Riprendono le visite all’area archeologica del laghetto a Cerveteri

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Oggi, domenica 24 marzo sarà possibile visitare, al Sito UNESCO della necropoli della  Banditaccia, una delle aree archeologiche più antiche in assoluto forse, complessivamente, addirittura la più antica. Si tratta della zona del Laghetto che godrà delle visite, organizzate per gruppi guidati da esperti del GATC (Gruppo Archeologico del Territorio Cerite onlus), che avranno inizio, con cadenza di un’ora, dalle ore 10.00 per poi proseguire alle 11.00 ed alle 12,00 e con l’ultima visita prevista alle 15.00 del pomeriggio. La pregevolissima area archeologica del Laghetto è posta fuori della recinzione a duecento metri dall’ingresso di essa proseguendo nel percorso lungo la medesima. Il tutto (eventualmente ma non certo necessariamente) è fattibile anche in macchina ed in questo caso, ivi giunti, c’è un’ ampia possibilità di parcheggio sotto procerosi pini mediterranei. L’area del Laghetto vede al suo interno tutte le tipologie dei sepolcri etruschi che risalgono i più antichi addirittura al periodo villanoviano (IX° – VIII° secolo a.C., per finire poi  fino al II° sempre a.C.) e prende il nome dalla presenza di  quello che era un piccolo bacino lacustre formato da acque sorgive e di impluvio già esistente al tempo dei Rasenna (Etruschi) e della loro Caisra (Cerveteri). Rasenna i quali, da grandi esperti di idraulica quali erano, al fine di tenerne le acque sempre regimentate, avevano scavato un condotto di deflusso semisotterraneo (ancora visibile in quanto ripulito dal GATC) passante sotto la suddetta necropoli e scaricante in quello che, attualmente, è chiamato fosso del Manganello il quale molto probabilmente, in epoca etrusca, aveva ben altra portata e di cui i fiancheggianti costoni rocciosi, in mezzo ai quali ancora scorre con le sue acque, non erano collassati più di tanto come poi accaduto successivamente. Entrando più nel dettaglio va detto che i 7.000 metri quadri (poco meno di un campo di calcio regolare – 7.140 mq. – ndr) della molto importante e molto bella zona archeologica del Laghetto, racchiude in uno spazio così contenuto ben 500 tombe afferenti tutta la tipologia etrusca (già in passato indagate e studiate molto bene dalla Fondazione Lerici) ad iniziare, come suddetto addirittura dal IX° secolo a.C.Area archeologica, dal punto di vista cardinale, che è  sita nel lato est del pianoro della Banditaccia e che precede, di un centinaio di metri, l’accesso alla via degli Inferi nella parte, anche questa esterna all’attuale recinzione, che in passato recava all’antica e famosa città etrusca di Caisra (Agylla per i greci, Caere per i romani- ndr). Laghetto che poi fu riempito con le risulte di terra provenienti dagli scavi archeologici effettuati alla Banditaccia sotto la guida dall’ing. (appassionato e famoso archeofilo) Raniero Mengarelli nei primi decenni del 1900. Vi è da dire che quest’ area, in piena epoca etrusca, parallelamente all’uso sepolcrale, veniva anche utilizzata come cava di tufo (come è ben visibile ancora oggi) infatti accanto alle varie tombe, si vedono pure i tagli tufacei effettuati per l’asportazione del suddetto materiale. Comunque ciò fermo restando sempre il grande rispetto dei Rasenna per i loro defunti per cui, nel caso di invitabili spostamenti di resti umani, questi, con tutte le attenzioni possibili, venivano deposti in specifici viciniori pocula (ossuari). L’impegno sistematico del GATC (sempre sotto il controllo della Soprintendenza Archeologica) ha visto la messa in campo di ben 25 volontari specializzati (fra l’altro,ovviamente,molto attenti, appassionati ed estremamente professionali) al fine di rendere fruibile ai visitatori tutta l’area, si è protratto per circa  un anno. Piuttosto rilevante è pure il fatto che alcune tombe del “Laghetto” fossero dipinte e che, a distanza di oltre 2.000 anni, le tracce di ciò sono ancora ben visibili destando l’ammirazione degli esseri umani del terzo millennio. Va giustamente sottolineato quanta attenzione è stata posta dal Gruppo Archeologico del Territorio Cerite anche nella tutela ambientale, sia nel rispetto delle varie specie di piante presenti che in quello di alcune pozze d’acqua (qualcuna con relativi piccoli cannizi) formatesi in loco, nelle quali, fra l’altro, ben convivono fra di loro rane, rospi ed alcuni ( purtroppo sempre più rari ma ivi ben esistenti) tritoni.

                                                                                                     Arnaldo Gioacchini 

Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO