ROMA COM’ERA

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A 180 anni dalla nascita ufficiale della fotografia, il Museo della città eterna mette in mostra gli scatti più belli del suo archivio, raccontando la storia cittadina, dai primi dell’800 sino ai nostri giorni. La mostra, Roma nella camera oscura, è allestita a palazzo Braschi.

di Barbara Civinini

Per dirla con Isabel Allende, una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d’animo, è più potente di pagine e pagine scritte. Così, ammirando le splendide riproduzioni in mostra a palazzo Braschi, con un semplice sguardo, è possibile ripercorre gli ultimi 180 anni di storia della città eterna. La mostra, “Roma nella camera oscura”, promossa dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali, in 320 scatti offre uno straordinario excursus della storia capitolina dalla nascita della fotografia sino ai nostri giorni. Si tratta di un’arte moderna che ha cambiato il modo di raccontare gli eventi. L’invenzione di Daguerre, che aveva lavorato su un’idea di Niépce, fu presentata ufficialmente il 19 agosto 1839 durante una riunione all’Accademia delle Scienze di Parigi, dopo che lo stato francese ne aveva già acquisiti i diritti. Un’idea che aveva ammaliato anche le grandi menti del passato, dal filoso Aristotele che aveva osservato come la luce, passando attraverso un foro, proiettasse un’immagine circolare, al geniale Leonardo che aveva costruito una sua camera oscura, l’Oculus Artificialis, strumento precorritore della fotografia. Nella capitale agitata dagli eventi che portarono all’unità d’Italia, si assistette a una grande diffusione della fotografia che s’inserì nella scia del vedutismo pittorico, tanto da trovare una rapida espansione commerciale che finì per destabilizzare gli antichi sistemi di riproduzione, al punto che i governanti, a più riprese, s’interessarono al suo ordinamento. La mostra ospitata dal Museo di Roma con la quadreria ricavata dal suo archivio fotografico, offre più livelli di lettura, articolati in 9 sezioni espositive, capaci di riscrivere la storia delle città, documentandola per immagini. Dopo la parte iniziale del percorso dedicata agli esordi della fotografia e alla nascita della nuova professione di fotografo, si passa alla scoperta delle antiche vestigia di Roma e dei suoi monumenti, poi a San Pietro come centro della cristianità, quindi alle sue fontane e al biondo Tevere, seguono i sui giardini e gli scorci di campagna. Si arriva così alla sezione dedicata dai piani regolatori di fine Ottocento, alle grandi trasformazioni dell’urbe, che, poi, diventerà il palcoscenico del regime fascista. Ma la parte di esposizione che forse emoziona di più è quella dedicata agli scorci di vita familiare vissuti in una Roma che non c’è più, per arrivare, poi, alla vivacità e ai colori dei nostri giorni. La mostra si chiude con i ritratti in posa negli studi d’artista ottocenteschi e con i tableaux vivants, che ebbero grande fortuna tra fine 800 e primo 900. Fra gli autori, naturalmente, non ci sono solo i grandi pionieri dell’800 come Robert MacPherson, ma anche gli artigiani moderni come Nello Ciampi, che documentò la vita cittadina fra gli anni 30 e 60. Il catalogo della mostra, che si potrà visitare sino al 22 settembre, curata da Simonetta Tozzi e Flavia Pesci, è pubblicato da De Luca Editori d’arte.