5g, cautela o negazione, la certezza sta nell’azzardo

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I favorevoli e contrari. Ecco la mappa dello scontro in atto tra negazionisti, precauzionisti e conflitti d’interessi.

di Maurizio Martucci

Internet delle cose e wireless di quinta generazione, non un aggiornamento per soli Smartphone ma intelligenza artificiale con connessione simultanea di un milione di oggetti per chilometro quadro. Turismo virtuale, visore ottico e tuta tattile, droni in cielo, riconoscimento facciale, auto senza conducente, smart pannolini per bebè, frigorifero parlante, sanità 5G e industria 4.0. Nulla sarà più come prima, il Biga Data su cui punta il Governo non è una semplice rivoluzione digitale, ma un’iperconnessione permanente e ubiquitaria.

1 milione di nuove antenne a microonde millimetriche: nessuno potrà sottrarsi

Nel prossimo triennio, solo Huawei annuncia 3,1 miliardi di euro sull’Italia. Le multinazionali nel cartello Next Generation Mobile Network promettono investimenti planetari per ridurre digital divide e latenza. Il futuro che non c’era, velocità di trasferimento dati da 100 a 1000 volte superiore agli attuali standard. Ma pure migliaia di nuove stazioni radio base, l’installazione di un milione di nuove antenne a microonde millimetriche per frequenze estremamente elevate, più pulsate e l’innalzamento dell’irradiazione elettromagnetica, dall’attuale limite di campo elettrico nella media dei 6V/m forse anche cento volte più di oggi. Stravolto il fondo naturale terrestre, il 5G funzionerà in un groviglio di onde non ionizzanti nella sommatoria 2G, 3G, 4G, Wi-Fi, Wi-Max e col wireless dallo spazio gettato dai satelliti in orbita: autorizzati i primi 12.000 per irraggiare ogni parte del mondo, l’America ne ha lanciati 60 (auto-bruceranno i primi tre già dispersi), mentre le Smart City de L’Aquila e Roma hanno sottoscritto protocolli d’intesa con l’Agenzia Spaziale Europea. Nessuno se ne potrà sottrarre. Giorno e notte vivremo con 5 milioni di Watt su frequenze tra 12 Ghz e 30 Ghz, alti livelli di pulsazione anche al mare e in montagna. Pure in Amazzonia.

COMUNI, REGIONI E STATI CHE DICONO NO

Ma la crociata di una schiera di comuni e sindaci cautelativi invoca il principio di precauzione sancito dall’Unione europea: come affermano i giudici di Newcastle e le ispezioni del Congresso nelle commissioni federali statunitensi, il 5G non è sicuro e privo di studi preliminari sui rischi socio-sanitari per ecosistema e umanità esposti ad inesplorate radiofrequenze, prima d’ora solo per scopi militari nei sistemi di dispersione delle folle (activedenialsystem), colpite pelle e terminazioni nervose. Non c’è certezza anche perché non esistono test indipendenti, scollegati dagli interessi dell’industria che minimizza il rischio. Da qui dieci interrogazioni parlamentari tra Montecitorio e Palazzo Madama, cinque deputati firmatari di una mozione per la moratoria appena votata. Tra Regioni, Province autonome e Comuni, più d’un centinaio di amministrazioni vorrebbe fermare il più grosso esperimento a cielo aperto mai condotto nella storia dell’umanità, mentre 51 comuni hanno adottato provvedimenti cautelativi e in veste di massima autorità sanitaria sette sindaci persino ordinanze urgenti e contingibili: Marsaglia (Cuneo), Delia (Caltanissetta), Tribano (Padova), Montegrotto Terme (Padova), Ricaldone (Alessandria), Torreglia (Padova) e Scanzano Jonico (Matera) rinunciano al 5G, coi sindaci di Cogne (Aosta) e Prasco (Alessandria) pronti ad accodarsi se il Governo non offrirà garanzie, visto che Belgio (regione federale di Bruxelles) e Svizzera (tre cantoni) hanno approvato la moratoria e la Louisiana (USA) studierà le ricadute del wireless.

I FAVOREVOLI

Eppure, secondo alcuni, l’elettrosmog non è un’emergenza sanitaria. Assenti studi epidemiologici, la divergenza nella contrapposizione è nel richiamo ai soli effetti termici, non biologici. Surriscaldamento cutaneo e basta, senza penetrazione delle onde nel corpo né ripercussioni sull’organismo vivente: “nessuna prova della correlazione tra cellulari e cancro”. Alessandro Vittorio Polichetti è primo ricercatore nel Centro nazionale per la protezione delle radiazioni e fisica computazionale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Non è un medico, ma un tecnico. Audito alla Camera, ha riferito che gli “effetti termici sono connessi al riscaldamento dei tessuti del corpo umano da parte dell’energia elettromagnetica convertita in calore all’interno del corpo” e che “l’evidenza nell’uomo è stata giudicata limitata per il rischio di glioma e neurinoma del nervo acustico negli utilizzatori di telefoni cellulari. In questi ultimi l’evidenza di rischio di altri tumori è stata giudicata inadeguata”. In pratica, secondo Polichetti, “le onde millimetriche sono riflesse o assorbite solo superficialmente a livello della pelle, senza quindi penetrare all’interno del corpo”.

