LEONARDO: LA FIGURA, IL COGNOME, E “L’OMO SENZA LETTERE”

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Il più Grande Genio che l’Umanità abbia mai avuto nato è cresciuto, fra l’altro, nel periodo più fulgido e straordinario che la storia dell’uomo ha mai annoverato:  Quell’arco di tempo ( ben più lungo della sua vita terrena) che va sotto il nome di Rinascimento nel quale brillarono Menti irripetibili le quali illuminarono sì splendidamente il loro tempo ma anche, per sempre, innegabilmente, parte del  nostro futuro. Questo per dire che Leonardo emerse su tutti da Sommo Indiscutibile Gigante non in un’epoca “buia” ma bensì in un Periodo nel quale Persone Eccelse “c’erano da dare e da serbare” come è ancora uso dire in Toscana, ove il Genio geograficamente nacque in quel di Anchiano il 15 aprile del 1452 per poi però andare ad “appartenere”, fin da giovane, al mondo intero come Genio  totalmente Universale. Ma come era fisicamente Leonardo, come si vestiva ed altro ancora, andiamo a vedere: Intanto l’Uomo era piuttosto alto e prestante per l’epoca essendo alto ben 1,75 mt., un’altezza messa ancor più in evidenza dal suo vestire differente da quella che era la “moda” di quel periodo nel quale gli uomini (per la massima parte acconciati con i capelli corti e senza barba) portavano un abbigliamento che scendeva fin alle caviglie, mentre il Genio, capelli lunghi e barba fluente, vestiva di un’elegante tunica “sblusata” a maniche lunghe, legata in vita da un’ampia fascia in tessuto; tunica che finiva  subito a metà ginocchio lasciando scoperto il resto delle gambe; il tutto coperto da un molto ampio ed avvolgente mantello che andava fino alle caviglie ma solo nella parte retrostante nonostante la sua indossante ampiezza a mò di cappa. Anche per quanto concerne il copricapo, che copriva, solo parzialmente, i suoi lunghi fluenti capelli Leonardo fu Leonardo anche in questo, andando ad indossare un “cappello” con bordi faldati molto originale il quale,all’epoca,aveva scarsissimi riscontri.Ovviamente, e non poteva essere altrimenti trattandosi di Lui, il tutto veniva realizzato su suoi precisi modelli. Questo suo personalissimo modo di vestire faceva bene il paio con una gran bellezza fisica ma in questo lasciamo il tutto alle cronache di epoca quasi contemporanea anche se di poco successiva alla sua morte ( 2 maggio 1519) c’è scritto nell’Anonimo Gaddiano ( poi spiegheremo di cosa si tratta) del 1542: “Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. Assai Menti irripetibili  valse in matematica et in prospettiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di lira […] et fu valentissimo in tirari et in edifizi d’acque, et altri ghiribizzi, né mai co l’animo suo si quietava, ma sempre con l’ingegno fabricava cose nuove.” L’Anonimo Gaddiano è un manoscritto già appartenuto alla famiglia Gaddi poi passato a far parte della collezione di Antonio Magliabechi (l’attuale famosa Biblioteca Nazionale di Firenze è detta  anche la Magliabechiana perché  nacque dalla larghissima donazione di volumi e manoscritti donati dal suddetto uomo di cultura che fu il dotto bibliotecario di Cosimo III dei Medici, fra l’altro c’è chi sostiene che l’Anonimo Gaddiano possa essere stato il colto Bernardo Vecchietti uomo politico molto ascoltato alla corte di Cosimo I dei Medici  – ndr). Ma il manoscritto succitato è anche, a tutt’oggi, molto importante per lo studio della storia dell’arte italiana avendo preceduto pure la trattazione in proposito che fece nelle sue Vite (1550) Giorgio Vasari che anzi dall’Anonimo riprese molte notizie. Tornando a Leonardo vediamo proprio cosa scrisse il Vasari: “ Grandissimi doni si veggono piovere dagli influssi celesti ne’ corpi umani molte volte naturalmente, e sopra naturali, talvolta, strabocchevolmente accozzarsi in un corpo solo bellezza, grazia e virtù, in una maniera, che dovunque si volge quel tale, ciascuna sua azzione è tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gl’altri uomini, manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è) largita da Dio e non acquistata per arte umana.Questo lo videro gli uomini in Lionardo da Vinci, nel quale oltra la bellezza del corpo, non lodata mai a bastanza, era la grazia più che infinita in qualunque sua azzione; e tanta e sì fatta poi la virtù, che dovunque l’animo volse nelle cose difficili, con facilità le rendeva assolute. La forza in lui fu molta e congiunta con la destrezza, l’animo e ‘l valore, sempre regio e magnanimo. E la fama del suo nome tanto s’allargò, che non solo nel suo tempo fu tenuto in pregio, ma pervenne ancora molto più ne’ posteri dopo la morte sua”. Fra l’altro si narra che il Genio fosse dotato pure di una più che notevole forza fisica (che era l’ultima cosa in assoluto che avrebbe mai esibito) che gli consentiva di raddrizzare a mani nude addirittura un ferro di cavallo e piegare un sbarra dello stesso metallo. Ma perché Leonardo non aveva un suo cognome? Vediamone il motivo: All’epoca del Genio i cognomi non erano stati ancora istituiti per legge e le anagrafi cittadine non esistevano, solo 44 anni dopo la morte di Leonardo, il Concilio di Trento istituì le prime anagrafi della storia, stabilendo l’obbligo di tenere registri di battesimo nelle parrocchie, dov’erano registrati nomi e cognomi. Ecco perché, prima d’allora, in molti casi le persone erano identificate con la loro città natale: nel nostro caso la città era Vinci (Anchiano, dove realmente Leonardo nacque, essendo una piccola frazione risultava solo come Vinci) per cui l’Uomo Universale venne “etichettato” come Lionardo da Vinci. Comunque non fu solo Leonardo che ebbe come cognome il suo soprannome ma vari altri suoi concittadini subirono lo stesso trattamento ed ancora ai tempi nostri esistono nel nostro Paese almeno una decina di famiglie che hanno come cognome il “Da Vinci”.

