“Come possono mentire sapendo il bene che gli voleva Marco?”

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Intervista a tutto campo con Alessandro Carlini, il cugino del povero Vannini, che pone pubblicamente una domanda alla famiglia Ciontoli di Giovanni Zucconi

Riprendiamo un tema sempre molto sentito dai nostri lettori: l’omicidio di Marco Vannini. Lo faremo intervistando una delle persone che gli era più vicina: il cugino Alessandro Carlini. Nella lunga intervista non parleremo delle note vicende giudiziarie. Su queste è già stato scritto tanto, e parlarne non aggiungerebbe nulla di nuovo. Proveremo invece a parlare dell’aspetto umano della vicenda. In questa storia, come in altre simili, non ci sono solo imputati, avvocati, giudici o sentenze. Ci sono le persone. Quelle che hanno donato la vita a Marco, e quelle che hanno condiviso i suoi sorrisi. Tutti con le loro esistenze sconvolte per sempre, e martoriate da un dolore che nessuna rassegnazione o consolazione può mitigare. Ci sono anche vuoti che non si potranno mai colmare, e ricordi che trafiggono il cervello come spine. Noi proveremo a raccontarvi tutto questo, con le parole di Alessandro Carlini. In questa lunga intervista, mi ha colpito soprattutto un elemento. Lo stupore per il comportamento dei Ciontoli. Marco, per quella famiglia, non era semplicemente il fidanzato di Martina. Era un ragazzo che aveva per loro un affetto e un’ammirazione che era paragonabile, se non superiore in qualche occasione, a quelli che provava per la sua stessa famiglia. Marco era fiero di “appartenere” alla famiglia dei Ciontoli. Voleva a tutti loro un bene smisurato e “adorava” il signor Antonio. Lo stupore, l’incredulità, nasce proprio da questo affetto di Marco, che non è stato minimamente ricambiato in quei momenti nei quali lui doveva essere messo al centro di ogni preoccupazione e di ogni priorità. Tutti i Ciontoli, in quella fatale sera, si sono comportati come se Marco fosse invece solo un estraneo che gli stava procurando un fastidio. Era un problema da risolvere, e non un “figlio”, un fidanzato, che doveva essere curato il più velocemente possibile. Questo è il pensiero più amaro emerso dalle parole del cugino di Marco. Che il suo amore per i Ciontoli sia stato ricambiato con un incomprensibile cinismo, che ne ha decretato la morte.

Io inizierei parlando di come sta vivendo questa situazione, che la mette un po’ al centro dell’attenzione. Non è mai caduto nella lusinga di sentirsi protagonista di una storia drammatica?

“In realtà per me questo è un grosso problema, perché io sono una persona molto riservata, che tiene molto alla sua privacy. E’ vero, questa storia ti porta a stare al centro dell’attenzione, in tutta Italia. Ma questo, per il mio carattere, ha avuto su di me delle ripercussioni molto negative. E, oltre a quello che è accaduto, è uno dei fattori che ha sconvolto la mia esistenza. Non mi piace che si parli di me e della mia famiglia.”

Mi risulta che anche Marco fosse un tipo molto riservato

“Marco, sotto questo punto di vista, lo dicono tutti, eravamo identici. Di questa situazione ne avrebbe sofferto sicuramente molto. Proprio per questa esposizione mediatica, con mia zia, soprattutto in passato, mi sono un po’ arrabbiato. Gli dicevo che non era necessario fare emergere delle cose troppo personali, troppo private di Marco. Ma purtroppo mi sono reso conto che se volevamo ottenere giustizia eravamo costretti a fare questo. Ci penso spesso a questa cosa. Che Marco non avrebbe mai voluto. Non voleva mai che si parlasse delle sue cose personali. Anche delle cose più semplici. E dentro di me dico sempre: “Speriamo che capisca il motivo per cui lo stiamo facendo.””

