro sfogo da parte dei familiari. “Ad oggi non mi sono state ancora pervenute le cartelle cliniche – parla Ilaria, la figlia – nè dal San Paolo di Civitavecchia e né tantomeno dall’ospedale Sant’Andrea di Roma. E’ passato più di un mese e mezzo dalla richiesta scritta on line, per altro anche pagata. Ci hanno risposto sostenendo che la documentazione non era sufficiente o non leggibile la carta d’identità di mio padre. Ho quindi rispedito tutto e siamo ancora in attesa”.

C’è sicuramente un altro aspetto che umanamente colpisce davvero tanto a distanza di quasi tre mesi dalla scomparsa del signor Franco, molto conosciuto in città. “E’ ancora più assurdo – testimonia sempre la figlia della vittima – come famiglia abbiamo ricevuto solo in questi giorni le ceneri di papà. Ci era stato detto dalla ditta che si è presa carico del funerale che dipendeva dal Comune”. Ilaria è davvero rammaricata. “Noi non sapevamo cosa pensare. Da quando mio padre è entrato al Sant’Andrea il buio totale. Ci aveva anche scritto che era tutto ok. Poi non abbiamo avuto più sue notizie. Pretendiamo di conoscere la verità e siamo pronti ad andare in fondo anche con l’aiuto di un avvocato”. “Nessuna responsabilità del Comune, anzi siamo molto addolorati e vicini alla famiglia che non ha potuto dare un minimo di conforto a chi stava andando via ed è morto solo. Ci auguriamo che chi di competenza acceleri almeno le pratiche burocratiche soprattutto per rispetto di tutte le famiglie già provate dalla tragedia”, è quanto sostenuto dal sindaco, Alessandro Grando.

C’è poi un’altra questione irrisolta e per alcuni poco comprensibile. E riguarda il divieto dei familiari di poter andare a trovare i loro cari nelle rispettive strutture Rsa sul litorale, da Civitavecchia a Santa Marinella. Uno sfogo più che legittimo da parte dei cittadini. “Dai primi di marzo non riesco a vedere mia madre malata di Alzheimer e ricoverata da 5 anni in una casa di cura a Santa Marinella, – racconta la signora Franca – per altro in questi giorni è stata anche trasferita in un reparto ad alto mantenimento. Ho sue notizie per via telefonica ma considerato che in seguito ai tamponi effettuati i risultati sono stati negativi da sempre per tutti in quella struttura, sia per operatori che per degenti, fatico a comprendere il motivo per cui non possa fare una carezza a mia madre, che ne avrebbe tanto bisogno visto che ha 95 anni e non sappiamo quanto ancora vivrà. Era abituata a più visite settimanali da parte di figli e nipoti che stanno soffrendo per non poterla vedere”. Purtroppo nessuna risposta certa arriva dall’Asl di Rm 4. L’azienda non è riuscita a fornire al momento una data ipotetica sulle visite ai nonnini nelle varie strutture assistenziali.