Tra le eccellenze del territorio abbiamo scoperto la band Syberia, musica darkweve, new romantic e rock. Made in Cerveteri.
di Barbara Pignataro
Abbiamo incontrato Jan Filipovic, un baritono estroverso e teatrale, ma sopratutto sofferente. Una vera rock star, dal carattere deciso. Capriccioso quanto basta, Jan è un appassionato di musica dark,fanatico degli anni ’80. Abbiamo approfittato per farci una bella chiacchierata con lui, per scoprire il suo mondo.
Cominciamo con una domanda tradizionale: Com’è nata la band e da chi è composta?
Avevo 11 anni e seguivo i video musicali in televisione come MagicTV, ‘anche io lo voglio fare’, pensavo registrando canzoni scritte da me. Bisogna nascere con certe doti, anche se quando si è bambini si è come delle spugne, il corpo si modella in base a ciò che pratichi. È una casualità o ci si modella su cosa si vuole essere? Minuzioso come sono se avessi avuto un altro timbro, avrei fatto altra musica, sono felice che i miei gusti corrispondono alle mie doti. Siamo un trio:Tommy Rock, tastiere e sintetizzatori, Jan Filipovic, voce e basso, Alex Lucars, batteria e percussioni.
In un gruppo c’è sempre chi dirige, muove i fili, chi è di voi?
Ognuno ha un ruolo, nella vita come nella foresta, io sono il re del gruppo. Tommy, mio miglior amico, segno zodiacale acquario, lo specifico in quanto, amante dell’astrologia da buon leone ascendente leone, so che il mio opposto è l’acquario, gli opposti si amano e quindi noi ci amiamo, ci compensiamo. Ha sempre suonato come me, nel 2017 abbiamo deciso di collaborare. Alex, di Manziana lo abbiamo conosciuto in seguito, anche lui del 92, si è incanalato bene con noi dal 2018. La band esisteva già dal 2015.
Com’è nato l’amore per l’astrologia?
Ho fatto il liceo classico, era inevitabile che mi appassionassi di più alle materie umanistiche che matematiche, per me la matematica è qualcosa che esiste per dare modo al mondo di andare avanti.
In genere il nome è legato ad un significato importante della vita, ad un’idolo, Syberia come nasce?
Volevo trovare qualcosa che rappresentasse ciò che davo alle persone, questa band è estremamente malinconica e romantica, lo specchio del mio animo. Lo ammetto, non sono molto allegro, lo sono ad onde, come un’elettrocardiogramma: tanti alti ma anche tanti bassi. Ci voleva un nome che in una sola parola esprimesse romanticismo ma anche freddo, di colore blu, il mio colore preferito. La mente è andata alla Siberia, arcigna e stupenda, impenetrabile.
Impenetrabile. Quindi libera interpretazione di chi ti ascolta, non un messaggio diretto. Cosa vuoi esprime con la tua voce?
Messaggi non ne voglio dare, ne abbiamo già troppi nella società. La musica, sopratutto la mia vorrei che fosse una valvola di sfogo, di stop dalla quotidianità. Non mi piace molto l’idea dell’ascolto fugace. Mi piacerebbe che si sedessero su una comoda poltrona, partisse il disco e staccassero la spina per l’intera durata. Impenetrabile per chi non si concede il tempo: l’alpinista non lo può fare chiunque, però chi ama quel mondo, non ha parole per descrivere l’emozione.
Dietro a un pezzo c’è tanto lavoro, attenzione ai particolari, fatica. Per questo ti domando: quale pezzo ti ha procurato più affanno nel realizzarlo?
Scrivo i pezzi con la chitarra elettrica o acustica, a seconda del caso. Arriva prima la musica, poi lei mi ispira le parole, legate all’emotività del momento. Poi subentra Tommy, che arrangia il tutto, si crea una complicità nelle nostre anime. Tommy è inglese, Alex olandese… io sono molto patriottico. Non è un caso, soffia il vento del nord in noi tutti. Il primo pezzo è stato Love Like Death, nell’ottobre 2015. Quando, con le prime delusioni, iniziavo a pensare di lasciar stare la musica. In una classica sera autunnale mi sono venuti degli accordi, con un tono così sentito da ispirare subito il testo. Sono legato molto, per questo motivo, a questo brano. Gattonavo, con lui ho iniziato a camminare.
Per finire. Siete giovani, belli e talentuosi, progetti futuri?
Partecipare ad un talent show per presentarci al mondo.