5G Le cavie siamo noi

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Gli italiani come topi di laboratorio?
Il meeting nazionale stop 5g si è concluso con una risoluzione che illustra i rischi di una tecnologia mai sperimentata in precedenza

di Giovanni Zucconi

Premetto che noi tutti tifiamo per il 5G. Noi tutti non vediamo l’ora di utilizzare questa nuova tecnologia nella vita di tutti i giorni. Perché è evidente che il 5G è una tecnologia che porterà enormi benefici a tutti noi, e che sarà il motore di un progresso significativo.

Ma nessuno di noi vuole ammalarsi o morire di 5G. Perchè diciamo questo? Semplicemente perché nessuno, ma proprio nessuno, conosce i rischi che correremo adottando questa tecnologia. Fino ad oggi non è stato fatto nessuno studio, né sugli animali né sugli uomini, per valutare i rischi che correrà la popolazione una volta che i milioni di antenne previste solo in Italia cominceranno ad irradiare le nuove frequenze. Curioso vero? Eppure, il nostro Governo ha già incassato 6,5 miliardi di licenze dagli operatori telefonici che si spartiranno le frequenze in Italia, dove è prevista una copertura di più del 98% su tutto il territorio nazionale. Per non parlare dei nuovi modelli di telefonini 5G, già pronti ad invadere il mercato. Tutto pronto. Peccato che tutti si sono dimenticati, Governo in primis, di pretendere, prima di partire, uno studio preliminare degli effetti di queste nuove frequenze sull’organismo umano. Per la telefonia mobile è così da sempre. E vale solo per loro. Non è così, per esempio, per l’industria automobilistica o per quella chimica. Non è che tutti quelli che abitano in città muoiono di cancro ai polmoni, ma ci sono leggi severissime che regolano le emissioni delle polveri sottili da parte delle automobili, e i livelli di inquinamento nelle nostre città. Quando questi ultimi superano una certa soglia si ferma, per legge, tutto il traffico automobilistico per intere giornate. Le industrie chimiche o farmaceutiche, prima di immettere sul mercato un loro prodotto, spendono milioni di euro per individuare tutti i possibili rischi.

Meeting Nazionale #stop5g

Lo stesso non accade per l’industria della telefonia mobile. Questa si può permettere di immettere sul mercato una tecnologia che verrà usata, letteralmente giorno e notte, da miliardi di persone, senza uno straccio di studio sui rischi che correrà la popolazione. Questo non vuole dire che poi il 5G sarà necessariamente causa di tumori o di altre malattie nelle persone. Ma non lo possiamo escludere fino a quando uno studio ci toglierà ogni dubbio. Ma perché abbiamo questa paranoia che il 5G possa fare male? Se non ci sono studi, su cosa basiamo questo timore? Lo basiamo su precedenti studi sulle radiazioni elettromagnetiche, e in particolari quelle generate dal vecchio, ma ancora presente, 3G. Senza entrare nei particolari, già descritti in precedenti articoli, i campi elettromagnetici, che ormai pervadono tutto il nostro ambiente, sono stati classificati dallo IARC, l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro, come una “possibile” fonte di tumori. E’ stata classificata “possibile” e non “probabile” o “certa”, perché nel 2011 mancavano ancora degli studi degli effetti delle radiazioni su animali di laboratorio. Studi che sono stati recentemente conclusi da due prestigiosi istituti di ricerca, l’americano National Toxicology Program, e il nostro Istituto Ramazzini di Bologna, che hanno dimostrato “chiare evidenze di cancerogenità negli animali di laboratorio esposti a radiazioni elettromagnetiche (frequenze del 3G)”. Ce ne è abbastanza per preoccuparsi, e per chiedere alle nostre Istituzioni di garantire la nostra salute con uno studio preliminare che elimini ogni dubbio su possibili problematiche sanitare nella popolazione esposta alle radiazioni del 5G. Tutto questo, dovrebbe essere ragionevolmente accompagnato da uno stop temporaneo all’adozione di questa tecnologia, fino al termine degli studi. E’ quello che sta chiedendo da tempo l’”Alleanza Stop 5G”, in particolare il suo portavoce nazionale, Maurizio Martucci, in tutte le sedi istituzionali. Una petizione, firmata da 11.000 persone, con richiesta di moratoria per fermare la sperimentazione 5G su tutto il territorio italiano, è stata recentemente presentata al Governo e ai nostri Parlamentari. Contemporaneamente l’Alleanza Stop 5G ha avviato una campagna di informazione e di sensibilizzazione coinvolgendo tutti i media a sua disposizione: giornali, radio o affissioni pubblicitarie. Anche il nostro giornale ha fatto la sua parte, pubblicando numerosi articoli su questo tema, e dedicando almeno tre copertine ai potenziali pericoli del 5G.

