Prove di lessico post femminista nell’ultima pellicola di Francesca Comencini, tratta dal suo romanzo “Amori che non anno stare al mondo”. Dentro quel rincorrersi, dice la regista, c’è un tesoro nascosto.
di Barbara Civinini
Lei non vuole dimenticare la loro storia d’amore durata sette anni. Lui si mette con una ragazza molto più giovane di lui. Sono Amori che non anno stare al mondo. Francesca Comencini – una delle tre sorelle d’arte del padre putativo della commedia all’italiana, che ha finito di collaudare la sua esperienza filmica con Gomorra-La serie accanto a Sollima – torna al grande schermo riproponendo il suo romanzo omonimo, pubblicato da Fandango Libri quattro anni fa. Tra commedia e dramma dolce amaro, racconta, forse in modo autobiografico, i patimenti d’amore di una classe intellettuale e borghese, con un titolo da commedia shakespeariana. E per dirla con il sommo maestro di Stratford-upon-Avon, se è vero che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, cosa rimane della vita della povera Claudia? Lei è interpretata da Lucia Mascino, in teatro partner storica di Filippo Timi, ma anche star web di una Mamma imperfetta, proprio su misura per il suo ruolo. “Con questo film – dice Francesca Comencini – ho cercato di raccontare con gioia e allegria un disordine amoroso e un dolore, perché quando si soffre per amore, quando si cercano le parole per rovesciare l’assetto delle cose, quando ci si lancia come delle Don Chisciotte impazzite contro la fine degli amori, si è disperate ma anche molto buffe. Ho cercato di creare un personaggio femminile non vittima, seppure sofferente – spiega – un personaggio irritante e tenero, scomodo, combattivo. Con lei, intorno a lei, tanti altri personaggi femminili, tasselli di uno stesso mosaico, donne che cercano un altro modo possibile di stare al mondo. In mezzo un uomo, affascinante, che sembra vicino, vicinissimo, ma è ancora lontano: troppo impaurito, troppo guardingo di fronte a tanto disordine e a tanto cercare”. Così tra schegge di femminismo contemporaneo, gioco dei ruoli, seduzione, anche non etero, l’amour fou viene ricostruito con i tasselli del ricordo di Claudia, innamoratissima del collega universitario Flavio. Il tutto accompagnato da vecchie immagini in bianco e nero, stile Come eravamo, maccartismo a parte, naturalmente. Flavio, cinquantino, collocato nei gradini alti dell’accademia, interpretato da un ottimo Thomas Trabacchi (El Alamein-La linea di fuoco), finirà per sposare un’allieva. E’ solo una fine, oppure ci sarà un nuovo inizio? Questo non ve lo possiamo raccontare per non togliervi il piacere di andarlo a vedere. Nel cast oltre ai protagonisti, ci sono anche due attrici vicine al pubblico del piccolo schermo, Carlotta Natoli (Braccialetti rossi) e Valentina Bellè (Sirene). Presentato prima al festival di Locarno e poi a quello di Torino, in contemporanea con il suo arrivo in sala, la pellicola è stata prodotta da Fandango in collaborazione con Rai Cinema.