PASTO DA CASA, AGRESTI: “IO NON METTO FILI SPINATI NELLA MIA SCUOLA”

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Durissima replica del preside della Corrado Meloni contro chi vorrebbe discriminare gli studenti che portano il pranzo casalingo


Il pasto da casa, o meglio la libertà di scelta tra il pranzo casalingo e quello fornito a pagamento dal Comune è un diritto delle famiglie che però sembra non piacere ad alcuni amministratori di Ladispoli (l’Ente che vende il servizio mensa) che da tempo cercano di contrastare l’unica scuola – la Meloni – che, in osservanza della legge, ha concesso alle famiglie di esercitarlo. Addirittura da un’assessora è stata avanzata l’ipotesi di separare i bambini che mangiano il pranzo preparato da mamma e papà. Ma poiché il preside Riccardo Agresti non è certo uno che si lascia intimidire quando si tratta di tutelare i propri studenti, ha risposto ad una tale provocazione con un comunicato di fuoco che riportiamo qui di seguito: «Solo chi è “razzista” nel profondo del proprio animo vuole che si mantengano separati i bambini che portano il pasto da casa da coloro che mangiano quello della ditta appaltata dal Comune. Ho scritto “razzista” fra virgolette, intendendo che solo chi sia così miserabile, come lo sono i razzisti, può pensare di imporre una divisione nelle classi! La classe è unica, i bambini non possono essere separati, la socializzazione non può attuarsi guardandosi attraverso un divisorio e a Scuola non deve mai essere attuata alcuna attività che possa creare discriminazioni di alcun tipo! 

Mi dispiace far notare ancora una volta come la ormai mitica assessora abbia citato a sproposito la sentenza delle Sezioni Riunite della Corte di Cassazione (le quali non hanno affatto vietato il pasto casalingo, come con ignoranza o malafede è stato affermato) “dimenticando” (immagino solo casualmente o per ignoranza, perché non credo nella malafede dell’assessora) le sentenze TAR che hanno invece condannato chi ha vietato il pasto casalingo a Scuola facendo soccombere il MIUR (quindi tutti noi che paghiamo le tasse) che ora deve pagare tutte le spese conseguenti … tanto paga Pantalone. In una trasmissione radiofonica l’assessora ha avuto la spudoratezza di de nirmi “un problema” solo perché applico le sentenze della Repubblica Italiana nella sola scuola di Ladispoli dove vengono rispettati i diritti delle famiglie che magari non vogliono mangiare la pasta blu. L’assessora probabilmente ignora queste sentenze (altrimenti sarebbe in malafede, cosa che non voglio credere) perché altrimenti contraddirebbe anche le affermazioni del nostro Sindaco Alessandro Grando che ha affermato pubblicamente che le sentenze si rispettano, anche se non piacciono. Come Scuola non possiamo ricevere diktat da parte di incompetenti (in quanto ignoranti) che ricoprono immeritatamente incarichi pubblici, i quali vogliano imporre il proprio pensiero malato nella Scuola Pubblica. Chi lo desidera, metta il lo spinato entro le aule della propria scuola privata e lasci le famiglie libere di esercitare il proprio diritto riconosciuto a Ladispoli, a quanto mi risulta, solo dalla “Melone”»

Miriam Alborghetti