La firma di Leonardo

 

Vi è anche da dire che se Leonardo avesse avuto un figlio quasi certamente egli si sarebbe chiamato come “….. di Leonardo” visto e considerato che in passato, spesso, si soleva identificare una persona anche con il “cognome” che era il nome di uno dei genitori. Per quanto concerne la definizione (che con grande indiscussa ironia) Leonardo dette di se stesso di “omo senza lettere” va ben ricordato che il Rinascimento, fra le tante eccellenze culturali, annoverò anche quella di essere la culla dei grandi umanisti con i quali non era certo facile confrontarsi (se non si era tali) con le loro spazianti competenze linguistiche e ciò valeva pure (ed anzi era possibile che ne acuisse i contorni) per tutti i grandi ingegni magari tali in altre “specialistiche” magari d’eccellenza assoluta ma in campo artistico. Ed in questo senso furono molti coloro che “soffrirono”, in maniera non indifferente, tale importante distacco. Questa cosa però non poteva “toccare” più di tanto un Genio Universale quale fu ed è Leonardo che anzi in proposito, da quella Mente Eccelsa che fu, impartì all’ “altra faccia” della grande Cultura dell’epoca ( con lo stile e la garbata ( e ironica) educazione che contraddistingueva tutte le sue azioni) una vera e propria “lezione” ed in proposito per ben comprendere basta leggere ciò che scrisse l’Immenso Maestro: “So bene che, per non essere io letterato “Omo sanza lettere” confessa di essere Leonardo che ha scarsa conoscenza del latino e ignoranza del greco ma “Io ho tanti vocaboli nella mia lingua materna, ch’i’ m’ho piuttosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole, colle quali bene esprimere il concetto della mente mia e se il volgare ha piena capacità di esprimere ogni concetto, il problema riguarda piuttosto quello della verità di ciò che si argomenta. La parola non conta nulla senza l’esperienza, e inorgoglirsi della conoscenza letteraria significa vantarsi di cose non proprie, ma create da altri”. Va detto a corollario ed a conferma di ciò, che Leonardo  anche in quello che scriveva era sempre alla ricerca della perfezione, scrivendo e riscrivendo gli stessi testi cercando di essere al massimo esatto e concreto, trasferendo abitualmente, con la sua particolarissima e geniale “pignoleria” al fine di una ennesima rilettura, il tutto da un quaderno all’altro. Va detto però che, pur non conoscendo benissimo la lingua latina ed ignorando quella greca, l’Uomo aveva letto tutti i Classici disponibili nella loro traduzione nel volgare andando a memorizzarli, senza sbavatura alcuna, nei suoi assolutamente fuori del comune (trattandosi di quelli di un Immenso Genio) “cassetti della memoria”.

Uno scritto di Leonardo

Sembra di vederlo questo molto bello, distintissimo ed elegante Gran Signore dalla cultura enciclopedica, già proiettato nel lontano futuro dell’uomo, il quale sorride (dall’alto di una dimensione globale irraggiungibile e non più raggiunta, ma neppure avvicinata da alcuno) mentre si autodefinisce, magari con ragionatissima ed arguta convinzione: “Omo sanza Lettere”, che però, nel suo caso specifico, trattandosi di un “certo Leonardo da Anchiano”, ci permettiamo di scrivere tutto assolutamente con la maiuscola e perché oltre, in questo senso, non si va.

                                                                                               Arnaldo Gioacchini