La ricorrenza religiosa dedicata alla benedizione degli animali con la quale si apre il Carnevale. Il programma degli eventi ed un racconto dedicato a questa antica tradizione.
di Angelo Alfani
In un periodo di tante guerre e di proclami dei potenti ancor più esiziali per le sorti della Terra, torna utile riportare una frase del santo eremita: Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, e quando vedranno uno che non è pazzo, lo assaliranno urlando:” Seipazzo!” per il solo fatto che non è come loro.
Venerdì diciassette gennaio, Sant’Antonio Abate.
Il sole affacciato da poco al Granarone saettava pavidi raggi sulla Boccetta, zeppa di animali, barrozze, calessi, fumanti lambrette, rari motoguzzi, frammisti a mucchi di ragazzini e popolo.
Labbra screpolate, geloni ai diti,calzettoni e guanti di lana sferrucciati dalla nonna, cappelli con copri orecchie , scarponi chiodati coi ferretti per non consumare suole, montgomery che scendevano fino alle caviglie.
Balle di fieno come improvvisati recinti, per tenere bone vacche, pecore ed irrequieti maremmani.
I cavalieri da gambali dai lunghi peli caprini,in groppa a morelli bardati e nervosi che nelle froge avean del mar gli spruzzi ancora, fremevano.
Sant’Antonio. lo strenuo lottatore contro il demonio tentatore, affiancato al maialino pingue e roseo dal campanello al collo, era festeggiato dai cervetrani fin da antichissima data: la chiesetta al vicolo dei Bastioni gli era stata dedicata, si narra, nel 1736.
Non tradizione quindi inventata, non sagra della fusaja, del buzzarago, o quelle ancor più ridicole del culturame etrusco, ma Festa religiosa, popolare,vera, partecipata e di conseguenza immutabile.
Il laterizio a spina di pesce del terrazzino della chiesetta, inverdito dal velluto, ostenta l’usura dei secoli, mentre le pietre di templi pagani, incastrati a sostegno di nuove case, o a difenderne gli spigoli, sanno di terra materna. Accarezzarle conforta e riscalda l’anima. Un passato che si frammista e sopravvive nel presente.
Le autorità in pompa magna avevano già in uso di affacciarsi, discretamente, dal piazzale della Chiesetta, ma i festeggiati sono loro gli animali ed il protagonista è il Santo. Il resto è puro cerimoniale: “tanto pe fasse vede!”.
Poi, all’improvviso, come de botto si storce il collo al pollo, la marsumaja de omini e bestie si allunga dal largo della Boccetta verso piazza Verdi e da li’nella strettoia che porta alla benedizione.
Come al canapo a Siena le discussioni, le occhiataccie, le sculate di quarti di cavallo, i dispetti, si sprecavano, ma la presenza delle guardie comunali Giovanni e Menicuccio li costringeva ad un minimo di contegno.
Si muovono, stanno fermi per interi minuti, si intruppano, si spingono,accennano a correre, e solo sotto al Santo ritrovano un ordine che il maestro Copponimai riuscì ad ottenere il due di Novembre sotto al Monumento.
Zoccoli che strusciano su sampietrini coperti di ghiaccio ,si fermano ad ossequiare il santo, si inchinano cappelli e capoccie, cani, vaccine e pecorame, mentre don Luiggi li spruzza, ripetendo biascicate e comunque incomprensibili frasi.
Campanelli e fiocchetti rossi si muovono al ritmo dei quadrupedi.
La canizza, guidata da un orgoglioso cane da cinghiali, non ha fine.
Infreddolite tortore, piccioni, un fagiano dorato, galletti e gallinelle e rari billisballottavano in una grande gabbia che sormontava il cassone di un trattore.
Poi ,inaspettati, con andatura da mal di mare, vecchi e pelosi dromedari del Circo Ronner, infiocchettati in amaranto e coperti da pezzi di sdrucita stoffa blu, allungano il collo tra la folla sospinti da un infreddolito frustinaro in giacchetta rossacoi bottoni e martingala dorati.
Il circo Ronner aveva fatto una lunga sosta in Paese in quell’inverno rigido, aspettando de annassene appena sbrinato.
Chiudevano la sfilata i ragazzini con in braccio abbacchietti e cagnolini, gli stessi che pochi giorni prima, sferzati da nevischio, avevano fatto il percorso al contrario con raganelle e tricchetracche urlando nel buio:” È ‘rivata la Befana!”
La folla intanto sembra disperdersi per i vicoletti e sotto l’Arcoscuro: tutti a muoversi in direzione della piazzetta del Comune che in un batter d’ali si riempe.
Folla che faticosamente si faceva largo per acchiappare al volo il panino con la porchetta ed un bicchiere di nero vino,forte al punto da riscaldare le vene più di quanto facesse un sole che adoperava il contagocce coi suoi raggi. Bruciardi come le lapidi del cimitero che giurano che è il primo panino che pjeno:” me possino cecamme si nun è vero!”fanno più volte il giro per portassene ‘na scorta a casa per la cena.
Dal bar di Pietranto’ arrivano bottiglie di caffè a ritemprare i Massari, ancora una volta concrete sentinelle del territorio e della sua storia.
Abbacchiati, da un parte,gli scopini, al solo pensiero della terribile ramazzata che gli sarebbe toccata prima de notte.
Un massaro di Sant’Antonio, agguantata una manciatella di panini e un bottiglione di vino, la allunga agli sgomenti netturbini.
Un sorriso complice comparve sulle loro labbra, un mozzico ed una bevuta a gargarozzo e…buonanotte al secchio.
PROGRAMMA DELLA FESTA DI SANT’ANTONIO ABATE
I Massari Caeretani, le Signore della Boccetta Confraternita SS. Sacramento e la Parrocchia di Santa Maria Maggiore, con il patrocinio del Comune di Cerveteri, sono gli organizzatori che invitano tutti a partecipare alla Festa di Sant’Antonio Abate
VENERDÌ 17 GENNAIO 2020
Ore 10.00 – 18.00: SS. Messe Solenni nella Chiesa di S. Antonio
SABATO 18 GENNAIO 2020
Ore 14.00: arrivo dei carri e degli animali presso il Parco della Legnara
Ore 14.30: ritrovo presso la cupoletta di S. Antonio per la benedizione del fuoco. Processione con la statua del Santo verso la Chiesa di S. Antonio accompagnati dal Gruppo Bandistico Cerite. Benedizione degli animali e del pane
Ore 15.30: Sfilata dei carri
Piazza Santa Maria: Distribuzione di cibi e bevande