LA FENIGLIA PIANGE MILLE ALBERI CADUTI

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La furia del vento ha abbattuto otto ettari di pineta

di Antonella Scaramuzzino

La meravigliosa riserva naturale della Feniglia, lingua di terra che unisce Ansedonia al Monte Argentario, e protegge tra le sue braccia alberate la laguna che avvolge la cittadina di Orbetello, il 18 novembre è stata devastata da una tromba d’aria.

Non c’è pace per il tombolo più famoso della Toscana, meta di viaggiatori ammirati che provengono da tutti gli angoli del mondo.

I suoi 500 e più ettari di terreni, piantumati a bosco di pini domestici e marittimi a partire dal 1910, avevano già subito negli ultimi secoli alterne vicende.

Per tutto il ‘700, la macchia mediterranea avvolgeva la barriera naturale formatasi dall’accumulo dei detriti da risacca. Nei primissimi anni dell’800, la scriteriata vendita della Feniglia a proprietari privati senza scrupoli ne devastò l’anima, con lo sfruttamento intensivo a pascolo e produzione di legna, che portò a una rapida deforestazione. Privata del naturale riparo offerto dalla vegetazione, le dune rimasero alla mercé dei venti di libeccio e delle correnti, che avviarono lo spostamento delle sabbie verso l’interno della laguna, creando i malarici acquitrini che tanto resero famigerato lo spicchio di maremma che porta all’Argentario. Un secolo dopo la vendita, il Comune di Orbetello, per tamponare gli insalubri esiti della scellerata gestione della riserva, decise di procedere alla sua espropriazione programmando numerosi interventi di piantumazione e rimboschimento del territorio, tuttora in corso, creando inoltre degli sbocchi a mare per le acque stagnanti. Allo stato attuale, oltre ai pini che compongono una prima cinta di protezione dagli agenti atmosferici, il bosco si compone di latifoglie, pini domestici e piccole zone arbustive. É rifugio di innumerevoli specie animali: oltre a volatili selvatici, con pazienza e fortuna vi si possono incontrare daini e tassi, ricci e donnole. Persino il lupo ha fatto una timida ricomparsa, transitandovi durante una migrazione dal Monte Argentario. L’intera riserva, che ospita al suo interno una sede distaccata della Guardia Forestale, è di libero accesso e ha finora regalato a turisti e autoctoni, in tutte le stagioni, lo splendore della sua vitalità e dei suoi colori, oltre a essere un polmone verde che respira all’unisono con l’uomo, ospite della sua maestosa, spettacolare unicità.

La furia dei venti dello scorso 18 novembre rappresenta una dolorosissima ferita non solo per gli orbetellani, ma per tutti coloro che portano nel cuore l’abbraccio forte e gentile della sua amata, immortale Feniglia.