Si incendia il dibattito sugli ultimi giorni di vita del grande pittore, l’assessore Milani ha scritto una lettera di protesta ai produttori del film “L’anima ed il sangue”di Felicia Caggianelli
Prosegue l’inchiesta de L’Ortica sul rapporto che lega Ladispoli al grande pittore Caravaggio. Questa settimana abbiamo ascoltato il parere dell’assessore alla cultura, Marco Milani, che col suo staff sta seguendo assiduamente tutte le iniziative che stanno nascendo per rivendicare la presenza di Michelangelo Merisi nel nostro territorio, il suo arresto nel castello di Palo e forse la sua uccisione, rivendicata invece da anni da Porto Ercole. Ad accendere il dibattito anche la pellicola prodotta da Sky sulla vita di Caravaggio.
Assessore Milani, dopo aver assistito alla proiezione, come giudica globalmente il film Caravaggio l’anima ed il sangue?
“Di certo vale la pena andarlo a vedere, sia per le tecniche innovative con le quali è stato girato sia per la prospettiva di lettura che ne fa il regista.
Un viaggio nel tormento interiore dell’artista, entrando nelle sue opere, attraverso le quali riviviamo passione e follia, gioia e disperazione, genio e sregolatezza.
Il film osserva tutto ciò con un’ottica particolare, narrando della vita dell’artista e di come questa si ritrovasse nei suoi quadri, come profezia o come denuncia e lo fa abbattendo la distanza del tempo, presentandoci un Caravaggio dei giorni nostri, attuale, che si muove in un contesto scarno e diretto ma che raccoglie tutti i suoi demoni e ce li mostra tali e quali a quelli che tormentarono il Merisi.
Il film non è una biografia, non è la storia completa e dettagliata della sua vita, ma piuttosto un viaggio nell’inferno che fu la sua esistenza”.
Nel film l’ipotesi che Caravaggio sia approdato a Palo, arrestato, e forse ucciso come sosteneva il professore Pacelli, non viene nemmeno presa in considerazione. Come giudica questa omissione?
“La considero grave perché anche se consideriamo, come detto, che il documentario non è la cronistoria dettagliata della sua esistenza, l’arresto del Caravaggio a Palo fa capire molte cose non solo del personaggio ma anche del contesto in cui è vissuto e nel quale maturò la sua uccisione. Quindi, perché ignorarla? Perché sorvolare grossolanamente sull’arresto avvenuto a Palo e storicamente attestato? Perché insistere sulla cervellotica teoria della morte a Porto Ercole raggiunta, si dice, dal Merisi su una feluca? Il Merisi era ormai scomodo, aveva i Cavalieri di Malta alle calcagna, per la curia romana era un problema perché pendeva su di lui la condanna per l’omicidio di Ranuccio Tomassoni, senza contare la sua visione del sacro non sempre in linea con le aspettative canoniche della Chiesa. Quando sbarcò a Palo e fu arrestato aveva con se tre tele, altro aspetto da non sottovalutare… I dubbi sono tanti e le operazioni che hanno condotto ad affermare che Caravaggio sia morto a Porto Ercole, sono sinceramente opinabili”.
E’ vero che il comune si sta organizzando per rivendicare il rapporto tra Caravaggio e Ladispoli con una serie di eventi culturali?
“È vero, ci avete scoperto, vogliamo andare a fondo della vicenda e nel frattempo vogliamo prepararci a quel riconoscimento storico che il Professor Pacelli ha sempre sostenuto assieme ad altri numerosi storici. Ho anche scritto ai produttori del film e al regista per esporre le mie perplessità sul velo di silenzio calato sulle vicende di Palo. Michelangelo Merisi detto il Caravaggio fu arrestato a Palo, nel luglio del 1610, su questo non ci piove. Partendo da questo punto proveremo a muoverci organizzando conferenze e convegni sull’argomento, creeremo un museo dedicato all’artista che ospiti le opere del maestro Guido Venanzoni e dei suoi allievi, ideeremo un percorso storico-turistico nei luoghi dell’artista, dedicheremo una statua all’artista lombardo e già da questa stagione proporremo rappresentazioni teatrali sul Caravaggio. Ladispoli rivendica fortemente un ruolo importante in quella che fu la fase finale della vita del Caravaggio e farà di tutto perché tale ruolo gli venga riconosciuto. La verità storica non può essere ignorata. Lo sento come un dovere”.