Per primi abbiamo paragonato la deflagrazione del nuovo coronavirus a quella di una bomba atomica in una zona circoscritta, la pianura padana con epicentro Bergamo, Brescia e dintorni.
Qui vi è stato il record mondiale di decessi: 12.000 in sole due settimane.
Siamo stati i primi a sostenere tra ilarità di “pseudoscienziati” che le popolazioni nere dell’Africa subsahariana erano geneticamente meglio protette dall’infezione virale Covid-19, molto meno vulnerabili.
Credo che in completa solitudine, altre campane non ne ho sentite, che sia stato l’unico (nessun telegiornale o altro mass media l’ha riportato) che abbia parlato a chiare note in più articoli del sistema immunitario innato.
Non è quello acquisito che conoscono tutti legato alle cellule T e B con il loro umorale rappresentato dalle immunoglobuline (IgG-IgM) che normalmente utilizziamo per vedere se abbiamo ora sviluppato un’immunità acquisita al nuovo coronavirus (test sierologici).
Il sistema immune innato è completamente diverso, ci è stato lasciato in eredità dai nostri antenati invertebrati (grilli, formiche etc…) e, l’umanità assieme agli altri esseri vertebrati, lo conserva gelosamente nei propri geni accanto a quello immunitario acquisito (presente solo nei vertebrati).
Quest’ultimo è un sistema più specifico e sviluppato per combattere l’invasione dei patogeni.
Si basa sulla generazione di recettori per antigeni presenti sui linfociti T e B che, finemente modulati, mantengono la tolleranza (non reattività) verso gli antigeni self e determinano sia la specificità che la memoria immunologica nella difesa dell’ospite nei vertebrati.
Diverso dicevo, è il sistema immune innato ereditato dagli invertebrati, un primordiale sistema di difesa che utilizza le proteine codificate da geni non riagganciati per riconoscere i patogeni.
E’ dal massimo virologo a livello mondiale il prof. Anthony S. Fauci (si’ proprio quello USA) che l’ho imparato e studiato. Ho letto sia lui che l’altrettanto noto collega Barton F. Haynes “Nell’’Introduzione al Sistema Immunitario “(Harrison, Principi di Medicina Interna. 16 Ed. Mc Graw Hill 2005). E’ certamente un sistema più rudimentale di difesa ma molto più legato alla genetica e che si integra alla perfezione con quello immune acquisito, completandolo e ampliando la sua rete protettiva.
<Grazie al sistema immune innato il riconoscimento delle molecole dei patogeni da parte di tipi cellulari emopoietici e non emopoietici (es. macrofagi, cellule dendritiche, linfociti Natural Killer ossia NK), porta all’attivazione e produzione della cascata del complemento, delle citochinem e dei peptidi antimiralici in quantità di molecole effettrici>
(Barton H. Haynes. Anthony Fauci). Come detto altre cellule effettrici dell’immunità innata monociti/macrofagi; cellule dendritiche, grandi linfociti granulari, linfociti matural-killer; neutrofili, eosinofili e basofili) vi é il sistema del complemento.
<E’ un’importante componente solubile del sistema immune innato, costituito da una serie di enzimi plasmatici, proteine regolatrici e proteine che sono attivate a cascata, la cui azione finale consiste nella lisi cellulare>. (Autori citati).
Volendo sintetizzare un argomento assai complesso, non dobbiamo considerare il sistema immunitario innato come un dinosauro del passato”. Tutt’altro. I vertebrati e dunque l’umanità, pur avendo acquisito dei meccanismi sempre più specifici e sofisticati per fronteggiare l’invasione e l’aggressione dei patogeni sono molto più protetti geneticamente dal sistema innato che amplia e di molto, le barriere difensive.
Ma non solo. Grazie all’attivazione/produzione della cascata del complemento, ai suoi enzimi plasmatici e alle proteine regolatrici, il sistema innato è in grado, lo ripeto, di arrivare alla morte (lisi) cellulare, alla distruzione dei microrganismi patogeni.
Tutto ciò in completa sinergia con il sistema immune acquisito.
Su queste basi scientifiche che non sono certo frutto di ricerche personali ma che dobbiamo a Antony Fauci, ritengo con cognizione di causa che solo in siffatto modo si possano spiegare le notevoli differenze patologiche che l’umanità ha nei confronti del Covid-19.
Perché i bambini piccoli da 1 a 10 anni vengono risparmiati?
Perché anche gli adolescenti vengono raramente colpiti? Perché si ammalano più gravemente gli uomini rispetto alle donne?
Perché gli anziani malati? Perché le popolazioni sub sahariane sono parzialmente molto più resistenti? (Ho curato per 5 anni a Ladispoli e dintorni molte centinaia di nigeriani e assai di rado ne ho riscontrato una polmonite!).
A tutto ciò dobbiamo aggiungere che su 100 contagiati da Covid-19 solo il 20% ammala più o meno seriamente, l’altro 80% accusa sintomi lievi o è del tutto asintomatico.
Domando. Come si spiega questa variabilità patogenetica (dovuta all’età, al sesso, alla razza) se non con la presenza del sistema immune innato?
Preciso infine che questo regalo che ci hanno lasciato gli invertebrati è come un grosso conto in banca che si ha alla nascita e si perde con il passare degli anni soprattutto nei soggetti anziani con più malattie (comorbilità).