Ponte Francesco Bitti, cittadini di Ladispoli preoccupati

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I gravi danni causati al ponte Bitti dal tornado del 2016

I nostri lettori segnalano come la struttura che collega lungomare Marco Polo al centro di Ladispoli sia fatiscente e potenzialmente pericolosadi Felicia Caggianelli

Ormai l’allerta meteo è all’ordine del giorno, così come le preoccupazioni dei tanti cittadini che si sono rivolti alla nostra redazione con tutta una serie di domande. Molte delle quali scaturite, e amplificate, dai mezzi di comunicazione dopo gli ultimi fatti di cronaca registrati in Italia che hanno visto crollare sotto i colpi del maltempo tetti di chiese, strade e ponti. Nonché, morire gente per costruzioni abusive con tanto di decreto di abbattimento passato in secondo ordine a causa della mancanza di soldi da parte del comune interessato. La lista delle strutture fatiscenti e degradate dalla superficialità gestionale è molto lunga e non siamo qui a fare della sterile polemica, che certo non riporterebbe in vita nessuno. Desideriamo solo porre in evidenza un dato di fatto. In Italia finalmente ci si sta rendendo conto che la manutenzione in ogni settore ha il sapore di una chimera. Sembra un paradosso, ma ormai al solo parlare di pioggia e maltempo c’è da rabbrividire e quando non sono le condizioni meteo avverse ad imperversare, a metterci lo zampino sono la superficialità e il lassismo burocratico e umano. Come nel tragico crollo del ponte Morandi dove tutti sapevano le condizioni della struttura e l’intervento è stato preso sotto gamba con conseguenze tristi che abbiamo imparato a conoscere dai vari protagonisti e reportage andati in onda ovunque. Il crollo del ponte Morandi infatti ha riacceso e portato alla ribalta uno dei fardelli della società italiana che vede la delicata questione della manutenzione perdersi in beghe economiche e di responsabilità, a discapito dei malcapitati. Non è una novità che la manutenzione in Italia sia un vero e proprio cancro sociale. Un malessere che dilaga ovunque, sotto gli occhi di tutti, che puntualmente viene ignorato e trattato alla leggera, protetto dalla classica formuletta che ormai conosciamo tutti: mancano i soldi. Eppure c’è un’altra responsabilità che aleggia nell’aria, ovvero spesso si ignora il patrimonio strutturale di un Paese.  E’ evidente che in questa situazione di incertezza è complicato garantire la manutenzione, in alcuni casi non si sa nemmeno di chi sia la competenza. E questo è un problema che si somma all’insufficienza dei fondi a disposizione, l’Anas spende più di un miliardo ogni anno per la manutenzione, ma ne occorrerebbe il doppio per garantire la copertura e il monitoraggio di tutto il patrimonio viario, compresi 12 mila viadotti. E quindi se una cosa la si ignora come la si può monitorare? E in un Paese dove la scarsa manutenzione e il monitoraggio delle infrastrutture assente la fanno da padroni è naturale che i cittadini abbiano iniziato a guardarsi bene intorno ed a porsi delle domande. E il nostro territorio non fa eccezione. Non a caso in redazione già da tempo erano iniziate ad arrivare segnalazioni sullo stato dei ponti del territorio, alcuni dei quali storici e retrodatati di qualche decina d’anni. L’Ortica si è attivata, iniziando un monitoraggio capillare, partendo dal ponte Francesco Bitti di Ladispoli, una struttura non proprio vecchia ma che presenta vari problemi. Iniziamo la nostra inchiesta con qualche cenno storico a riguardo del protagonista di questa settimana ovvero il cosiddetto “ponte di legno”. Un ponte pedonale in legno lamellare sul fiume Vaccina, fu inaugurato nella primavera del 2007 e collega lungomare Marco Polo con lungomare Regina Elena ed insieme al cosiddetto “ponte bianco”, il pedonale Abebe Bikila, che si collega con lungomare Marina di Palo, formano un percorso davanti alla costa