Lo scompenso di personalità

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Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

Con il termine “scompensare” si indica la rottura o l’annullamento di un equilibrio. Solitamente lo scompenso è un termine usato soprattutto in medicina quando si parla “insufficienza funzionale di un organo (per esempio) insufficienza dell’equilibrio circolatorio del cuore provocato da vizi valvolari, da eccesso di lavoro o da malattie croniche di altri organi” (Devoto-Oli). Si parla di scompenso anche in Psichiatria e in Psicoterapia quando si ha un “cedimento di un precedente equilibrio acquisito che non si rivela più idoneo (…). La psicanalisi definisce lo scompenso come un cedimento delle difese dell’Io che, pertanto, si rivela incapace di mantenere gli abituali rapporti con la realtà esterna e il controllo delle proprie pulsioni”. Partiamo da una base certa: ognuno di noi ha una struttura di personalità che si è costruita negli anni a seguito delle proprie esperienze famigliari, sociali, ecc. Inoltre ognuno di noi, attraverso questa struttura di personalità, ha costruito un equilibrio più o meno forte, più o meno flessibile. Un altro aspetto molto importante è che nella nostra evoluzione psicologica ognuno di noi, nei vari scatti evolutivi, ha rotto l’equilibrio precedente per raggiungerne un altro più adatto alla propria crescita. Quindi ognuno di noi ha avuto le proprie crisi evolutive, i propri piccoli scompensi che hanno trovato una soluzione in una “guarigione” considerata, qui, come crescita e maturazione. È importante avere ben chiara la differenza tra due concetti diversi anche se legati tra di loro: lo scompenso e l’episodio acuto (solitamente psicotico). Al di là della definizione, cosa succede ad una persona che si scompensa? Immaginiamo una persona che ha una struttura di personalità apparentemente adeguata (magari un po’ troppo rigida nelle convinzioni oppure un po’ strana); dopo un evento grave (o comunque considerato grave da quella persona, come un lutto, una separazione, anni fa era il servizio militare obbligatorio, ecc.) la persona inizia a comportarsi in modo completamente diverso dal solito manifestando, per esempio, un comportamento frenetico ed afinalistico, racconta di molte fobie oppure si isola e mantiene pochissimi contatti sociali, non è più legato agli orari e alla quotidianità, mangia in modo disordinato, perde il ritmo sonno-veglia. La stessa persona, poi, aggiunge una lettura della realtà diversa e ne dà significati ed interpretazioni che magari inizialmente ed apparentemente risultano logiche ma che ad un approfondimento diventano poco aderenti ed inadeguate. L’immagine che può rendere l’idea è “lo specchio rotto in mille pezzi”. Quando una persona si scompensa è difficile ritornare indietro e il principale mezzo di “unione dei pezzi” sono i farmaci associati alla psicoterapia. L’episodio acuto, invece, può essere isolato o ripetuto e, tendenzialmente, si può tornare indietro. Solitamente la causa scatenante dell’episodio acuto è l’intossicazione da sostanze (alcool, droghe, ecc.), gravi traumi cranici o patologie neurologiche. Solitamente eliminando le cause si eliminano progressivamente anche gli episodi acuti. Come ho detto prima, l’episodio acuto è tendenzialmente psicotico poiché emergono allucinazioni e deliri di vari tipi a contenuto, spesso, terrifico. Potrebbe capitare che l’episodio psicotico acuto, determinato dall’evento esterno, sia l’elemento visibile del successivo scompenso di una personalità già da tempo precaria.