I Robin Hood dei tetti contro il 5G

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Tecnologia wireless di quinta generazione illegittima?
I cittadini la bloccano.

Mancherebbe il parere sanitario previsto per legge, mentre il Ministero della Salute non esclude rischi sanitari. Primi esposti in Procura e a Milano. La protesta ferma l’installazione di antenne 5G

di Maurizio Martucci

Il 5G è illegittimo? “Dall’accesso agli atti di A.M.I.C.A. al Consiglio Superiore di Sanità, al Ministero della Salute, all’INAIL e all’Istituto Superiore di Sanità è emerso che il governo non ha chiesto alcun parere sanitario e anche che non c’è stata alcuna interlocuzione tra Ministero della Salute e Ministero dello Sviluppo Economico prima della concessione all’industria delle reti 5G.”

Privo di studi preliminari sugli effetti socio-sanitari per la popolazione irradiata da inesplorate radiofrequenze a microonde millimetriche, nelle Smart City la fase sperimentale sarebbe partita senza il preventivo parere sanitario obbligatorio dal 1978 (legge 23 dicembre, n° 833). E’ quanto afferma una nota dell’Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e Ambientale (A.M.I.C.A.), secondo cui “la Legge di Riforma Sanitaria n. 833 del 1978, al Capo II sulle “Competenze dello Stato” in materia di ‘commercio e impiego di forme di energia capaci di alterare l’equilibrio biologico ed ecologico’ (Articolo 6, Comma i), dà al Governo la competenza per chiedere un parere sanitario a due agenzie di salute pubblica: l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL), ente abrogato le cui funzioni sono oggi state assunte dall’INAIL, e l’Istituto Superiore di Sanità”. Per legge, un parere sanitario sul 5G andava espresso… e nessuno l’ha fatto. Né dopo ma (soprattutto) neppure prima la messa bando dei tre lotti di nuove frequenze vendute alle aziende nell’asta di Stato per ben 6,55 miliardi di Euro introitati dal Governo. Intanto tre esposti (due al tribunale di Prato, uno a Viareggio) sono già finiti in Procura: centinaia di cittadini seriamente preoccupati chiedono ai magistrati di indagare sull’eventuale consumazione di reati contrari al diritto costituzionale di tutela della salute pubblica.

MILANO, ROBIN HOOD SUI TETTI

E non a caso a Milano i cittadini sono pure scesi in piazza. Non per manifestare contro il pericoloso 5G, ma per bloccarne l’installazione di 12 delle 15 nuove mini-antenne a microonde millimetriche progettate sui tetti delle case popolari di Via Francesco Cilea (periferia nord-ovest, zona Gallaratese, metrò San Leonardo). Circa 250 famiglie, secondo quanto ripreso da Il Corriere della Sera, hanno costretto il Comune di Milano a fermare l’erezione della nuova infrastruttura tecnologica, rimandando a casa gli operai. Nell’ufficio tecnico milanese è subito scoppiato il caso. Si tratta di un primo clamoroso precedente all’italiana: i Robin Hood dei tetti pare siano disposti a tutto pur di impedire l’avanzata dello spauracchio dell’Internet delle cose. E che il 5G sia sfuggito di mano al Governo del ‘cambiamento’ e  che il Dicastero di Giulia Grillo stia letteralmente navigando al buio, lo svela poi anche il contenuto di una email interna (ora in nostro possesso, con l’autorizzazione del destinatario), prodotta niente meno che dalla segreteria particolare della ministra su alcuni quesiti posti da un consigliere comunale penta stellato trentino, firmatario in Aula di un paio d’interrogazioni sui rischi per umanità ed ecosistema del wireless di quinta generazione: “deve essere permessa la libertà di scegliere se autorizzare un elettromagnetismo di tale portata!”. Sette mesi dopo l’inchiesta televisiva di Report (Rai Tre, era il 26 Novembre 2018),invece di fornire prove e aggiornamenti, il ministero continua invece a trincerarsi dietro un nulla di fatto, ripetendo come un mantra le frasi dell’Istituto Superiore di Sanità secondo cui “i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute della popolazione connessi all’introduzione della tecnologia 5G”, mentre organismi consultivi internazionali come il Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Comunità Europea affermano che il “5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche”, l’Alleanza Contro il Cancro (fondata dal Ministero della Salute, ne fa parte pure l’Istituto Superiore di Sanità) sta studiando le cause di un tumore maligno al cervello (glioblastoma) puntando sull’invisibile inquinamento dei cellulari, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (OMS) ha ufficializzato la rivalutazione della classificazione della cancerogenesi delle onde non ionizzanti, radiofrequenze riviste in Classe 2A (probabili cancerogeni) se non addirittura in Classe 1 (cancerogeni certi) e la nota compagnia d’assicurazioni Swiss Re menziona il 5G tra le minacce emergenti parlando di polizze vita. Il problema, al dunque, è che il Ministero della Salute non può permettersi di affermare che “i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute”, perché il suo ruolo è proprio quello di farsi carico di garantire l’innocuità, cioè la sicurezza, la non pericolosità di un prodotto pensato per una diffusione ubiquitaria e permanente tra la popolazione. Domanda. Chi mai acquisterebbe un’autovettura, mettendosene alla guida o all’interno, sapendo che non sono stati scongiurati particolari difetti che potrebbero nuocere alla vita degli occupanti? Cioè. La macchina è sicura, si o no?

