SCUOLA, L’ANNO CHE VERRÀ

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DISTANZIAMENTO DI ALMENO UN METRO, DIVISIONE IN PICCOLI GRUPPI, SANIFICAZIONE FREQUENTE DEGLI AMBIENTI, ENTRATE E USCITE SCAGLIONATE, LA MASCHERINA.

di Barbara Pignataro

Dalla riproposta della videosorveglianza negli asili al fine di garantire la sicurezza rilanciata dall’On. Nino Minardo, alle visiere consigliate dai pediatri del Bambino Gesù, fino all’obbligo vaccinale, sul come si tornerà sui banchi in sicurezza a settembre, c’è ancora incertezza. Gli scenari ipotizzati finora sono raccapriccianti, tanto da chiedersi quale il futuro dei più piccoli. Dapprima dimenticati, quasi invisibili, i bambini, nel momento in cui l’emergenza volge al termine, diventano protagonisti. Da tutelare o da indirizzare verso una nuova concezione di vita sdoganata come normalità?

Le ipotesi. Con l’approvazione del Decreto scuola, come annunciato dalla ministra Azzolina, si attendono le linee guida del Ministero sul rientro in presenza e sicurezza. Garantire la fatidica distanza di un metro è difficile ma non impossibile.

Il vero nodo riguarda gli investimenti che l’esecutivo riuscirà a mettere in campo: servono fondi non solo per l’edilizia scolastica ma anche per un accrescimento del numero dei docenti a disposizione. Oltre all’ampliamento delle aule per garantire la distanza di sicurezza si valuta l’affitto di spazi esterni dove svolgere la didattica, come parchi, teatri, cinema, biblioteche per fronteggiare il problema. La flessibilità dell’organizzazione didattica con lezioni ad orario ridotto (40 minuti anziché 60) è un aspetto valutato in queste ore, rappresenta invece una forte criticità la risorsa umana: il rinvio dei concorsi a cattedra porterà a una grave carenza di docenti che dovranno essere convocati anche con Messa a Disposizione. Per il ritorno a scuola a settembre serviranno, circa 200mila supplenti, si calcola un docente su quattro – rende noto il sindacato Flc-CGIL – dovrà essere nominato con supplenza annuale.

Ma lo sconcerto vero arriva nei dispositivi di sicurezza individuale, nel sentir circolare ipotesi di mascherina obbligatoria per alunni per tutto il tempo di permanenza nell’istituto. Fatta eccezione durante l’interrogazione e per consumare la merenda (tassativamente da svolgere sul proprio banco e in solitudine) e di divisori di plexiglass da posizionare sui banchi, per isolare gli studenti. Psicologicamente più che fisicamente dato che in alto e dietro il virus avrebbe via di fuga, dunque strutturalmente inutili se si vuole portare avanti l’idea che si diffonda nell’aria. Alle immagini orribili dei vari modelli di divisori in circolazione, ( su cui c’è stato un dietrofront dopo la valanga di critiche) si sono affiancate da pochi giorni le visiere. Prendendo ispirazione dal Giappone, il virologo Massimo Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, afferma siano meglio della mascherina sopratutto per i più piccoli “la mascherina sparirebbe subito”. “Si vede l’espressione del volto – ha dichiarato la ministra Azzolina – Serviranno ad andare incontro alle esigenze di studenti con difficoltà respiratorie”. Secondo Clementi, la visiera rappresenta un modo migliore per cercare anche di educare i bambini. Educare a cosa? Una riflessione è d’obbligo.

C’è chi dice no. L’obbligo di mascherina e il distanziamento sociale sta suscitando molte polemiche tra genitori, avvocati e pediatri che si schierano per i diritti dei minori. “L’uso di mascherine in età pediatrica nella migliore delle ipotesi è inutile, nella peggiore è dannosa” dichiara l’avvocato Devetag, che chiede inoltre ai ministri Azzolina e Speranza di sospendere qualunque obbligo in età pediatrica. All’iniziativa hanno aderito diverse associazioni, inoltre sabato 6 giugno i genitori sono scesi in piazza, un flash mob di protesta a Montebelluna e l’invio di una petizione per chiedere a Zaia “una scuola reale”.

Ma cosa pensano i docenti e tutto il personale scolastico?
Sono enormemente preoccupati per la loro salute e, vista l’età media dei docenti e la feroce campagna mediatica rivolta agli anziani, come biasimarli. Sopratutto dopo le ultime dichiarazioni della ministra “l‘obiettivo è portare tutti a scuola in presenza”, che conferma il ripensamento sul riformare la scuola con alternative a distanza. Molti insegnati invece rivendicano un rientro a scuola senza limitazioni alla libertà personale e d’insegnamento. Ciò che emerge dall’ambiente asettico ipotizzato e da tutte le misure valutate finora, è soltanto un principio fondato sulla paura di vivere. Lodevoli e da difendere le persone come Francesca Sivieri, la maestra di Prato, che ha reinventato in maniera sana il suo lavoro, invece di seguire indicazioni contraddittorie, e, spesso, assurde ha letto libri ai suoi alunni nel parco. Stima e rispetto per un atto di disobbedienza civile.

L’annosa elaborazione di come si tornerà a scuola a settembre, risulta di difficile comprensione visto che il 31 luglio 2020 termina lo stato di emergenza, che il Presidente della Repubblica Mattarella ha impedito che venisse prorogato fino a gennaio 2021 come la Protezione Civile desiderava. I forti ed i molteplici interessi economici intorno all’affare Covid-19 sono difficilida lasciare andare.