Litorale, quale futuro per i balneari?

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Oltre al virus anche l’erosione costringerà gli operatori di Ladispoli e Cerveteri e fare i conti con spazi ridotti. C’è in gioco la loro sopravvivenza. 

C’è un settore in forte crisi che non ha certezza sul futuro. E’ quello dei balneari alle prese con mille grattacapi irrisolti. Non da meno parrucchieri, ristoratori e altre categorie nella lunga lista dei lavoratori “bloccati”. Ma l’estate è davvero un rebus per gli operatori marini che devono combattere non solo con il virus ma anche con l’erosione. “Il nostro futuro è a rischio, non so quando e se potrò riaprire il mio stabilimento”. Marco Lazzeri, operatore balneare di Ladispoli, inizia a fare i conti con un’estate mai così incerta. “Negli ultimi anni – racconta Lazzeri, proprietario del Tritone – sono stato costretto a rinunciare a numerosi clienti non utilizzando un terzo del materiale disponibile sull’arenile. Con le norme relative al distanziamento sociale, che tra l’altro neanche sono state rese note, altri lettini e sdraio resteranno di sicuro nelle cabine. Non c’è traccia ancora di questi esperti che dovrebbero darci indicazioni. Poi con le insicurezze sulla ristorazione sarà un’impresa sopravvivere economicamente”. Da via Marco Polo a Marina di Palo, altra area costiera messa a repentaglio. I balneari sono al lavoro per effettuare la manutenzione ordinaria ma è una corsa contro il tempo. “I canoni demaniali, l’erosione e l’accesso limitato – si sfoga Maurizio Milani, titolare dello storico stabilimento Be Bop A Lula – mettiamoci che tra le ipotesi è spuntata l’idea di far controllare ai privati le spiagge libere. Con quale personale? I balneari saranno soggetti a mille controlli rischiando pure di prendersi delle multe”.

Ladispoli da anni attende i milioni di euro della Regione per un piano in difesa del litorale. Sei milioni di euro in realtà i soldi finanziati dalla Pisana solo che non sono ancora nelle casse di Palazzo Falcone. E non lo saranno prima del 2021. Il Comune aveva in mente il suo piano B, ovvero il sabbiodotto in grado di utilizzare la sabbia delle foci dei fiumi per avviare un ripascimento nelle zone più colpite dall’erosione. Discorso rimandato però a fine pandemia. In balia delle onde anche i simboli naturali. L’ecosistema della Palude di Torre Flavia potrebbe essere contaminato dall’acqua salata minando la conservazione dell’avifauna migratoria.

Se a Ladispoli le scogliere arriveranno con certezza è a Cerveteri che non si vede luce. Campo di Mare soffre terribilmente. “Da oltre 10 anni – testimonia Celso Valerio Caferri – ci battiamo per questo problema. L’erosione ha ridotto drasticamente la superficie. Dalla Regione non è arrivata mai una risposta alle esigenze dei balneari. Perché non procedere con una riqualificazione omogenea della costa piuttosto che fare distinzioni tra comuni?”.