UNA EMAIL DEL MINISTERO:

A RISCHIO I PORTATORI DI PACEMAKER

Certo, allargando il discorso, per esempio è vero che i farmaci possono far male, mantenendo comunque una probabilità di effetti collaterali indesiderati: ma la vendita dei farmaci è supportata da informazioni obbligatorie sui rischi, notizie non opzionabili né marginali che per una consapevolezza sull’effetto debbono essere lette e valutate attentamente prima della somministrazione. Non si può mettere in commercio un prodotto senza che la popolazione sia informata sui rischi per la salute e, non essendoci stato alcun consenso informato, a maggior ragione il diritto leso vale sel’esposizione, anche in modalità passiva, non può essere evitata. Ed è proprio questo il caso del 5G e dell’elettrosmog. Perché il farmaco, alla fine, posso essere io che lo prendo più o meno consapevole degli effetti, rischi e benefici. Il campo elettromagnetico del 5G, le radiofrequenze onde non ionizzanti millimetriche no, quelle – come nell’email giustamente faceva notare alla ministra il consigliere 5 Stelle che ha scritto del 5G riferendosi ad una “grave minaccia per i Comuni italiani”sono tenuto a subirle per l’inerzia dello Stato, cioè le subisco anche se non lo voglio. Senza via di scampo.

Ma non finisce qui.La gravità delle affermazioni della segreteria particolare del Ministro della Salute della Repubblica Italiana (il 5G colpirà indistintamente 60 milioni di civili se è vero che servirà il 99% della popolazione, coprendo a tappeto il 98% del territorio nazionale 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno) è poi nei passaggi in cui si afferma persino l’opportunità di considerare “un approfondimento su eventuali effetti indiretti di interferenza elettromagnetica con i dispositivi medici impiantati (soprattutto quelli installati sulla superficie del corpo), tema sul quale i dati di letteratura scientifica sono più limitati per le frequenze più elevate,” spingendosi a precisare che “l’eventuale impatto sulla salute della tecnologia 5G si inquadra nel tema più ampio dei possibili rischi sulla salute delle radiofrequenze e microonde!” Tradotto in parole povere, non avendo letteratura biomedica al riguardo, il ministero lascia intendere che tutti i portatori di pacemaker, dispositivi medici impiantati sotto pelle, potrebbero subire interferenze dannose per l’overdose d’elettrosmog prodotta nell’aria.

Cioè, si troverebbero a fare da cavie umane. E per tutto il resto della popolazione?

Se è falsa l’affermazione che “i possibili rischi sulla salute delle radiofrequenze e microonde” siano alla costante attenzione del Ministero (con sentenza 500/19, per altrosenza imbarazzo appellatapersino dall’Avvocatura dello Stato, il Tar Lazio ha condannato tre dicasteri, tra cui Salute, per il protrarsi dell’inadempienza iniziata addiritturanel 2001 nell’assenza di avvisi obbligatori sui rischi da campi elettromagnetici di cellulari, cordless (etc..), risulta infine assurda l’espressione sull’ampio “filone di studi e ricerche condotti a livello nazionale e internazionale” sulle radiofrequenze, perché se fosse veramente vero quanto affermano dagli uffici del Lungotevere, una e una sola soltanto potrebbe essere a questo punto la possibilità giuridica in capo alla pubblica amministrazione sanitaria: fermare subito il 5G con una moratoria di Governo, arrestare lo sviluppo delle tecnologie potenzialmente nocive, rivedendo i limiti di esposizione al campo elettrico verso il basso. Verso i più sicuri 0,6 V/m, altro che la media delle 24 ore degli attuali 6 V/m che si vorrebbe spingere fino a 61 V/m.

Ma non scherziamo!

15-21 GIUGNO
GIORNATE DI MOBILITAZIONE NAZIONALE STOP 5G. ANCHE A ROMA E PROVINCIA

Giornate unitarie di mobilitazione nazionale nelle città d’Italia promosse per il 15 e 21 Giugno 2019 dall’alleanza italiana Stop 5G, sigla informale di rete indipendente, apartitica e trasversale della società civile, composta da varie anime e soggetti uniti nel solo intento di tutelare la salute pubblica dalla minaccia wireless dell’Internet delle cose. L’iniziativa vuole aumentare consapevolezza e sensibilizzazione tra l’opinione pubblica sul grave problema dell’invasione elettromagnetica di quinta generazione, creando ulteriore massa critica in grado di rafforzare la richiesta per la moratoria già avanzata in Parlamento al Governo Conte dall’alleanza italiana Stop 5G, richiesta rinnovata anche con la raccolta firme on-line su Change.Org. Previsti eventi simbolici e flash mobin diverse città e comuni italiani, dal nord al sud (isole comprese), anche nel Lazio, a Roma e nell’area della provincia.