I CONTRARI

Diversamente la pensa il Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Comunità Europea: ha diffuso un rapporto in cui scrive che “la mancanza di prove chiare per informare lo sviluppo delle linee guida sull’esposizione alla tecnologia 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche non intenzionali”. Non a caso l’ISS, con altri istituti di ricerca, per capirne di più partecipa all’Alleanza Contro il Cancro e nel workinggroup coordinato da Stefano Indracolo (Istituto Oncologico Veneto) studia le possibili correlazioni tra onde dei telefonini e glioblastoma, un tumore maligno del cervello.

TEST DI VALUTAZIONE?

SOLO DOPO IL LANCIO DEL 5G

Negazionista di danni è anche la Commissione Internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP), associazione privata con sede in Germania, collabora con l’OMS: redatte da tecnici e fisici, sulle sue linee guida si basano i limiti per l’intera umanità, ritenuti sicuri anche fino a 61 V/m, valutate simulazioni in laboratorio su manichini riempiti di gel (i cosiddetti phantoms per il SAR, tasso d’assorbimento del corpo) irradiati fino al surriscaldamento del busto plastico, privo però di capacità dielettriche dell’uomo. Limiti sforati nello scandalo phonegate, in Francia migliaia di cellulari sono stati ritirati dal mercato. Ma sulla morte di cellule neuronali, l’aggiornamento 2018 delle linee guida ICNIRP afferma che “sebbene un gruppo abbia riferito l’aumento del rischio di malattie neurodegenerative, due studi non sono riusciti a confermare questi risultati”. A seguito di un’intervista rilasciata al The Telegraph da Eric van Rongen (presidente ICNIRP), lo scienziato Dariusz Leszczynski ha pubblicato uno scambio di email con van Rongen in cui, quest’ultimo, non ha nascosto il lato oscuro del 5G, affermando che i test di valutazione saranno eseguiti solo dopo il lancio del nuovo wireless. Da qui l’assioma, nell’interrogativo: siamo cavie?

I CONFLITTI D’INTERESSE

Angelo Gino Levis (ex Mutagenesi Ambientale all’Università di Padova, consulente in diverse cause in cui i giudici hanno riconosciuto il nesso telefonino=cancro), in un recente giudizio in cui il Tribunale di Monza ha condannato l’INAIL per malattia professionale da elettrosmog, ha prodotto una lista con 34 nomi di appartenenti all’ICNIRP su cui graverebbero legami non dichiarati con l’industria. Conflitti d’interessi e contiguità: già in passato i vertici della commissione finirono al centro di scandali.

ELETTROFREQUENZE E CANCRO

Nella disputa tra opposte fazioni, s’inserisce l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC): ha ufficializzato la rivalutazione della classificazione delle radiofrequenze nella lista degli agenti cancerogeni. Nelle “Raccomandazioni del gruppo consultivo sulle priorità per la Monografia IARC” per il 2020-2024, l’elettrosmog ha la precedenza per la revisione. Dal 2011 in Classe 2B (possibile agente cancerogeno) finirebbe in Classe 2A (probabile agente cancerogeno) se non in Classe 1 (cancerogeno certo), valutate le evidenze su cavie uomo-equivalenti nei più aggiornati studi del National Toxicology Program (25 milioni di dollari dall’agenzia governativa USA per medicinali e alimenti) e del Centro per la Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini (5 milioni di euro da filantropi, Ministero della Salute e ARPA Emilia-Romagna). Eppure, proprio l’altro ieri, l’ISS ha pubblicato un rapporto con la sintesi di evidenze scientifiche tra radiofrequenze e tumori: “l’uso del cellulare non risulta associato all’incidenza di neoplasie nelle aree più esposte durante le chiamate vocali – affermano, riaprendo il caso – ma servono altre indagini sui rischi legati all’utilizzo fin dall’infanzia”.

IMPENNATA DI TUMORI MALIGNI

DEL CERVELLO

Altre meta analisi in doppio cieco e senza business bias evidenziano però i contrasti nell’interpretazione sulla possibile azione cancerogena con rapporto causa-effetto e plausibilità biologica, mentre l’ufficio nazionale di statistica inglese registra un’impennata di glioblastomi da 2.4 (tumore maligno del cervello, invasivo, particolarmente aggressivo, a rapida crescita lobo temporale e frontale) fino a 5 ogni 100.000 abitanti, più del doppio: nonostante la sentenza d’appello in Consiglio di Stato, non a caso sono passati in TV gli spot dei ministeri condannati dal TAR Lazio in primo grado. Più che intelligente, il cellulare è rischioso. Nel dubbio, scrive l’ISS: “Il 5G potrà portare a scenari di esposizione molto complessi, con livelli di campo elettromagnetico molto variabili nel tempo, nello spazio e nell’uso delle risorse delle bande di frequenza”. Cautela o negazione, la certezza sta nell’azzardo.