“Un libro da amare e stringere tra le mani”

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“Venerdì 21 giugno, presso la Biblioteca Comunale Peppino Impastato di Ladispoli, si è tenuta la presentazione del libro “MCMXX-MCMXXI – Diario fiumano – dalle carte di Luigi De Michelis” a cura di Giovanna Latour e Filippo Sallusto ed edito da Ricciardi e Associati. Un libro bello, non solo nei contenuti ma anche come oggetto, da amare e tenere fra le mani, stringerlo a sé”.

Le parole sono dell’assessore alla cultura, Marco Milani, che ha commentato la presentazione del libro che ricorda la figura di un grande concittadino,  Luigi De Michelis, che nel 1934 aprì la farmacia a Ladispoli, nei suoi anni giovanili. Ospiti di riguardo, grande pubblico, per un appuntamento mirabilmente organizzato dalla Biblioteca Comunale guidata da Marina Panunzi e dall’Assessorato alla Cultura.

“Un libro godibilissimo e sorprendente – dice Milani – per la scanzonata maturità del protagonista di fronte agli eventi, alle cose e alle persone.

 Gli eventi vengono narrati dal protagonista che li vive in prima persona, senza mai annoiare o disturbare con eccessi ridondanti, ma sempre descritti con quella vena goliardica propria della gioventù, una gioventù sana, capace, volitiva, tanto da sfidare la morte con spirito disincantato e tenace. Colpisce, nei racconti, nelle lettere, nei disegni, un rigore ferreo, vissuto però con gli occhi tipici del diciassettenne che sa anche ridere persino della morte, quella morte sfidata dai volontari seguaci del Vate al grido “Fiume o morte”, disgustati dalla vittoria mutilata e dalla ingiusta Conferenza di pace di Parigi. Nel settembre del 1919 D’annunzio alla testa dei legionari partiti da Ronchi entra a Fiume e, senza dover sparare un solo colpo, la conquista. Badoglio, mostrando i prodromi della sua natura, tenta di distogliere il Vate dai suoi intenti ma in tutta risposta ottiene la costituzione della Reggenza Italiana del Carnaro. L’unica a riconoscerla è la Russia di Lenin. Il Carnaro. Luogo di rara bellezza, è proprio Luigi a descrivercelo, con le parole e i disegni, con affreschi particolareggiati che rendono il contesto quasi un gioco, nonostante si tratti di guerra. E la guerra arriva davvero la notte diNatale del 1920, quando Giolitti attacca Fiume a suon di cannonate e costringe alla resa gli agguerriti legionari.

Dalla lettera ai genitori del 27 dicembre 1920:“Abbiamo ricevuto l’ordine di pulire le armi. Fra poco vi sarà il combattimento, forse fra poco non vi sarò più. Consolatevi nel pensare che sono morto per una Causa purissima, una Causa che solo ora negli ultimi momenti sento di amare intensamente. State bene, il vostro figlio vi saluta, dichiarandovi anzitutto che si gogna di essere italiano, che non vuol più essere italiano, d’ora innanzi è fiumano. Addio. Luigi”.

Chi scrive ha diciassette anni e una purezza indomita, un rigore risoluto, una statura oggi inarrivabile. Un libro da leggere, da amare per la sua garbata incoscienza e la serena sfrontatezza di un ragazzo d’altri tempi”.