Il cantone di Ginevra conferma il blocco al 5G.
In America la compagnia Ericsson (colosso 5G) ammette
di aver corrotto per 17 anni politica e funzionari statali.
Ma la ministra Pisano non si ferma e intende aumentare
l’attuale limite soglia elettromagnetico di 110 volte
di Maurizio Martucci
Se c’è una nazione in Europa che più d’ogni altra affronta il 5G per le corna, senza tergiversare troppo, questa è la Svizzera. Teatro della più numerosa e grande manifestazione Stop 5G continentale (oltre 3.000 persone in piazza a Settembre a Berna), terra di costituzione dell’Alleanza Europea Stop 5G, centro di un dibattito serrato e senza esclusione di colpi tra medici e scienziati, visto che in Svizzera (a differenza dell’Italia) i mass media (sia stampa cartacea che TV) da mesi informano correttamente i cittadini dei rischi del wireless, facendo inchieste e sondaggi alle luce del sole (un’indagine del gruppo Tamedia fa del 57% degli elvetici degli oppositori al 5G). Poi le moratorie cantonali approvate e la compagnia d’assicurazioni Swiss Re che mette il 5G tra i rischi emergenti. Quindi la composizione di una commissione federale d’inchiesta (non affidabile per uno svizzero su due secondo un altro sondaggio), infine il discusso responso ufficializzato la scorsa settimana e la notizia bomba: Ginevra conferma la moratoria in attesa di dati certi sugli effetti per la salute umana! Andiamo per ordine. Ecco cos’è successo oltre le Alpi.
LA MORATORIA PER LA PRECAUZIONE
L’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) è stato incaricato di rilevare dati sulle radiazioni non ionizzanti nell’ambiente e sull’esposizione della popolazione svizzera: nel 2018 nomina il gruppo di lavoro Radiotelefonia mobile e radiazioni che pochi giorni fa, a Berna, ha illustrato il primo rapporto conclusivo. Inquietante, sotto qualsiasi punto di vista lo si voglia vedere, perché non si riesce a capire – alla fine – quale possa essere il male minore. Giudicate da soli, leggendo i risultati:
“Le opzioni sul tappeto sono le seguenti:
1.Mantenendo lo status quo (valore limite dell’impianto al livello attuale), per garantire una rete 5G efficiente, sarebbe necessaria la costruzione di 26.500 antenne supplementari e il potenziamento di circa 5 mila impianti esistenti. Con un costo di 7,7 miliardi e un tempo di realizzazione di 20-30 anni.
2.La seconda prevede requisiti più severi per le microcelle (cioé mini-antenne a microonde millimetriche, NdR). Andrebbero posate 46.500 antenne, con costo di 13 miliardi sull’arco di oltre 30 anni.
3. La terza indica un aumento dei valori limite degli impianti esistenti, con 7.500 nuove antenne e 11 mila potenziamenti (3,2 miliardi, da 10 a 20 anni).
4.La quarta prevede aumenti più forti dei valori (cioè il limite soglia di campo elettrico irradiato che in Italia si vorrebbe dagli attuali 6 V/m fino a 61 V/m, NdR). Non ci sarebbero nuove antenne. La rete verrebbe realizzata entro 5-10 anni.”
Opzioni non tanto lontane da quelle italiane, dove alla previsione della lobby di almeno un milione di nuove mini-antenne, il Ministro dell’Innovazione Paola Pisano ha lasciato intendere preferire il salto a 61 V/m (cioé 110 volte in più di oggi).
Lapidario il commento dello scienziato ambientalista svizzero Mathias Zahn, secondo cui “il rapporto del governo in Svizzera non fornisce una risposta chiara. La Commissione ha valutato gli studi degli anni precedenti. Risultato: i rischi per la salute non sono ancora stati stabiliti in modo chiaro. Ma non possono essere esclusi con assoluta certezza“.
Per la terza volta in soli 8 mesi, il cantone svizzero di Ginevra conferma la moratoria, rinnovando la sua posizione tecnoribelle e scettica sugli effetti socio-sanitari della nuova tecnologia, nella decisione già assunta dal Consiglio di Stato ad aprile e ottobre, nonostante il braccio di ferro con la compagnia telefonica Swisscom che continua a percorrere la strada della copertura col 5G del 90% del territorio entro fine anno.
CORRUZIONE IN MEZZO MONDO
Regali di lusso, viaggi e divertimenti a dirigenti e funzionati statali per ingraziarseli e vincere agevolmente appalti pubblici. In pratica tangenti e favori alla politica “allo scopo di aumentare il profitto”. Coinvolta in un processo per corruzione, il Dipartimento di giustizia americano ha comunicato che Ericsson, leader incontrastato in Europa per i brevetti sul 5G e fornitore di rete per TIM, ha preferito patteggiare una pena da oltre 1 miliardo di dollari nel procedimento che accusa la multinazionale svedese di essere parte di un sistema illecito longevo ben 17 anni, condotto in 5 diverse nazioni tra Asia e Medio Oriente, “uno schema per pagare tangenti, falsificare i libri contabili e chiudere un occhio sulla corruzione, in Paesi come Cina, Vietnam, Indonesia e Kuwait“.