E’ un numero complesso e duro quello che è in distribuzione in queste ore, amici lettori.
Un numero che affronta un tema scottante come quello della giustizia in Italia, attraverso tre storie difficili e per certi aspetti scomode da raccontare. Ma crediamo che il compito di un giornale sia quello di non nascondere la testa sotto la sabbia e di non girarsi dall’altra parte come sovente accade in questa nazione. Viviamo tempi strani, stanno rompendo i timpani agli italiani con l’imminente referendum costituzionale come se fosse lo spartiacque epocale di chissà quale cambiamento, mentre tutti hanno capito che il giorno dopo di concreto non accadrà nulla. Al massimo qualche giro di valzer delle poltrone del potere. Ma è un tam tam assordante che serve a confondere le persone, a distrarle da altri argomenti, come ad esempio quello della giustizia in questo Paese. Dove non sempre la bella frase che campeggia nei tribunali, “La giustizia è uguale per tutti”, trova riscontro in indagini, inchieste e sentenze. L’Ortica questa settimana vi racconta tre storie, accadute tra Lazio e Campania, che sono la fotografia nitida di come sia difficile avere sempre cieca fiducia nella giustizia e nei verdetti. Di come sia arduo sperare di ottenere giustizia quando si è vittime di violenze fatali che, a fronte di vite stroncate, ottengono solo sentenze che lasciano sgomenti. Una recente statistica ha rivelato che nell’ultimo quarto di secoolo ben 24 mila persone sono state ingiustamente incarcerate e poi hanno ottenuto risarcimenti per circa 650 milioni di euro. Pagati ovviamente con i soldi dei contribuenti italiani.
Nelle pagine di questo giornale troverete il tragico racconto della sorella di Stefano Cucchi, di recente intervenuta a Cerveteri, l’agghiacciante storia della camera della torture nel carcere di Napoli narrata da una vittima delle sevizie, la grottesca sentenza per la morte di Daniele Bruni, il ragazzo di Ladispoli travolto ed ucciso da un furgone guidato da un romeno ubriaco. Tre storie da far accapponare la pelle, unite da quel filo di fatti incomprensibili che spesso caratterizzano la gestione della giustizia in Italia. Ecco perché, davanti a storie come quelle che leggerete, ci viene da sorridere osservando questo Hellzapoppin mediatico attorno al referendum, quando ad essere riformata in primis dovrebbe essere soprattutto la gestione della giustizia in Italia. E’ un numero tosto de L’Ortica, è vero. Ma la nostra redazione il cervello all’ammasso dell’informazione standard proprio non lo porta. Più facile parlare del referendum, ma il giornalismo serio è altra cosa. Buona lettura amici e tenetevi forte quando inizierete a sfogliare le pagine del nostro giornale.
Il Direttore
Gianni Palmieri