Il duro lavoro della befana
Un giorno cioè il 6 gennaio del 1999, c’era una signora che era tanto tranquilla e non usciva mai di casa. Questa signora si chiamava Giuseppina Valdostano. Questa signora poteva sembrare una persona normale, ma aveva un grande segreto, cioè che lei era la befana. Un giorno questa signora, vedendo dei bambini tristi, perché non avevano ricevuto i dolcetti dalla Befana, decise di tornare in “pista”. Spolverò la sua scopa, riprese i suoi vecchi abiti e gli diede una sistemata. Caricò la scopa e aprì la porta, ma nello stesso istante che lei aprì la porta, tutta la neve gli venne dentro casa, Giuseppina si era dimenticata che lei abitava sulle Alpi. La signora Giuseppina era una vecchina molto dolce e generosa. Lei adorava i bimbi, quindi gli portava sempre dei doni. Lei era povera. Un giorno, stanca, si addormentò davanti ad una casetta favolosa, allora, alcune piccole personcine la portarono dentro. Il grande proprietario della casa, preoccupato per la signora anziana, la svegliò e si presentò “io sono Babbo Natale”. Ma ora parliamo di lei, cosa le è successo? La generosa vecchina gli disse che lei portava i doni a tutti i bimbi del mondo, però si era stancata! Allora Babbo Natale la riportò a casa e la mise a riposare
L’anno dopo Babbo Natale si ricordò della strana vecchina che aveva soccorso e la andò a trovare, ma non trovò nessuno. Trovò solo un biglietto con su scritto lascio tutti i miei avere al grande signore che mi ha soccorsa Babbo Natale. Io sono ai Caraibi.
di Ludovica Ciucci – Chiara Funari
Classe V E
Un giorno la Befana si stancò di fare il suo lavoro, voleva passare il suo dovere a qualcun’altro. Pensò tanto, ma non trovava nessuno all’altezza di sostituirla. Si sentiva ormai troppo stanca e vecchia, così, decise che al primo bambino che passava davanti alla sua porta, avrebbe regalato la scopa e il lavoro. Dopo circa qualche ora il primo bambino passo di lì, ma era troppo basso per cavalcare la scopa, quando passò il secondo bambino. La befana pensò che era troppo cicciottello. Il tempo passava e i bambini che la Befana vedeva non erano adatti al duro lavoro della Befana. Come farò! – pensò la Befana – nessuno riuscirà a sostenere questo duro lavoro! Allora la Befana attaccò sui muri delle piazze un cartello con scritto: – la Befana non lavora più, venite al suo posto! Altrimenti i bambini di tutto il mondo, a gennaio saranno tristi! Venite a sostenere la Befana! Ma purtroppo nessuno accettava e la Befana dovette rassegnarsi – porterò i regali finché qualcuno accetterà la mia offerta! – Così la Befana, nonostante la sua stanchezza continuò a riempire le calze.
di Annalisa Mechelli – Alexandru Popa
Classe V E
L’anno successivo trovò un bambino disposto a lavorare per lei. Il figlio accetto e così ogni 6 gennaio andava a portare i dolcetti, però c’era un problema, il figlio non poteva andare sulla scopa volante perché non era magico come la mamma, perciò doveva andare a piedi. La befana allora creò una macchina volante.
Lasciò il figlio a casa e se ne andò a divertire alle Hawaii.
Il 6 gennaio il figlio cominciò a distribuire i dolcetti, ma non riuscì a darli a tutti.
I bambini piansero talmente forte che si sentì fino alle Hawaii, così la povera befana fu costretta a tornare a casa e riprendere il suo duro lavoro.
Da quel giorno tutti i bambini furono felici (soprattutto il figlio).
di Beatrice Mercolini – David Gaglione
Classe V E
Tanto tempo fa sul Monte Rosa dove sorgeva lo zucchero-filato, c’era una piccola casetta fatta di dolci lì ci abitava una vecchietta con i capelli tutti bianchi, un vestito rosa, un nasino dolce, gli occhi marroni e la pelle moto chiara.
Era una vecchietta molto dolce si chiamava Anna e ogni sei Gennaio donava a tutti i bambini del mondo dolci e regali.
Un giorno bussarono alla sua porta dei bambini poveri e gli chiesero “Potreste darci un po’ di pane? “E la Befana li ospitò, e gli diede una calza piena di dolci, questi bambini andarono subito dai genitori e da lì nacque la leggenda della Befana.
di Giorgia Marchesani
Classe V E
Tanto tempo fa, su un pendio del Monte Bianco esisteva una casetta tutta in legno. Al suo interno c’era una vecchietta molto vecchia. La sua casetta era tutta rotta, le assi del tetto si tenevano a stento, in alcune c’erano piccoli buchi provocati dalle termiti. Ogni volta che la vecchietta apriva la porta (se riusciva ad aprirla), tutto scricchiolava, e a volte le assi col forte vento o valanghe se ne andavano. Il nome della vecchietta era Befana. La vecchietta aveva il naso lungo con una grossa bolla sulla punta, capelli corti, occhi celesti e molta, molta generosità. Purtroppo viveva isolata e nessuno la veniva a trovare. Il cinque gennaio del 1920, un pino, a causa di una forte tempesta, cadde vicino alla sua casa facendo tremare il terreno. La vecchietta cadde e batté la testa. La botta in testa gli diede un potere: la magia. La vecchietta ricavò dal legno del pino una scopa, così da quel giorno, ogni sei gennaio, con la magia la Befana cominciò a volare nei cieli distribuendo dolcetti a tutti i bambini del mondo.
di Lorenzo Guadagno
Classe V E
Tanto tempo fa, su un pendio del Monte Bianco esisteva una casetta tutta in legno. Al suo interno c’era una vecchietta molto vecchia. La sua casetta era tutta rotta, le assi del tetto si tenevano a stento, in alcune c’erano piccoli buchi provocati dalle termiti. Ogni volta che la vecchietta apriva la porta (se riusciva ad aprirla), tutto scricchiolava, e a volte le assi col forte vento o valanghe se ne andavano. Il nome della vecchietta era Befana. La vecchietta aveva il naso lungo con una grossa bolla sulla punta, capelli corti, occhi celesti e molta, molta generosità. Purtroppo viveva isolata e nessuno la veniva a trovare. Il cinque gennaio del 1920, un pino, a causa di una forte tempesta, cadde vicino alla sua casa facendo tremare il terreno. La vecchietta cadde e batté la testa. La botta in testa gli diede un potere: la magia. La vecchietta ricavò dal legno del pino una scopa, così da quel giorno, ogni sei gennaio, con la magia la Befana cominciò a volare nei cieli distribuendo dolcetti a tutti i bambini del mondo.
di Lorenzo Guadagno
Classe V E