Statale 106 al teatro VILLA PAMPHILJ di Roma

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«Ho scritto questo monologo pochi giorni dopo l’omicidio di Nicola Calipari, un uomo perbene, servitore dello stato, ucciso dal fuoco amico» dichiara il protagonista.
«Il 22 marzo 2005 il Presidente della Repubblica Ciampi lo insignì della medaglia d’oro al valor militare e proprio nella stessa data, a distanza di cinque anni, desidero ricordare a un Paese senza memoria che chi salva una vita è un uomo giusto per sempre. Per me la 106 Ionica, conosciuta come la strada della morte, è un pretesto per raccontare il potere e i suoi abusi, di cui ognuno di noi è vittima. Dal mito a oggi, il teatro è l’unica forma d’arte veramente democratica perché è un evento dal vivo che non può incorrere in una censura preventiva».

E’ la strada la vera protagonista di “Statale 106”, un viaggio verbale che percorre e descrive la Calabria come una regione segreta, misteriosa e arcana in cui prendono vita figure e personaggi senza tempo, uniti dalla comune appartenenza a una terra ancestrale che ha bisogno di trovare la sua voce scenica. E il dialetto calabrese originario, alternato con un italiano conquistato come una lingua straniera adatta solo alla comunicazione ufficiale, denuncia con la sua naturale violenza un luogo dominato dal potere di pochi che ottengono autorità e fama a discapito di altri.

La narrazione diventa allora mito classico per chiarire e spiegare l’odierna condanna all’inciviltà di un mondo che non conosce democrazia. Il cammino dell’affabulazione supera le cronologie e incontra virtualmente un’altra strada pericolosa, quella via di Baghdad che ha ospitato i tragici risvolti della liberazione di Giuliana Sgrena e in cui ha trovato la morte un eroe di oggi come Nicola Calipari, non a caso nato a Reggio Calabria.

La strada diventa il contenitore di tutte le storie raccontate: dalla Calabria all’Iraq, dall’America di Bush al meridione dei briganti, da Paride che prende Elena fino a Calipari che salva la Sgrena.
Come sempre nella tradizione orale e nell’arte del racconto, passato e presente si confrontano e fondono a dimostrare l’eterna battaglia dell’uomo contro una società che non riesce a contenerlo e finisce per sacrificarlo.

Giuseppe Argirò Attore, drammaturgo e regista teatrale, ha interpretato e diretto testi classici e contemporanei, specializzandosi nella pedagogia e nella didattica. Si è diplomato attore di prosa presso l’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico) e si è laureato in Letteratura Teatrale Italiana all’Università “La Sapienza” di Roma con la tesi Il teatro prima del teatro in Pier Paolo Pasolini, coniugando un’adeguata formazione teorica con un’assidua e diversificata attività professionale.

Il suo impegno registico è infatti spesso legato a interventi di traduzione, adattamento o riscrittura della drammaturgia classica antica e moderna, in equilibrio fra il rispetto della fonte letteraria e le esigenze di una messinscena rivolta al pubblico odierno.
Ha diretto Pamela Villoresi nell’adattamento della commedia goldoniana La pupilla per la Biennale di Venezia 2007, Giuseppe Pambieri in una trasposizione de Le fenicie di Euripide per il Magna Grecia Festival, Luciano Virgilio ed Edoardo Siravo in una riscrittura della tragedia Agammenone di Seneca per il Festival Teatro dei Due Mari.
Ha scritto e diretto il monologo Odissea Penelope, interpretato prima da Paola Gassman e poi da Iaia Forte.
E’ autore, attore e regista del monologo Statale 106, che ha avuto anche una versione live accompagnata dal gruppo musicale calabrese Il Parto delle Nuvole Pesanti.
Ha insegnato nelle maggiori scuole di teatro e di cinema della capitale e in diverse università pubbliche e private.
Impartisce lezioni di recitazione, dizione, lettura poetica, regia, drammaturgia e storia del teatro.
Insegna Storia del Teatro e Drammaturgia dell’Attore presso la Writing School della LUISS di Roma.

Domenica 17 marzo 2019, ore 11,30

Teatro Villa Pamphilj

Villa Doria Pamphilj Via di San Pancrazio 10 – P.zza S. Pancrazio 9/a,  00152 ROMA 

Info e prenotazioni teatro: tel. 06 5814176