Questo “usare i media” è stato pianificato? C’è una strategia dietro?

“Diciamo che è stata più una strategia nostra familiare, in contrasto con quella degli avvocati. Loro, Gnazi con i suoi collaboratori, non volevano fare troppo clamore. Dicevano che troppa attenzione mediatica poteva essere controproducente. Che avrebbe potuto infastidire i giudici e il pubblico ministero. Però noi siamo andati dritti per la nostra strada, perché abbiamo sempre visto questa strategia come un’arma molto importante a nostra disposizione in questo processo. Anche oggi sono convinto, insieme a tutta la nostra famiglia, che senza l’aiuto dei media sarebbe finito già tutto nell’udienza preliminare.”

La manifestazione del 17 maggio scorso è stata è stato un po’ il culmine di questa strategia. Lei come l’ha vissuta? Non ha mai avuto il dubbio che potesse essere fraintesa?

“In realtà, all’inizio, non eravamo convintissimi di fare questa manifestazione. Anche perché, dopo la sentenza c’è stato un po’ di caos a casa nostra. Eravamo tutti un po’ persi. Non sapevamo da dove ricominciare. Eravamo tutti giù di morale, e non avevamo le forze per fare nulla. E’ stata la gente che ci ha chiesto questa manifestazione. E quindi, nel momento in cui tutti ci chiedevano di scendere in piazza, ci siamo fatti forza e ci siamo dati da fare. Abbiamo quindi creato un gruppo di persone, che ci hanno aiutato nell’organizzazione dell’evento. Ma se la gente non ci avesse spinto a fare la manifestazione, probabilmente non ci sarebbe mai stata.”

Secondo lei ci potrà mai essere una giusta pena? Distinguendo, come dice l’avvocato Gnazi, la sentenza penale dal giudizio morale?

“Il problema è che alcuni componenti della famiglia sono stati condannati a tre anni di carcere per omicidio colposo. E se non mi sbaglio per pene infieritosi ai 4 anni, in Italia, non si va in galera. E’ questo il problema. Che in Italia se tu hai da scontare una pena di 3 anni, non vai in galera. Se andassero in galera, non dico che sarei contento, ma almeno qualcosina anche loro avrebbero scontato. A loro non è cambiato nulla per quello che è successo. Sicuramente mia zia non sarebbe d’accordo per quello che sto dicendo, però io mi sarei accontentato, per gli altri, anche di un anno di carcere. Però di un anno fatto in carcere. Così è niente. Così hanno dato l’esempio che hanno fatto morire un ragazzo, e che non vengono puniti. E’ vero, sono stati condannati per omicidio colposo. Ma poi in pratica? Al loro non è cambiato nulla. Lavorano tutti. Martina lavora. Federico lavora. Martina fa addirittura l’infermiera, che rispetto a quello che ha fatto non mi sembra un ruolo appropriato.”

Una domanda che spero non consideri stupida. Secondo lei, tra i Ciontoli, chi si è comportato peggio in quella tragica sera?

“Per me Martina è stata assurda. Una fidanzata normale avrebbe costruita lei un ambulanza per farla arrivare prima. Noi questa ragazza l’avevamo dentro casa tutti i giorni. Avevo instaurato con lei un bel rapporto, nonostante io per carattere sia molto diffidente con le persone. Mai ci saremmo aspettati una cosa del genere. Io penso che se una persona è veramente innamorata, avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarlo. Invece lei, nelle intercettazioni ambientali, si preoccupava che non potesse fare l’esame il giorno dopo all’università. Gli infermieri con i quali abbiamo parlato nei giorni seguenti, hanno detto che non gli era mai capitato un comportamento del genere. Anche con ferite più stupide di quelle di Marco, non gli era mai capitato che la fidanzata o la moglie non chiedessero di salire in ambulanza per accompagnarlo. Ci hanno detto che di solito loro hanno grandi difficoltà a tenere lontani i familiari stretti o le fidanzate. Invece loro proprio niente. E’ un comportamento incomprensibile. Per me è quella che si è comportata peggio di tutti è proprio Martina. Poi chiaramente zia, vedendo le cose da madre, potrà giudicare peggio il comportamento di Mary (la moglie del Ciontoli). Lei direbbe: “Io sono una madre, lei è una madre, come ha fatto a lasciare morire così un ragazzo?”

