In questa 3° parte voglio approfondire i legami tra il Disturbo da Attacchi di Panico ed il funzionamento individuale e relazionale di chi ne soffre. Secondo un modello psicodinamico/psicoanalitico i vari disturbi d’ansia (e l’attacco di panico è uno di questi) si manifestano in talune persone per via delle difese psicologiche che si attivano per far fronte ad una aumentata ed intollerabile quota d’angoscia; la cui causa è squisitamente personale e variabile da persona a persona. A volte l’ansia che mobilita le difese psicologiche che poi portano allo sviluppo dei sintomi del disturbo è un’ansia da separazione da una figura di attaccamento percepita come necessaria per un senso di sicurezza e “vitalità”. Ma questa angoscia alla base del disturbo non è certo l’unica: questo disturbo è infatti molto complesso e per ogni persona che lo presenta ci sono contenuti inconsci personali da capire e risolvere terapeuticamente per trattare i sintomi e la risoluzione degli attacchi di panico. Da quanto detto, uno degli obiettivi di lavoro è dare una risposta al seguente quesito: “Quale funzione inconscia assolve questo disturbo all’interno sia della personalità individuale che del contesto di relazioni in cui l’individuo vive?”. A livello individuale, per esempio, il disturbo può insorgere ogni qual volta la persona si allontana da casa da sola: per quella persona allontanarsi da casa da sola evidentemente ha dei significati personali angosciosi ben precisi (come per esempio la perdita del senso di sicurezza che gli da allontanarsi o dalla sua figura di attaccamento (genitore, partner, etc.) se questa non la segue o dai propri riferimenti tranquillizzanti (la propria stanza, i propri oggetti, etc.). In questo caso il “nome” della fonte di angoscia alla base del disturbo – che va compresa e lavorata in terapia se si vuole risolvere il disturbo – è “ansia da separazione” e la funzione dell’attacco di panico è quella di proteggere la persona dall’ansia impedendole di uscire o riportandola a casa (cosa che fa subito abbassare il livello d’ansia). Un altro tipo di angoscia che può portare ad un attacco di panico è quella “da soffocamento”: ne soffrono quelle persone che si angosciano se qualcuno “si avvicina” troppo a livello intimo o diventa “troppo” importante. A livello relazionale dobbiamo invece considerare il funzionamento della persona nel suo contesto di relazioni, per esempio dobbiamo prendere in esame il funzionamento della coppia. L’attacco di panico permette, in chi della coppia lo manifesta, di non allontanarsi dal partner, sia perché “chiude in casa”, sia perché il partner diviene “l’accompagnatore” onnipresente senza il quale da casa non si può uscire. Il partner che non manifesta il disturbo potrebbe così sentirsi rassicurato dalla presenza del “malato” che gli è dipendente in maniera totale. In questi casi il disturbo da attacchi di panico protegge inconsciamente il partner “sano” e non quello “malato”! Ciò è evidente quando il partner “malato” sta meglio. In questi casi molto spesso è l’altro che “si ammala”. Per esempio emerge in lui un delirio di gelosia prima nascosto, o una depressione in risposta alla maggiore libertà acquisita del partner con “ex attacchi di panico” che lo può far sentire, ora, abbandonato ed inutile, essendo adesso “disoccupato” dal suo ruolo di accompagnatore del partner che, prima, da lui dipendeva.
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