Arriva anche in Italia l’ultima fatica di Joe Wright, dedicata al primo ministro britannico che si schierò contro la Germania di Hitler. Scontata la candidatura del protagonista Oldman all’Oscar. La storia del primo ministro di sua maestà è anche in libreria, firmata dallo sceneggiatore e produttore McCarten.
di Barbara Civinini
Noi non ci arrenderemo mai, aveva detto in Parlamento, dopo l’operazione Dynamo, ossia l’evacuazione di Dunkerque, lui che la guerra l’aveva fiutata sin dall’inizio. Stiamo parlando di Winston Churchill, classe 1874, il primo ministro conservatore di sua maestà, che con caparbia determinazione seppe salvare il suo Paese e il vecchio continente dalla Germania Nazionalsocialista di Hitler. Una storia che conosciamo tutti, e che abbiamo visto infinte volte al cinema, ma questa volta l’interpretazione di Gary Oldman ci regala qualche cosa di più. E’ quasi sicura la sua candidatura all’Oscar. La conferma l’avremo il 23. Nell’ora più buia, Winston si rivolge al popolo britannico con l’ambizione di ispirare dignità e volontà di lottare per gli ideali della nazione, per la sua libertà, e riuscirà a cambiare il corso della storia per sempre. Alla Camera dei Lord aveva detto: Ci vorranno sangue, fatica, lacrime e sudore, ma alla fine vinceremo. E, alla fine, vincerà la sua scommessa, nonostante un Re scettico, Giorgio VI – quello balbuziente de Il discorso del re per capirci – e la contrarietà del suo partito. La situazione è drammatica: negoziare a costi indicibili o combattere contro il destino avverso. Il primo ministro diventerà una vera e propria icona con la sua rispettabile stazza e il sigano sempre in bocca. Ce lo racconta con autentico spirito inglese il londinese Joe Wright, innamorato del suo Paese e della sua storia. Il quarantaseienne regista e produttore è conosciuto soprattutto per opere di grande impegno, legate alla letteratura d’autore come Orgoglio e pregiudizio, Espiazione e Anna Karenina. Con L’ora più buia, per Winston e tutto il mondo, Wright ha scelto di raccontare la storia con un taglio più privato, entrando nei risvolti della vita del primo ministro, nei suo discorsi più importanti, seguendolo anche in metropolitana e nei corridoi. Secondo lo sceneggiatore e produttore Anthony McCarten le parole possono, e devono, cambiare il mondo. Churchill fu un uomo di rango poliedrico – suo padre era un lord di spicco del partito conservatore, mentre la madre era figlia del proprietario del New York Times – politico, storico, giornalista e anche un militare. In privato amava definirsi “un liberale in tutto tranne che nel nome”, aggiungendo però che non poteva sostenere il partito Liberale. Suo padre era stato uno dei principali esponenti della democrazia Tory. Accanto al protagonista ci sono Lily James – Cenerentola nella versione Disney diretta da Branagh – che interpreta la segretaria personale di Churchill; Kristin Scott Thomas è la moglie, Clementine; mentre Ben Mendelsohn è Re George VI. Il Fatto quotidiano apprezza la meticolosità dell’indagine intima, orientata a porre l’uomo-individuo al centro del proprio destino, anche se per alcuni l’operazione discorsiva di Wright si è spinta troppo oltre. Oldman, che porta a casa il Golden Globe come migliore attore drammatico, commenta: Se non fosse per lui dove si troverebbe il mondo?