Sicuramente L’Ortica si può annoverare tra i giornali più attivi, in Italia, in questa campagna informativa. Anche per questo, per la sensibilità dimostrata sul tema, L’Ortica è stata una “media sponsor” del primo meeting nazionale “#Stop 5G”, che si è svolto sabato 2 marzo a Vicovaro. Le sue copertine erano esposte un po’ dappertutto nelle varie aree del complesso dove si è svolta la manifestazione. E devo dire che, anche per questo, ho provato un comprensibile orgoglio nel partecipare ai lavori. Il meeting è stato molto partecipato. La sala dove si sono svolti tutti gli interventi era strapiena, e moltissime persone sono dovute rimanere fuori, perché dentro non c’era più posto neanche in piedi. L’interesse dei partecipanti è stato abbondantemente ripagato dalla qualità e dallo spessore degli interventi dei relatori, che hanno descritto benissimo l’inquietante scenario verso cui ci sta portando una classe politica ingorda di ricchi finanziamenti provenienti dalle vendite delle licenze alle compagnie telefoniche, e che ignora, più o meno incoscientemente, i pericoli di una tecnologia di cui non sono stati mai studiati gli effetti sulla popolazione.

Alla fine del meeting è stata approvata una risoluzione, molto articolata, che espone una serie di richieste che riportiamo integralmente:

1) GOVERNO

  • Rinnovo della richiesta di moratoria per fermare la sperimentazione 5G su tutto il territorio italiano
  • Non innalzare i valori limite di legge nella soglia d’irradiazione elettromagnetica
  • Minimizzare il rischio sanitario promuovendo uno studio epidemiologico sui campi elettromagnetici
  • Integrare i contratti d’asta da stipulare e/o già stipulati con l’industria aggiudicataria delle nuove bande 5G con l’inserimento di una clausola per un’accisa risarcitoria da eventuali danni cagionati sulla salute della popolazione.

2) MINISTRO DELLA SALUTE

  • Promuovere uno studio preliminare nazionale sugli effetti biologici delle radiofrequenze 4G e 5G presso un ente indipendente e privo di conflitti d’interessi con l’industria, valutata la disponibilità dell’Istituto Ramazzini
  • Istituire una commissione di vigilanza permanente per il monitoraggio degli effetti dei campi elettromagnetici, individuando membri della scienza e medicina indipendente, un coordinamento tra le associazioni dei malati

3) PARLAMENTO

  • Invito alle Commissioni preposte di calendarizzare la discussione di disegni di legge sulle malattie ambientali
  • Invito alla Commissione Vigilanza Rai di valutare il livello d’informazione sinora offerto nei servizi di radiotelevisione pubblica circa i pericoli sanitari del 5G
  • Di dare piena attuazione alla Legge Quadro del 2001 con l’applicazione dei decreti attuativi, valorizzando una delle leggi più cautelative d’Europa in difesa della salute pubblica

4) REGIONI e PROVINCE AUTONOME

  • Promuovere una inter/commissione sanità/ambiente per monitore le ripercussioni dei campi elettromagnetici su popolazione ed ecosistema, individuando membri della scienza e medicina indipendente e un coordinamento locale tra le associazioni dei malati e cittadinanza attiva 

5) COMUNI

  • Invito al Sindaco in qualità di massima Autorità Sanitaria e ufficiale di Governo e, in subordine, al Prefetto in caso d’inerzia del primo, di adottare un’ordinanza contingibile e urgente per sospendere la sperimentazione del 5G sul territorio amministrato in attesa di quanto ai punti 1), 2), 3), 4)

6) ASSOCIAZIONI e CITTADINI

  • Sostenere la cittadinanza più esposta, in particolar modo i soggetti più a rischio come malati, donne in gravidanza, anziani e bambini in chi ne esercita la patria potestà, nelle diffide legali, anche individuali, da inoltrare ai ministri della salute, dello sviluppo economico e al Sindaco del proprio comune di residenza, rivendicando il diritto costituzionale per la tutela alla salute di cui all’art. 32   
  • Sostenere l’associazionismo nell’intraprendere un percorso legale di autotutela pubblica anche per mezzo di un ricorso d’urgenza da presentare alla Procura della Repubblica, Tribunale civile ex art. 700 per ‘periculum in mora’.