ininterrotto per ben 2 km. Il ponte è stato intitolato al Pioniere di Ladispoli Francesco Bitti  (1868 – 1939) con una cerimonia il primo aprile del 2012. Nel 2016 una gru schiantatasi su di esso a causa della tromba d’aria devastante che distrusse letteralmente il centro di Ladispoli, procurando ingenti danni sia a strutture pubbliche che a quelle private, fece registrare dei danni alla struttura in legno che per sicurezza venne recintata con assi di legno in attesa dei lavori di ripristino. Sull’ordinanza affissa a suo tempo c’è scritto: Puntellatura provvisionale della passerella pedonale tra Lungomare Regina Elena e lungomare marco Polo danneggiata dalla tromba d’aria del 06.11.2016. Intervento che è costato 9.045,10 euro e che ha preso la residenza in loco visto che la struttura non è stata ancora ripristinata e ad oggi di iniziare i nuovi lavori non se ne parla proprio. Recandoci sul posto abbiamo registrato numerosi problemi tra i quali la struttura in legno che si sta deteriorando, imperversano scritte e disegni senza senso sia nella zona interna che esterna, una folta vegetazione di erbe infestanti  avanza sui quattro versanti.  I pali dell’illuminazione pubblica presentano gli sportellini rotti alla base che lasciano intravedere i fili elettrici. Lo scorri mano in ferro è rotto, il pavimento riporta diversi rattoppi. In alcune parti le assi di legno presentano dei buchi che permettono di vedere il corso del fiume sottostante. Lo stesso muretto dove poggia la struttura in alcuni tratti presenta  l’intonaco sgretolato e si intravedono pezzi di ferro arrugginiti della struttura, così come arrugginite sono le viti che fissano le assi posizionate all’interno del ponte e quelle che reggono lo scorri mano.  A corollario del tutto ci sono i resti di qualche vecchio lucchetto arrugginito dove gli innamorati a suo tempo si sono promessi amore eterno proprio come nel libro romantico scritto da Federico Moccia “Tre metri sopra il cielo”. Racconto dove i protagonisti legavano le loro promesse posizionando lucchetti con le iniziali e frasi dolci sui paletti di Ponte Milvio. Speriamo solo che il loro amore sia stato più longevo e non si sia stato toccato dalla stessa sorte in cui versa il ponte Bitti. Da parte del nostro settimanale la segnalazione è stata doverosa agli organi competenti affinché sia attivato un servizio di monitoraggio capillare sulle varie strutture presenti sul territorio perché una cosa è certa. Una struttura qualsivoglia, o un ponte, non cadono per casualità e la responsabilità di intervento per arginare eventuali fattacci è una richiesta sacrosanta della gente, ovvero di tutti i cittadini che non hanno solo doveri nei confronti delle istituzioni ma anche diritti che devono essere garantisti dell’incolumità di ciascuno di noi. Purtroppo questa è la condizione di moltissime infrastrutture che utilizziamo quotidianamente. Nel nostro caso sapere di chi è la responsabilità, come è stato realizzato il ponte, conoscere il suo stato di conservazione, è un presupposto fondamentale per la sicurezza.  Inoltre, altro aspetto fondamentale, ma purtroppo trascurato, è la prevenzione. A spiegarlo, in un’intervista rilasciata ad Avvenire, è stato Maurizio Crispino, ordinario del Politecnico di Milano ed esperto della struttura tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture.

“Intervenire subito, quando si nota un’infiltrazione, una crepa o i primi segni di degrado, è innanzitutto conveniente sul piano economico. Il presupposto però è, ancora una volta, avere un quadro certo delle opere da gestire e delle responsabilità di ogni gestore”.

Per Crispino, dunque, bisogna quanto prima porre fine al caos istituendo anche un Catasto delle strade per conoscere la giusta ubicazione delle infrastrutture presenti sul territorio. Dopodiché, occorre istituire un’autorità di controllo che sanzioni gli enti gestori inadempienti.