A cura di Laura Cecchini
Salve a tutti lettori dell’Ortica. Oggi vi parlerò di nuovo di shiatsu non legandolo a problematiche strutturali, ma parlandovi di come ha cambiato la mia vita, attraverso la consapevolezza del mio corpo.
Vi voglio raccontare perché da semplice cliente sono diventata operatrice, su quali punti opera, non solo strutturali, ma anche emotivi ed energetici. Mi sono avvicinata allo shiatsu anni fa, del tutto casualmente, anche se ora so che il caso non esiste, perché ero alla ricerca di qualcosa… ed in effetti è proprio così che si trova qualcosa: cercandola.
Mi ero separata da poco, con un bimbo piccolo di due anni, l’immenso dolore emotivo che mi invadeva in quel periodo senza lasciarmi neanche il tempo di capire cosa fosse, mi faceva intravedere che, nella mia vita, qualcosa proprio non andava.
Capii solo strada facendo di quanto corpo e mente fossero un tutto unico indivisibile e che guardare un essere umano nella sua totalità di corpo, mente e anima possa aiutare a risolvere la maggior parte delle disarmonie presenti, e di come i forti squilibri emotivi possano tracciarsi sul corpo e lasciare dei segni: sarò sincera nel dire che fino a quel momento un collegamento come questo, che poteva sembrarmi anche scontato, era solo un’informazione ma non una consapevolezza vera e propria e vi spiego perché.
Avevo solo un po’ di mal di schiena, questo era l’unico fastidio di cui ero consapevole a livello fisico, ma quando uscii dalla prima seduta mi resi subito conto che avevo dolori dappertutto di cui non riuscivo a capacitarmi: mi facevano male anche le pressioni sul viso e sul cranio, che generalmente sono molto rilassanti.
Al secondo trattamento di questo tipo fuggii via a gambe levate. Tornai dopo alcuni mesi, per non lasciarlo più, perché il segno che quei trattamenti avevano lasciato era stato profondo. Innanzitutto il contatto umano, il calore, la carezza e l’accudimento nonostante il dolore, avere qualcuno che in quell’ora si prendesse cura di me, mi facevano capire che ne avevo proprio bisogno, ero una corda di violino, il mio massimo stato di rilassamento era “non rilassarmi affatto”.
I trattamenti erano una sorta di meditazione guidata, in cui imparavo a conoscermi e a conoscere il mio corpo, dolori, tensioni, contratture, attraverso il contatto con un’altra persona… è questa la cosa che mi colpiva di più: conoscere me stessa attraverso il contatto con l’altro. Stavo meglio ad ogni seduta, rilassata mentre lentamente la gabbia muscolare sul dorso si scioglieva e la schiena, senza neanche accorgermene, non mi faceva più male. Un amore che non finirà mai. La definizione più bella di shiatsu l’ho avuto da una mia cliente: lo shiatsu è un massaggio dell’anima.