Per millenni gli adulti hanno raccontato ai bambini storie per intrattenerli, divertirli, incuriosirli, ma anche per educarli, trasmettere loro valori e tranquillizzarli circa le loro paure.
Prendiamo per esempio la storia di cappuccetto rosso o le storie dei draghi sputa fuoco: esse non insegnano che i draghi ed i lupi cattivi non esistono, anzi, insegnano che bisogna temerli ma anche che si possono sconfiggere (in ciò sta l’aspetto rassicurante e calmante). Insegnano che “il bene” vince “sul male” e che c’è un bene ed un male, ma nettamente distinti e divisi. In questo senso le fiabe educano sui valori che si intende trasmettere alle generazioni future e sono, infatti, molto diverse da cultura a cultura. Nella visione orientale del bene e del male, rappresentata dal simbolo dello yin yang, nel bene c’è sempre un po’ di male e nel male sempre un po’ di bene ed infatti in queste fiabe i ruoli del buono e del cattivo sono più indistinti ed i personaggi più complessi. Ora la cosa interessante che rende le fiabe così comunicativamente potenti è il fatto che esse veicolano messaggi nascosti ed indiretti attraverso l’utilizzo della metafora. La metafora è una forma di espressione figurata che esprime una realtà sotto l’apparenza immaginata di un’altra. E così il lupo o il drago o il mostro mitologico in genere, sono immagini metaforiche che rappresentano anche altro. Per esempio sempre la fiaba di cappuccetto rosso insegna che “i lupi cattivi” fanno del male ai bambini incauti che si avventurano da soli nel bosco e che per adescare i bambini si fingono quello che non sono, prendendo il posto delle nonna. Ad un livello superficiale, esplicito, non c’è altro, ma ad un livello implicito, questa storia parla di pedofilia. Parlare di questo ad un bambino di quatto, cinque o sei anni non è facile e si rischia di renderli diffidenti nei confronti di tutti gli adulti sconosciuti. È importante però mettere al contempo in guardia i bambini dagli “uomini-lupo” ed è qui che la fiaba viene in aiuto. La maggior parte dei bambini in età prescolare comprendono, quando si racconta loro la storia di cappuccetto rosso, che dietro la maschera del lupo può celarsi un uomo e che è bene evitare di dare confidenza agli sconosciuti e comprendono anche che bisogna prestare attenzione a ciò che di insolito possiamo notare nelle persone, familiari e non, come, in questo caso, il tono di voce (della nonna), le orecchie pelose, i denti aguzzi e così via. Da notare anche che il pericolo viene dalla nonna, una figura rassicurate e familiare, che si è trasformata in una figura minacciosa. Il lupo nella fiaba non attacca cappuccetto rosso nel bosco e questo non credo sia un caso. Ciò, ovvero, è perfettamente in linea con quanto sappiamo sugli abusi infantili, ovvero che per la maggior parte avvengono nelle mura domestiche perpetuati da insospettabili figure familiari che improvvisamente “si trasformano” e dopo tornano quelli di prima. Questo aumenta la confusione del bambino abusato e la sua “scissione” psicologica, poi alla base di seri disturbi di personalità o altre patologie psichiatriche che potrebbe sviluppare in età adulta per far fronte al trauma ed al suo ricordo emergente.
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta
Psicoterapie individuali, di coppia e familiari
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