Il delitto Terracciano e Salineri che scosse Ladispoli

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I primi soccorsi in viale Italia dove avvenne il duplice omicidio nello studio legale

Vi raccontiamo a quasi dieci anni di distanza quanto sgomento destù il duplice omicidio dei due avvocati nello studio di viale Italiadi Antonio Calicchio

Ancora molto viva, nonostante siano trascorsi quasi dieci anni, permane l’impressione nella città di Ladispoli a causa dell’efferato assassinio degli avvocati Terracciano e Salineri, vera dimostrazione del carattere precario della situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica nel nostro Paese, col rischio di far apparire affievolito, se non compromesso, perfino il ruolo di figure professionali ed istituzionali, quale quella dell’avvocato, nell’ambito della nostra società civile e democratica. L’autore del fatto, dopo le dichiarazioni rese alle forze dell’ordine all’atto della sua costituzione e secondo le quali egli avrebbe esploso i colpi per motivi di natura giudiziaria, non ha reso – a quanto è dato di sapere – alcun’altra dichiarazione; altro, comunque, egli, forse, non avrebbe potuto aggiungere, posto che il susseguirsi degli eventi è sin troppo lineare, seppure di una tragica semplicità. Esperite tutte le formalità di legge, effettuato l’interrogatorio, il “caso” è stato chiuso con estrema celerità. E colpito da questo insano gesto è stato anche il figlio di Terracciano che si trovava in loco.  “In una società fondata sul rispetto della giustizia, l’avvocato svolge un ruolo di primo piano.

Il suo compito non si limita al fedele adempimento di un mandato nell’ambito della legge.

L’avvocato deve garantire il rispetto dello Stato di Diritto … Il rispetto della funzione professionale dell’avvocato è una condizione essenziale dello Stato di diritto e di una società democratica”.

Questi rilievi costituiscono il Preambolo del Codice deontologico degli Avvocati europei ed esprimono il valore attribuito alla funzione dell’avvocato, nella società moderna. Proprio in quanto sempre più complessa ed articolata si presenta l’organizzazione sociale dei rapporti umani, tanto più utile e necessaria appare questa figura nel suo ruolo di portatrice di legalità e di giustizia.

Ed infatti, se la giustizia perisce, allora è la società tutta che si dissolve, si corrompe e precipita nel caos. Uno Stato è solido quando i cittadini vivono nell’ordine, nella sicurezza e nella giustizia.

E l’avvocato contribuisce, col suo ruolo sociale e addirittura morale, a che la giustizia sia davvero tale, non solo nell’interpretazione degli articoli dei codici, ma anche nel dare attuazione alle istanze e ai principi di equità e nel promuovere l’evoluzione del diritto, attraverso la tutela della libertà, della Costituzione e dello Stato di Diritto.

Pertanto, attentare alla vita di una simile figura, vuol dire attentare alla vita di un “organo” di giustizia e, quindi, gravemente offendere le istituzione della Repubblica.

Il Re Hamurrabi, nel 2000 a.C.,avrebbe avuto vergogna!

E ciò per di più in considerazione dell’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea, più integrata verso forme istituzionalizzate di integrazione politica e sociale, in cui accadimenti criminosi di questa portata rischiano di far perdere completamente il prestigio di fronte agli stranieri, prestigio che è garanzia di crescita civile e democratica della nostra nazione. Gli stranieri ci guardano ed osservano, e dagli Italiani dipende il conquistarsi il loro rispetto: dipendono dagli Italiani le sorti del nostro Paese; se essi sapranno dare lo spettacolo di un popolo civile ed unito, allora l’Italia sarà già sulla via dello sviluppo.

L’Italia è, e deve restare, la culla della civiltà giuridica, con la sua credibilità di onestà e identità socio-politica, nel rispetto e nella salvaguardia del valore della vita, della dignità e della libertà della persona umana, anche alla luce della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo.

Il nostro Paese proviene da una tradizione culturale e da una terra con la sua grandiosa storia giuridica; ed è ad esse che occorre guardare per cercare di fronteggiare e contrastare episodi criminosi del genere. Per questo, bisogna osservare il passato, perché il futuro, la realtà dell’avvenire sono soltanto nel modo in cui si vive il presente.

Platone, nel descrivere l’eredità del suo maestro nell’Apologia di Socrate, gli mette in bocca una frase che può essere declinata anche in maniera cristiana: “Ad un uomo giusto non può capitare nessun male, né in vita, né in morte”.

Ovvero: la nostra Atene, ha, oggi, un suo Socrate da ascoltare?