Apparato digerente

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Ma che mu … ma che musica maestro …  Hai trovato la via giusta … per la celebrità

Dottor Professor Aldo Ercoli
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Vi è un insieme di organi, un’orchestra con vari strumenti, che è l’apparato digerente. E’ tutto un insieme di strutture deputate all’assunzione, all’elaborazione e assorbimento dei cibi che poi, in parte, quelli non digeriti, i residui, (gli scarti insomma), vengono eliminati. La defecazione non è una nota stonata di questo concerto è fisiologica, benefica, guai se mancasse. Qualcosa si sarebbe ostruito.

E chissà dove nel tubo digerente. Si inizia dalla bocca, l’apertura del canale digerente sul mondo, sull’ambiante esterno. Una cavità sorretta in alto da un arco scheletrico mascellare e in basso da uno mandibolare, ognuno dei quali (guarda caso) è dotato di denti. Ma prima ci sono le labbra e in fondo c’è la gola.

Dalla bocca inizia quest’organo che parla e canta (fonazione), che respira (aria dal naso in faringe e poi laringe), che con le papille ci regala anche il gusto. Semplicemente perfetto, meraviglioso. Ma in fondo a quel tunnel che cosa c’è?

Alla radice della preziosa lingua c’è l’epiglottide, leva che si chiude per impedire che il cibo masticato e la saliva vadano nelle vie aeree, nelle laringe.

E’ per questo motivo che durante la deglutizione (quando si manda giù il cibo) l’epiglottide si abbassa sull’apertura della laringe, per chiuderle temporaneamente, impedendo cosi’ che vi finisca il bolo alimentare. Avete presente quando mangiando, il cibo vi va “di traverso”? Non si inizia a tossire? A noi ci è andata bene. Il boccone (tortellini in brodo già masticati a dovere e in parte iniziati a digerire con l’amilasi salivare) è finito giustamente in faringe, il canale che mette in comunicazione la gola con l’esofago. Con la deglutizione infatti il cibo masticato arriva li’ dove, come detto, vi giunge anche l’aria che proviene dal naso e che dalla faringe si immette nella laringe. Si’ quel primo tratto delle vie respiratorie dove si parla e canta, grazie alle corde vocali (rima glottidea), quando si espira l’aria. Pensate che bello! Ma torniamo indietro alla faringe, dove confluiscono sia la via alimentare che le vie aeree. Queste poi continuano, ognuna per conto suo, nell’esofago e nella laringe. Entriamo con il cibo nell’esofago, quel tubo che dalla faringe arriva allo stomaco. E’ qui, attraverso questa struttura di natura muscolo-musosa, che passa il bolo alimentare. Certo sto sempre parlando (ripetita iuvant) del cibo masticato dai denti e parzialmente digerito degli enzimi della saliva (amilasi). Il passaggio del bolo è facilitato proprio dalla contrazione (muscoli lisci involontari) della componente muscolare presente nella parete dell’esofago. Arriviamo quindi allo stomaco. Qui che succede? Il cibo viene rimescolato, ribaltato e ulteriormente digerito mediante l’azione dei succhi gastrici. Sopra, lo stomaco comunica con l’esofago mediante una struttura anatomica chiamata “cardias”, mentre inferiormente, sotto, sbocca nell’intestino tenue tramite un anello muscolare chiamato “piloro” che regola pertanto l’accesso del contenuto gastrico all’intestino. Questo passaggio avviene gradualmente, a piccoli tranci.

Il piloro per fortuna è un rubinetto che si apre piano e si chiude sempre piano. Altrimenti sarebbero guai: tutto il duodeno (la prima, più breve, porzione dell’intestino tenue) sarebbe bucato dall’acidità dello stomaco.

Un vero e proprio “fuoco a legna” ove i succhi gastrici bruciano cellule.

E il “cardias”? Se non si chiude bene, se è incontinente, che succede?

Una nota stonata, per fortuna non grave ma sgradevole della nostra orchestra.

Ma che musica è maestro?   E’ una eruttazione e basta per nostra fortuna.

Da adolescente questa nota stonata emessa da una stupenda fanciulla, che veniva come me l’estate a Ladispoli, mi portò stupidamente a desistere. Non eravamo arrivati al vomito e nemmeno ai conati……di vomito!!

Si va avanti da cretini, la vita continua. Eccoci arrivati all’intestino tenue, chiamato anche “piccolo intestino” che rappresenta la parte più lunga del concerto, ossia la porzione più sviluppata in lunghezza dell’intestino.  Dura 7 ore, scusate, volevo dire che è lunga 7 metri circa. Si divide in duodeno e intestino digiuno-ileale (digiuno e ileo). Qui accade un’altra meraviglia. La mucosa che riveste le pareti interne del “tenue” (non pensate al piatto romano per favore!) è ricoperta da tante cellule capellute, i “villi coriali” che entrano in azione e suonano mentre assorbono “il ciborio”.  Ad ampliare la zona di assorbimento dei principi nutritivi si aggiungono anche le “pliche circolari”. E sapete qual è lo strumento del tenue che contiene più villi coriali? Ma è il digiuno ovvio! E’ quella porzione che assorbe tutto. Viene trovata senza cibo dal settore, dal medico anatomopatologo. Per questo è chiamato cosi’.

Lo so non è bello ma è cosi’. Il piccolo intestino con l’ultimo tratto, con l’ileo, sfocia nell’intestino crasso (o grasso intestino) tramite la valvola ileo cecale.

Questa è anche chiamata Valvola di Bauhin dal nome di un medico “svizzerotto” del 1500 (XVI sec.). Da questa valvola il “grosso intestino” termina all’orifizio anale.

Le sue note finali (sassofono) terminano il processo digestivo mediante assorbimento, fermentazione ed evacuazione dei cibi ingeriti. La musica dura un’ora e mezza (il “crasso” è lungo un metro e mezzo). Finisco qui.

La musica è finita e gli amici se ne vanno…” Delle due grandi ghiandole dell’orchestra (fegato e pancreas) ve ne parlerò (me la canto e me la suono) un’altra volta.