Se i Cintoli ammettessero sinceramente la loro colpa e rivelassero tutta la verità, sareste disposti a perdonarli in qualche modo?

“Perdonarli è impossibile. Sa quale è il problema? E’ che se anche adesso loro raccontassero tutta la verità, chi ci crederebbe più? Hanno cambiato versione 3 o 4 volte. Di continuo. Ma comunque non si è mai presentato nessuno. Martina, fidanzata di Marco, veniva trattata come una figlia a casa di mia zia. Si può dire che spesso venisse trattata meglio di Marco. Era la donna di casa che zia non aveva. Per come sono fatto io, se mi fosse successa una cosa del genere al posto di Martina, anche se la mia famiglia me lo avesse impedito, sarei andato a casa dei genitori di Marco il giorno dopo. Se mi avessero picchiato, io me le sari anche prese, Ma in qualche modo io sarei dovuto andare a raccontare la mia verità, e a esprimere la mia vicinanza. E’ chiaro che in quelle condizioni sarebbe stato difficile. Era morto il loro figlio. Tu però se ti senti una persona a posto, e hai la coscienza pulita, vai. Soprattutto se ami quelle persone.”

Qualcuno della vostra famiglia è rimasto in contatto con i Ciontoli?

“L’unico che era rimasto in contatto con Martina sono stato io. Ed era l’unico contatto tra le nostre famiglie.  Ma è stato solo per 3 o 4 giorni. Fino ai funerali di Marco. Questo perché io chiedevo delle spiegazioni, volevo capire cosa fosse successo. Ma dopo 4 giorni che lei mi prendeva in giro, ho capito che tutto quello che mi diceva erano cose che gli avevano detto gli avvocati. Da quel giorno non l’ho voluta più sentire. Non ho accettato di seguire i funerali insieme a lei.”

Il ricordo più bello che ha di Marco?

“Di ricorsi belli con lui ne ho molti. Quando stavamo insieme ci divertivamo a fare gli scherzi alle persone di casa. Soprattutto a mio nonno. Questa cosa ci legava molto. Facevamo cose assurde. Io ero la mente e lui il braccio. Io immaginavo lo scherzo, e lui lo metteva in partica. Era molto divertente. Inoltre li registravamo sempre con dei video. Nonno ci cascava sempre agli scherzi e poi si arrabbiava tantissimo. E ci facevamo tante risate. I ricordi più belli sono questi Con Marco non c’era mai un momento serio. Cadevamo sempre nello scherzo, nella risata.”

Come giudicava, in passato, il signor Antonio Ciontoli?

“Le devo dire che non sembrava una cattiva persona. Era molto presuntuoso. Gli piaceva far capire che lavorava nei servizi segreti. Che lui era potente. Marco c’era caduto con tutte le scarpe in questa storia. E’ vero che lui lavorava a Forte Braschi, però poi bisognava vedere cosa faceva, il ruolo che ricopriva. Io dico che se una persona ricopre un ruolo così importante, non lo va certo a raccontare in giro. Su questo ti posso raccontare un episodio.  Io conosco delle persone che lavorano nei servizi. Quando Marco mi disse che lavorava a Forte Braschi, casualmente, queste persone mi raccontarono chi fosse lui in realtà. Non certo un personaggio importante. Io tornai a casa e lo dissi a zia, e lei lo disse a mio cugino. Marco si arrabbiò tantissimo. Mi ricordo che quel giorno ci ho dovuto litigare perché a Marco non potevi toccare il signor Ciontoli. Per lui era un dio in terra. L’aveva talmente convinto della sua importanza che non lo potevi mettere minimamente in discussione. Quindi quando io gli dissi che faceva un lavoro di cancelleria, Marco si arrabbiò moltissimo. Mi disse che dovevo farmi gli affari miei, e che mi avevano detto delle bugie su di lui. Per Marco lui era un pezzo grosso.  Quindi non ne abbiamo parlato più. Poi, dopo che Marco è morto, è emerso che era come mi avevano detto.”

