Dopo tre mesi L’Ortica torna a chiedere aiuto ai lettori.Era lo scorso settembre quando lanciammo un appello sul nostro sito web per ricostruire un eccidio commesso dai nazisti il 10 ottobre 1943, una strage che sembra essere stata dimenticata da tutti.
Abbiamo lanciato la notizia sul nostro sito e sul profilo facebook de L’Ortica ma, nonostante il boom di contatti per la particolare drammaticità dell’argomento, non abbiamo ottenuto riscontri decisivi. Ma non ci arrendiamo e proviamo ancora. Il nostro giornale insomma vi chiede nuovamente aiuto, amici lettori. E lo chiede soprattutto alle persone di una certa età che potrebbero aver sentito raccontare questa tragica storia dai loro nonni. E’ una vicenda atroce che ci riporta a 74 anni fa quando anche nel nostro territorio si viveva l’incubo della guerra, dell’occupazione nazista, delle rappresaglie e della follia umana. L’aspetto curioso di questo drammatico episodio è che pochi lo conoscono. Non ne abbiamo trovato traccia nella storia di Ladispoli e Cerveteri, nonostante riguardi la morte violenta di sei ragazzi di età compresa tra i 18 ed i 20 anni. L’unico appiglio che abbiamo trovato è su un testo su internet che si intitola “Resistenza a Roma”, scritto da Aldo Pavia. In questo libro, esattamente a pagina 15, si trova un capitoletto agghiacciante che narra un eccidio accaduto la mattina del 10 ottobre del 1943. Sei ragazzi, per sfuggire alla leva militare ed alla morte sicura di una guerra assurda, si erano nascosti in un vecchio casolare nelle campagne di Ladispoli. All’epoca i giovani cercavano di salvarsi la vita, alcuni ci riuscirono, altri purtroppo no. Come accadde a questi ragazzi che, probabilmente traditi da qualche collaborazionista per un pugno di lire, furono scoperti da una pattuglia di soldati tedeschi e da due fascisti del battaglione M. Il peggio di questa atroce vicenda doveva ancora arrivare. I ragazzi, impauriti e frastornati, pensavano di essere condotti in carcere come renitenti alla leva, oppure di essere mandati subito al fronte. Invece vengono condotti sulla spiaggia di Ladispoli. Purtroppo nessuna cronaca ci spiega in quale tratto della costa sia accaduta la strage, andando solo a buon senso si può ipotizzare che un luogo scelto dai nazisti possa essere stato l’arenile dopo l’attuale Marina di Palo dove c’è ancora visibile un bunker d’avvistamento a mare dei tedeschi. Sulla spiaggia nazisti e fascisti danno vita ad un gioco crudele e bestiale. Ognuno dei sei ragazzi deve tenere acceso in mano un fiammifero, il primo che lo fa cadere per il forte calore sarà ucciso all’istante. Il primo che non riesce a tenere in mano il fiammifero rovente è un ventenne, Ferruccio Fumaroli, che viene abbattuto con un colpo di pistola dietro la nuca da un soldato tedesco. I fascisti decidono di rifare il gioco e così viene ucciso un altro giovane nello stesso barbaro modo. con la stessa modalità. Il testo racconta che alla fine anche gli altri quattro ragazzi sono uccisi con una raffica di mitra. E qui purtroppo la nostra ricerca di notizie si interrompe. Non ci sono altre informazioni, non sappiamo i nomi degli altri uccisi, non si sa nemmeno dove siano stati sepolti i corpi di questi poveri ragazzi. Nella nostra capillare ricerca abbiamo trovato anche un altro testo, più recente datato 1994, dal titolo “Roma Città prigioniera, 271 giorni di occupazione”, scritto da Cesare De Simone. Ma anche in questo libro che racconta la strage di Ladispoli non ci sono maggiori informazioni. Abbiamo anche scoperto che nell’archivio storico delle vittime dei nazisti di Roma si trova il nome di Ferruccio Fumaroli. E qui occorre un chiarimento per evitare confusione. A Ladispoli è ricordato, anche con una scuola intitolata, Pietro Fumaroli. Un martire della Resistenza e figlio di una delle più antiche famiglie locali. La storia tragica che riguarda Pietro Fumaroli accade nello stesso periodo della nostra ricerca, ovvero a settembre del 1943 quando il comando tedesco a Ladispoli fece prigionieri tutti gli uomini validi. Ovvero, i militari che erano riusciti a tornare a casa dopo lo sbandamento dell’8 settembre, alcuni giovani che non avevano ancora 18 anni ed alcuni ex militari che non erano riusciti a raggiungere i loro paesi d’origine. I prigionieri furono divisi in tre gruppi: uno fu portato a Palidoro, un altro alla Torre di Palidoro ed il terzo rimase a Ladispoli dove fu impiegato, guardato a vista da sentinelle tedesche, a scavare camminamenti trincerati lungo la costa ed alla posa in opera di reticolati e cavalli di Frisia sulla spiaggia. A tutti era stato intimato da parte dei tedeschi di non fuggire, pena la decimazione dei compagni rimasti. Ma, malgrado questo avvertimento, alcuni prigionieri fuggirono. I tedeschi applicarono subito la rappresaglia sorteggiando tre prigionieri col sistema dei fiammiferi senza capocchia che venivano fatti estrarre dagli stessi prigionieri. Fra i tre sorteggiati la sorte scelse anche il sottotenente Pietro Fumaroli di Ladispoli. Ai tre i tedeschi, indispettiti, non fecero scrivere nessuna lettera di addio ai familiari, non intervenne nessun prete, non fecero nemmeno scavare la fossa, perché c’era quella scavata alcuni giorni prima dai ventidue ostaggi salvati dal sacrificio del brigadiere dei carabinieri Salvo D’Acquisto, che era sepolto poco distante. I prigionieri furono portati sul ciglio dello scavo e lì una mitragliatrice piazzata falciò le loro giovani esistenze, i corpi caddero nella fossa, i compagni chiamati a seppellire i corpi degli amici con i quali aveva scherzato fino a poco prima. Questa dunque è una delle storie note, l’altra di cui parlano i libri che abbiamo citato è invece avvolta nella nebbia, ci auguriamo di poter trovare riscontri concreti. L’Ortica spera vivamente di fare luce su questo episodio, vorremmo dare un nome a questi giovani uccisi dalla barbarie della guerra, sapere dove sono sepolti. Ci appelliamo a voi amici lettori. C’e qualcuno che conosce questa storia? Qualcuno ricorda come si chiamavano gli altri cinque ragazzi? Dov’è accaduto esattamente? Qual è la loro storia?
Chiediamo a tutti quelli che hanno notizie al riguardo di contattarci in redazione. La nostra mail è info@orticaweb.it.
Aiutateci a dare un nome a questi giovani di Ladispoli che meriterebbero di essere ricordati in modo adeguato. A futura memoria della pazzia della guerra, qualsiasi bandiera abbia. Aiutateci. Sui prossimi numeri cartacei de L’Ortica vi racconteremo eventuali sviluppi, siamo in attesa di ulteriori informazioni.