Mia madre, che è molto religiosa, direbbe che si sono rovinate due famiglie

“Io direi che in realtà se ne è rovinata soprattutto una. Loro si sono rovinati come immagine. Possono aver perso il posto di lavoro. Possono aver perso uno stipendio. Ma a casa nostra non si vive più. Non c’è più niente a casa nostra. Ogni giorno, da tre anni, si parla solo di questo, si lotta solo per questo. Marco non c’è più, e quindi manca a tutti. Ti dico una cosa che non ho detto mai. C’è una cosa che mi fa veramente molto male. Con i miei zii ho un rapporto molto forte. Molto stretto e particolare, soprattutto con zia. Fin da quando ero piccolo. Quando lei era ancora una ragazza stavo sempre con lei. Mi portava anche a ballare. Mi portava con i suoi amici. C’era quindi un rapporto strettissimo. E quando tu vuoi bene a una persona, faresti qualsiasi cosa al mondo per poterla aiutare a stare meglio. Ma per quanto tu possa fare, in questo caso, non serve a niente. Questa è la cosa che mi fa veramente male. Io da tre anni non mi sono mai fermato per provare ad ottenere giustizia, e per provare a cercare di far stare meglio i miei zii, e in particolare modo zia, perché non ce la faccio a vederla così. Però più ti impegni, e più ti rendi conto che non puoi fare niente. E questo è una cosa che mi fa stare molto male.”

Sua zia non riesce a darsi pace

“No, mia zia non si dà pace. Ogni giorno vorrebbe provare a fare qualcosa. Ma tanto, anche con la più grossa pena che possono dargli, non risolverà mai niente. Purtroppo deve entrare nell’ottica che, in qualunque modo finirà il processo, noi abbiamo perso. Marco non c’è più. La mia preoccupazione più grande adesso sono solo zia e zio. Anche se gli danno 30 anni, ormai Marco non c’è più. Io mi preoccupo solo di loro.”

Non c’è proprio nulla che potrebbe aiutare i suoi zii a sopportare questa situazione?

“Io da un po’ gli sto consigliando di aprire un’associazione benefica a nome di Marco. Così sarebbero impegnati, e gli permetterebbe di fare del bene per gli altri. Questo sicuramente li farebbe stare meglio. Per questo spingo a sbrigarci ad aprire questa associazione. Per un genitore, se ti è successa una cosa del genere, è l’unica cosa che ti può fare stare un pochino meglio. Si sono offerte tante persone per aiutarci a creare la fondazione. Io penso che già dopo l’estate inizieremo. Lo spero. Va fatta il prima possibile.”

Io spero un giorno di intervistare uno dei Ciontoli, per conoscere anche la loro situazione dalle loro parole. Tu che domanda gli faresti?

“Io sarei curioso di sapere se riescono a dormire bene la notte, e a vivere tranquillamente il giorno. E soprattutto come fanno a sopravvivere dopo quello che hanno fatto, conoscendo il bene che gli voleva Marco. Le ho già detto che Marco li adorava. Non li potevi toccare, se non volevi litigare con lui. A volte zio si arrabbiava, e gli diceva “ma che tu vuoi più bene a loro che a noi?”. Loro sono sicuramente consapevoli del fatto di quanto lui gli volesse bene. Come fanno a tenere nascosta tutta la verità, e a continuare a mentire sapendo il bene che gli voleva Marco?”